No, non scrive testi da educanda, ma come lui sono tutti i milioni di rapper che da quarant’anni animano la scena dell’hip hop, da una parte all’altra dell’oceano. Le sue rime sono taglienti, corrosive e fors’anche offensive ed è a Focene, una frazione di Fiumicino, dove è nato 28 anni fa, che ha iniziato a scriverle, come ha raccontato nella sua recente biografia pubblicata per Rizzoli. È Antonio Signore, al secolo Junior Cally, l’artista mascherato, suo malgrado protagonista del nuovo capitolo del «caso» Sanremo dopo le polemiche per i pasticci sessisti del suo direttore artistico Amadeus. Cally è finito nell’occhio del ciclone dopo che è rispuntata su un social la denuncia per via di alcuni pezzi scritti tre anni fa tra cui la vituperata Gioia che recita così: «Si chiama Gioia ma beve e poi ingoia/Balla mezza nuda e dopo te la da/Si chiama Gioia perché fa la troia/Sì per la gioia di mamma e papà».

CANZONE accusata di contenuto violento e sessista, contro cui sono scagliati tutti i fronti della politica: da sinistra a destra. Contro il rapper romano anche un gruppo di deputate che nell’appello inviato alla Rai e all’Usigrai, oltre a contestare Amadeus, chiamano in causa Cally: «sono brani pieni di violenza, sessismo e misoginia». Nel testo inviato ai vertici di viale Mazzini e all’Usigrai, le deputate sottolineano come: «la direzione artistica del festival di Sanremo sia in palese contrasto con il contratto di servizio della Rai, i cui principi generali prevedono di ‘superare gli stereotipi di genere, al fine di promuovere la parità e di rispettare l’immagine e la dignità della donna anche secondo il principio di non discriminazione’».

Cally si difende attraverso una nota diffusa dal suo management: «Non capiamo se la polemica sia di carattere musicale o politica, Della sua partecipazione a Sanremo si ha notizia dal 31 dicembre e tutti i suoi testi sono disponibili sul web». Le polemiche non riguardano le rime antipopuliste inserite nel testo del pezzo in gara a Sanremo 70 tra i big dal titolo di No grazie (dove si scaglia con decisa ironia contro i «due» Matteo…) ma – sottolinea il manager, sono: «legate a canzoni pubblicate da anni in un età in cui Junior Cally era più giovane e le sue rime erano su temi diversi da quelli di oggi». «Raccontare la realtà attraverso la fiction è la grammatica del rap. E non solo del rap: la storia della musica ha tantissimi esempi di racconto del mondo attraverso immagini esplicite, esagerate e spesso allegoriche».

E CHIOSA: «È evidente dunque, che su questa polemica non solo Junior Cally e le sue rime, ma anche le donne e il sessismo non c’entrano nulla». Già, perché forse il problema è un altro: bisogna accettare il linguaggio del rap, e così l’arte in generale, che deve essere libera di esprimersi, e ci si fa beffe delle polemiche. Sono i confini sempre più labili tra linguaggi espliciti e operazioni di censura che toccano in questo caso canzoni, ma che potrebbero tranquillamente essere applicati anche per un’opera cinematografica, una serie televisiva, un libro. Il festival sembra essere in mezzo al guado e non sa come muoversi – anche se difficilmente (almeno da regolamento) Junior Cally potrà essere squalificato nonostante pesanti pressioni da parte della politica e dai vertici Rai, a meno che faccia lui stesso dietro front. SANREMO è da tempo un enorme carrozzone tv costretto da sponsor e con la costante spada di Damocle degli ascolti a diventare un contenitore di eventi, in cui la musica è solo uno degli ingredienti. Possono quindi funzionare Achille Lauro e Rancore diluiti in un contesto più decisamente pop, ma non è lecito spingersi troppo in là. E a tal proposito, meno eclatante ma pur sempre un segnale di conferma di quanto detto , vale la pena di menzionare la rinuncia di Salmo, il rapper sardo che lo scorso anno ha sbaragliato la concorrenza e a giugno sarà il primo ad esibirsi in uno stadio come solista. Annunciato con enfasi da Amadeus in conferenza stampa come «evento di apertura» delle giornate del festival ha preferito declinare l’invito: «Non sarò presente al Festival di Sanremo. Non me la sento. Mi sentirei a disagio».