Come l’Ungheria di Viktor Orbán anche l’Italia starebbe pensando a una legge contro le ong. «Siamo al lavoro per risolvere definitivamente il problema, sigillando le acque territoriali italiane alle navi sgradite come quelle delle ong», ha annunciato ieri sera il ministro degli Interni Matteo Salvini confermando quanto dichiarato al mattino dal collega delle Infrastrutture Danilo Toninelli. Il governo conferma così la linea dura verso chi salva i migranti in mare. L’idea sarebbe quella di utilizzare l’articolo 83 del codice della navigazione che prevede la possibilità di «limitare o vietare il transito e la sosta di navi mercantili nel mare territoriale per motivi di ordine pubblico, di sicurezza della navigazione e, di concerto con il ministro dell’Ambiente, per motivi di protezione dell’ambiente marino, determinando le zone alle quali il divieto di estende». Per il ministro leghista le navi delle ong andrebbero considerate come «non inoffensive» proprio per il loro carico di migranti e per questo in grado di mettere in pericolo la sicurezza nazionale.

Più che l’annuncio di un’iniziativa legislativa, le parole dei due ministri sembrano più che altro l’ennesimo spot elettorale in vista delle europee di maggio. Lo stesso annuncio, praticamente con parole uguali e facendo riferimento allo stesso articolo del codice della navigazione, sia Toninelli che Salvini lo avevano fatto il 26 giugno dello scorso anno, nel bel mezzo dell’ennesimo caso di una nave di una ong alla ricerca i un porto sicuro. In quel caso si trattava della spagnola Open Arms che aveva tratto in salvo dei migranti nelle acque internazionali al largo della coste libiche. E ieri come oggi il ragionamento del titolare del Viminale è sempre lo stesso: le navi delle ong favorirebbero i trafficanti di uomini, ostacolano il lavoro della Guardia costiera libica e la loro presenza nel Mediterraneo farebbe aumentare le partenze dal pese nordafricano. Un’equazione difficile da dimostrare, quella tra ong e trafficanti, al punto che finora tutte le inchieste avviate per dimostrare presunti collegamenti tra ong e trafficanti si sono concluse con un nulla di fatto. E per quanto riguarda l’eventuale presenza di «terroristi» tra i migranti, altra ipotesi agitata dal ministro leghista, non si capisce perché il governo gialloverde anziché inviare l’esercito o la polizia a bordo per arrestarli, rendendoli così inoffensivi, si limiterebbe a tenerli lontani dalle coste italiane. Non a caso dopo l’annuncio estivo, la proposta di Salvini e Toninelli cadde nel dimenticatoio. Salvo essere rispolverata oggi sull’onda della vicenda SeaWatch e con il governo sull’orlo di una crisi per il caso Diciotti.

Finora l’unico Paese in Europa ad avere una legislazione anti-ong, è l’Ungheria, della quale Salvini si considera alleato. Sempre a giugno del 2018 i parlamento di Budapest ha approvato un pacchetto di misure cosiddetto «Stop-Soros», dal nome del finanziere di origine ungherese considerato un nemico da Orbán, e che criminalizza le ong che assistono gli immigrati.