Presentazione del Programma nazionale esiti (curato da Agenas) relativo al 2021 e audizione al Senato, ieri il ministro della Salute Orazio Schillaci ha fatto il punto sul pianeta Sanità: «Recuperare i ritardi dovuti alla pandemia è una delle priorità così come intervenire sulle disuguaglianze dei territori e lavorare sull’accessibilità e qualità delle cure». E ancora: «Il Pnrr non risolve la carenza di personale. Ribadisco quindi il mio impegno a ottenere garanzia sulle coperture finanziarie sul personale oltre a riguardare i vincoli finanziari e le regole sui tetti di spesa. Punto alla rivalutazione del trattamento economico del personale sanitario». Il ministro si è anche impegnato ad anticipare «al 2023 l’erogazione degli aumenti previsti per il personale dei Pronto soccorso, uno stanziamento di 200 milioni». In realtà questo era l’impegno assunto dal governo Draghi, posticipato dall’esecutivo Meloni al 2024 suscitando le proteste dei medici.

ALTRO TEMA CONTROVERSO, le cooperative di medici negli ospedali: «L’uso distorto delle esternalizzazioni non solo genera un sempre più gravoso onere per le strutture, ma comporta anche gravi criticità per la sicurezza delle cure. Si dovrà continuare ad agire sui vincoli di spesa sul personale, per assicurare alle regioni i necessari strumenti di flessibilità, in coerenza con il potenziamento degli organici». E poi occorrerà fornire risorse alla medicina territoriale anche perché, intanto, gli ospedali sono stati chiusi: «Quadro drammatico – ha ammesso Schillaci – dovuto alla progressiva riduzione dei Pronto soccorso e dei punti nascita e più in generale della situazione dei reparti negli ospedali pubblici». Restano da approvare il decreto sui Livelli essenziali di assistenza, il Piano nazionale di cronicità e «rivedere il sistema di remunerazione delle farmacie». Comparto, quest’ultimo, che sta a cuore a FdI.

TUTTI GLI IMPEGNI assunti trovano riscontro nella legge di bilancio? La presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, Lilia Cavallari: «Malgrado l’incremento del finanziamento del Servizio sanitario nazionale (2,15 miliardi per il 2023, 2,3 per il 2024 e 2,6 dal 2025), nell’orizzonte della programmazione finanziaria non sembra essere contemplato un potenziamento del Ssn. La spesa sanitaria programmatica si riduce fino al 6,1% del Pil nel 2025, un valore inferiore al periodo pre-pandemia (6,4% nel 2019 rispetto a una media Ue del 7,9%). L’estensione del regime forfettario per i lavoratori autonomi prevista dalla manovra potrebbe contribuire a incentivare l’opzione per la libera professione nel privato».

ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA in assetto di guerra. Secondo i dati Cimo-Fesmed, tra il 2010 e il 2020 in Italia sono stati chiusi 111 ospedali e 113 Pronto soccorso, tagliati 37mila posti letto. Mancano oltre 29mila professionisti, la situazione potrebbe peggiorare nei prossimi 5 anni quando andranno in pensione 50mila medici del Ssn. A questo si aggiunge il fenomeno della fuga dagli ospedali: dal 2019 al 2021, secondo Anaao-Assomed, hanno abbandonato l’ospedale circa 8mila camici bianchi per dimissioni volontarie per il peggioramento delle condizioni di lavoro. Dal 2016 al 2021 i medici di famiglia sono passati da 44.436 a 40.769.

STIPENDI NON ADEGUATI: siamo il terzultimo paese in Europa, davanti solo a Portogallo e Grecia. La Spagna, quartultima, offre 35mila euro lordi in più l’anno. «La scarsa attrattività del Servizio sanitario nazionale – spiega il Presidente della Fnomceo, Filippo Anelli – potrebbe avere conseguenze drammatiche: tra pensionamenti e dimissioni potremmo trovarci, tra 5 anni, con un buco di 100mila medici. Il Fondo sanitario nazionale è cresciuto di 14 miliardi ma neanche un euro è stato destinato ai professionisti».

MANIFESTAZIONE dell’intersindacale di medici e veterinari (proteste anche dei medici di base) annunciata per il 15 dicembre a Roma: l’appuntamento è alle 14 in Piazza SS. Apostoli. Smi, Simet e Fp Cgil: «La legge di bilancio 2023 mette a rischio la tenuta del Servizio sanitario. E, inoltre, conferma la mancanza di interventi per eliminare il limite alle assunzioni nel Ssn a fronte dell’ingente numero di contratti di somministrazione che raggiunge il punto più degradante con i medici gettonisti: un grave onere per le strutture pubbliche e una umiliazione per i colleghi, dipendenti e convenzionati, che da anni sostengo i servizi con sacrificio e dedizione».

IL PRONTO SOCCORSO è la cartina di tornasole del funzionamento degli ospedali. Spiega l’Anaao Assomed: il boarding, l’attesa in barella per un letto in reparto, dovrebbe durare massimo 6 ore ma può arrivare a 5 giorni. Dal 2010 al 2020 sono stati tagliati 30.492 posti letto per acuti, con una riduzione del 19%. La sforbiciata maggiore in Molise, Calabria, Puglia, Liguria dove è stato cassato più di 1 posto letto su 4. Ma il taglio più pesante, tra il 2010 e il 2020, ha riguardato la lungodegenza con una diminuzione media nazionale di posti letto che sfiora il 30%. Hanno cancellato più posti letto di lungodegenza rispetto alla media nazionale: Puglia (-69%), Lombardia (-54%), Piemonte (-48%), Lazio (-36%), Veneto (- 36%), Emilia Romagna (-31%). Considerando i letti totali, calcolati su mille abitanti, si osserva come nel 2010 erano complessivamente disponibili 4 posti letto, mentre nel 2020 la quota è scesa 3,5 posti letto per mille abitanti.