Sono 39 gli indagati nell’ambito dell’operazione della Direzione distrettuale antimafia di Potenza sulla Sanità lucana che ieri ha portato a diverse misure cautelari. È finito in carcere il capogruppo di Forza Italia al consiglio regionale della Basilicata, Francesco Piro. Tra i politici coinvolti, il presidente della regione Vito Bardi (eletto nel 2019 in quota Fi); gli assessori Francesco Fanelli (ex all’Agricoltura, ora alla Sanità) e Donatella Merra (Infrastrutture) entrambi della Lega; l’ex assessore all’Ambiente Gianni Rosa, eletto al Senato con Fratelli d’Italia lo scorso 25 settembre; l’attuale assessore regionale all’Agricoltura Francesco Cupparo (Fi) nei cui confronti è stato disposto un divieto dimora a Potenza; l’ex assessore lucano alla Sanità Rocco Leone (attualmente consigliere regionale di FdI) a cui è stato notificato l’obbligo di dimora a Policoro; la sindaca di Lagonegro, Maria Di Lascio, è ai domiciliari. Il divieto di dimora nel capoluogo lucano è stato notificato a Giuseppe Spera, direttore generale dell’azienda ospedaliera di Potenza fino al 2020, attualmente direttore generale dell’azienda ospedaliera San Carlo. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono induzione indebita, corruzione, tentata concussione e altri reati contro la pubblica amministrazione.

LE INDAGINI DELLA DDA di Potenza riguardano tre filoni e, in particolare, la gestione della Sanità lucana sia rispetto alle attività amministrative che alle delibere relative al progetto di costruzione del nuovo ospedale di Lagonegro (120 posti letto, 36 milioni di spesa iniziale diventati 70, mai costruito perché il progetto fu bocciato dal ministero). Sotto la lente degli investigatori anche le nomine di personale medico e paramedico presso l’ospedale San Carlo di Potenza. Un’altra pista investigativa riguarda il procacciamento di voti in occasione delle elezioni comunali di Lagonegro: «Gli indagati avvalendosi delle loro prerogative pubbliche, ottenevano la promessa di voti o di ‘pacchetti di voti’, in cambio di atti del loro ufficio pubblico (trasferimenti, promozioni, assunzioni, affidamenti di servizi pubblici, vari favoritismi collegati all’insediamento del nuovo ospedale di Lagonegro)».

L’ULTIMO FILONE si occupa della gestione, a inizio pandemia, dei kit tampone: secondo la ricostruzione accusatoria, esponenti dell’amministrazione regionale «a differenza degli altri comuni cittadini, accedevano a tali controlli, in assenza dei rigidi presupposti all’epoca richiesti dalla normativa» mentre alcune persone che avevano contratto il Covid lo avevano richiesto e atteso per molti giorni, come nei casi di Antonio Nicastro e Palmiro Parisi, poi deceduti. Inoltre si sarebbe creato «un bacino di voti in cambio dell’affidamento della gara Emergenza Covid 19 per il servizio di trasporto a supporto delle Usco 19». A proporre lo scambio a una ditta di trasporti locale, il cui titolare è indagato, sarebbe stato Piro, in concorso con Di Lascio, per «assicurarsi il sostegno elettorale dei proprietari dell’impresa alla lista Insieme con Maria di Lascio per le elezioni comunali di Lagonegro».

LA MAFIA entra nell’indagine attraverso Piro: il capogruppo di Fi in consiglio regionale avrebbe «relazioni con esponenti della locale criminalità organizzata. Non di rado per raggiungere proprie finalità personali, politiche ed elettorali, e a scopo intimidatorio, ostentava ai suoi interlocutori i suoi asseriti collegamenti con contesti criminali», in particolare le ‘ndrine calabresi. Nelle intercettazioni si sente: «Mia moglie è di Rosarno, capito? basta che mando un messaggio: ‘Potete venire?’».

IL GOVERNATORE BARDI ha dovuto consegnare agli investigatori il cellulare a altri dispositivi elettronici mentre è stato perquisito il suo ufficio: sarebbe coinvolto in una «segnalazione» a favore di un militare della Guardia di Finanza ma sarebbe indagato anche per il cambio al vertice dell’ospedale San Carlo e per i kit anti Covid. «Sono disponibile a chiarire ogni aspetto ma vado avanti» ha fatto sapere il governatore. Il neo senatore di FdI, Rosa, è indagato per abuso d’ufficio in concorso con Bardi e altri quattro assessori (Fanelli, Leone, Cupparo e Merra) per «un disegno criminoso volto all’eliminazione» di Massimo Barresi, all’epoca direttore generale del San Carlo, «e al suo conseguente licenziamento». Il 7 agosto 2020 la giunta lucana nominò commissario dell’ospedale Giuseppe Spera (attuale direttore generale). Piro, Cupparo e Leone sarebbero stati «i principali protagonisti delle continue richieste di sistemazioni di amici» fatte a Barresi. Proprio dalla denuncia di quest’ultimo sono cominciate le indagini.

LA SINDACA DI LAGONEGRO, Di Lascio, avrebbe invece chiesto ai gestori di telefonia mobile di disattivare i ponti radio per impedire che i «non sostenitori» di Piro (candidato al Senato alle ultime politiche) potessero usare i cellulari. Per lo stesso motivo, avrebbe impedito a un altro cittadino l’accesso alle risorse idriche per l’irrigazione dei campi. Avrebbe anche fatto pressione sui dipendenti regionali del settore della forestazione per convincerli, attraverso l’assessore Cupparo, a votare per Piro. «Si intendeva consolidare e accrescere il potere sul territorio – si legge negli atti – abusando della carica di pubblici ufficiali per costringere o comunque indurre soggetti a favorire illecitamente gli appartenenti alla loro cerchia in dispregio delle norme a presidio dell’imparzialità e del buon andamento dell’operato della pubblica amministrazione». Un potere esercitato «mediante ingerenze illecite e favoritismi nelle nomine, trasferimenti e assunzioni in Sanità e in società su cui i pubblici ufficiali potevano esercitare influenza abusando della carica poi controllandone e orientandone l’operato».

NEL 2018 ancora per vicende legate alla Sanità cadde la giunta di centrosinistra guidata da Marcello Pittella (ex Pd, ora Azione) poi assolto. Il Pd lucano ieri ha tenuto basso il tono dei commenti, a chiedere le dimissioni di Bardi è stato il M5S. «L’operazione disvela un sistema clientelare e affaristico figlio di quella occupazione delle istituzioni che è diventata prassi in regione – il commento del segretario generale della Cgil Basilicata, Angelo Summa -. Siamo stati gli unici a denunciare, anche con un esposto alla Corte dei Conti, l’adozione del regolamento sull’ordinamento amministrativo della Giunta regionale che sancisce di fatto un’organizzazione incentrata sul pieno controllo da parte del presidente Bardi degli uffici e delle direzioni dipartimentali fino a svuotare anche l’ufficio legale».