Il ministero della Salute eserciterà i poteri sostitutivi per il controllo delle Asl solo in caso di inadempienza delle regioni. I controlli resteranno a queste ultime, mentre il ministero verificherà, entro alcuni limiti, eventuali problemi. Alle regioni spetterà il compito di individuare un «responsabile unico regionale» dell’assistenza sanitaria che assicurerà il corretto funzionamento delle liste di attesa.

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È IL RISULTATO di una mediazione raggiunta ieri tra la Lega e la maggioranza, e tra il governo e le regioni a maggioranza di centrodestra. La settimana scorsa avevano bocciato (tranne il Lazio) il decreto sulle liste di attesa. Ieri il governo ha presentato un nuovo testo che ha riformulato il contestato articolo 2 del provvedimento al termine di una giornata convulsa.

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I PROBLEMI, tuttavia, non sono finiti. Per Raffaele Donini, coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e assessore alla sanità dell’Emilia Romagna, «molte Regioni dubitano dell’efficacia di questo decreto che non assegna fondi aggiuntivi per aumentare le prestazioni sanitarie specialistiche e diagnostiche. Nel decreto non c’è traccia della riorganizzazione dell’appropriatezza delle prestazioni e della medicina territoriale».

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ELLY SCHLEIN, segretaria del Partito democratico, si è concentrata su questo aspetto ieri durante una conferenza stampa. Ha definito il decreto sulle liste di attesa come un «decreto fuffa che si è trasformato in un decreto zuffa» tra le destre al governo. Schlein ha inoltre ricordato la proposta di legge a sua firma che propone di portare gli investimenti per la sanità pubblica alla media europea 7,4 per cento del Prodotto interno lordo (Pil), un piano di assunzioni con lo sblocco del turn over e l’abbattimento delle liste d’attesa. Una proposta che è stata bocciata alla Camera.

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«CI VUOLE una buona dose di umorismo nel continuare ad asserire che questo governo non pensa alla salute dei cittadini, quando proprio il Pd per primo ha affossato la proposta di legge della sua segretaria – ha detto il capogruppo di Fratelli d’Italia a Montecitorio, Tommaso Foti – Se i deputati dell’opposizione fossero stati tutti presenti al momento della votazione degli emendamenti presentati alla proposta Schlein – compresa quest’ultima che invece era assente al pari di circa la metà del suo gruppo parlamentare – gli stessi sarebbero stati approvati. Ma così non è stato, ed è un gran bene perché la proposta Schlein era priva di copertura finanziaria». «Foti – ha risposto il responsabile dell’iniziativa politica del Pd, Marco Furfaro – continua a fare la lezioncina al Pd sulle coperture economiche della legge Schlein ma dovrebbe vergognarsi davanti alla sonora bocciatura del decreto da parte dalle regioni che hanno costretto il governo a riscrivere interamente diverse parti del decreto».

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LA PICCOLA BARUFFA estiva che ha diviso in questi giorni la maggioranza è un assaggio del conflitto tra Stato e regioni sulla sanità che sarà potenziato al massimo livello quando entrerà in vigore l’autonomia differenziata. La Lega ha voluto difendere l’autonomia esistente delle regioni contro una norma che avrebbe portato lo Stato a «interferire» con un potere già oggi prevalente. Anche per questo la Lega ha dovuto cercare un compromesso: i suoi presidenti, a cominciare da quello friulano Massimiliano Fedriga, si erano messi sulle barricate. Il partito di Salvini ha dovuto fare dietrofront dopo questa scena poco consueta.

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È SVANITO, nel frattempo, l’emendamento che avrebbe stabilizzato i lavoratori precari dell’Agenzia italiana del farmaco (Alfa). «Un colpo di spugna, si prendono gioco delle nostre vite». Il decreto arriva oggi in aula al Senato. Il governo non porrà la fiducia.