La Ue, costatato con rammarico il fallimento dell’azione diplomatica, ha approvato all’unanimità una prima batteria di sanzioni, in risposta al riconoscimento russo delle due repubbliche secessioniste del Donbass: si tratta di un approccio graduale, che colpisce personalità e entità economiche, banche, scambi commerciali e finanziari, in linea con le decisioni della Gran Bretagna.

LA UE È IL PRIMO PARTNER commerciale della Russia (40% dell’import-export per Mosca). Il primo obiettivo è gelare il conflitto, lasciando dei margini di azione in attesa degli sviluppi della situazione. Mentre la Germania è il primo paese ad entrare nel terreno più difficile, quello dell’energia, l’elefante nella stanza che per il momento nessuno vorrebbe vedere (e che Mario Draghi, solo venerdì scorso, aveva proposto di escludere dal campo delle sanzioni Ue): ieri, Olaf Scholz, tra forti tensioni interne, ha accettato la sospensione dell’autorizzazione del North Stream2. La prima lista di sanzioni è stata approvata ieri dai ministri degli Esteri dei 27, riuniti a Parigi per il Forum sull’Indo-Pacifico, organizzato dalla presidenza francese della Ue.

LA REAZIONE CONTRO LA RUSSIA non colpisce, per ora direttamente Putin: riguarda 27 personalità e entità economiche, politici, militari, operatori economici, propagandisti, saranno anche gelati gli averi e privati di visti i 351 parlamentari che hanno votato per il riconoscimento. Banche russe che operano in Donbass saranno colpite e si farà in modo che «la Russia non possa finanziarsi in Europa», ha precisato l’Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell.

La Ue mette a disposizione dell’Ucraina una cyber-unità per aiutare Kiev a lottare contro gli hacker russi, che partecipano all’aggressione in questa guerra ibrida. La Svizzera si impegna ad adeguarsi alle scelte Ue (nel 2014, non aveva aderito alle sanzioni per la Crimea, ma non ha contrastato gli effetti di quelle Ue).

NEL 2014 LE SANZIONI per l’annessione della Crimea non hanno dato grandi risultati. Borrell, spiega che oggi “bisogna agire in fretta, con sanzioni personali, ma rapide”, abbastanza “dure” per non deludere l’est Europa. Borrell ha ancora invitato la Russia a tornare indietro: “annullare il riconoscimento, rispettare gli impegni sulla legge internazionale e tornare al tavolo di discussione del Formato Normandia e del Trilateral Contact Group”. L’incontro tra Jean-Yves Le Drian e Serguei Lavrov, ministri degli Esteri di Francia e Russia, previsto venerdi’, è stato annullato.

Per il momento, la Ue – assieme a Gran Bretagna e Usa – mostra unità. Il giudizio sull’azione russa in Ucraina è unanime: è una “violazione del diritto internazionale, un attacco alla sovranità e all’integrità dell’Ucraina”, ha riassunto Le Drian, che ha indicato le tre linee-guida della Ue: fermezza contro “un’azione inaccettabile”, solidarietà con l’Ucraina e unità europea. Per il vice-presidente della Commissione, Frans Timmermans, “oggi è uno dei giorni più bui della storia europea”. La Ue teme altre mosse di Mosca, ieri Putin ha dichiarato la fine degli accordi di Minsk. “Non è difficile immaginare che ci saranno cose peggiori, Putin puo’ prendere molte decisioni sul Donbass o il resto dell’Ucraina” analizza l’Eliseo, che incassa con difficoltà lo scacco della mediazione di Macron. Persino l’Ungheria, che ha sempre avuto posizioni pro-russe, ieri ha assicurato i partner sulla “solidarietà”, invitando a “proseguire la diplomazia”. Viktor Orban ha avuto un colloquio telefonico, cordiale, con Volodymyr Zelenski, con cui c’erano forti contrasti (per la legge che reprime le minoranze, c’è una comunità ungherese in Ucraina).

LA NATO PREME: “è ora di sanzioni sostanziose”. Ma le sanzioni sull’energia – un terzo del bilancio russo dipende dall’export di gas e petrolio – rischiano di essere un boomerang per gli europei, molto dipendenti dalla Russia. Draghi ha parlato di sanzioni “effettive ma sostenibili”. La Ue teme che gli Usa, se la situazione si degrada, decidano il meccanismo delle “sanzioni secondarie” (usate contro Iran e Venezuela), che colpiscono a cascata chiunque abbia contatti con il paese mirato. Parigi e Berlino continuano a non esportare armi in Ucraina, ma a limitarsi a partecipare a missioni militari Nato. Ieri, la Germania ha annunciato un aumento delle truppe in Lituania. La Polonia ha interpellato la Fifa, per la finale della Champion League, che dovrebbe tenersi a San Pietroburgo a maggio. Cinque ministri degli Esteri Ue potrebbero recarsi a Kiev per manifestare solidarietà.