Dopo avere approvato nel marzo 2018 quando era al governo con i Cinque Stelle il reddito di cittadinanza, i navigator, e tutto il sistema del workfare che impone a poveri e precari lavori obbligatori fino a 16 ore a settimana e mobilità obbligatoria su tutto il territorio nazionale in cambio di un lavoro che oggi, se si trova, è solo precario, ieri il segretario della Lega Matteo Salvini ha sostenuto che non funziona. Non lo ha contestato, ma ha auspicato la sua ripartenza applicando il principio che lo ha ispirato: il governo dei poveri, l’obbligo al lavoro gratuito, scandito da premi e punizioni che prevedono anche il ritiro del sussidio, oltre a una serie di penalità tra cui anche il carcere nei casi di dichiarazioni mendaci.

Da questo sistema sono stati programmaticamente esclusi i cittadini extra-comunitari residenti in Italia da meno di 10 anni per rispettare una volontà della Lega. Sono penalizzate le famiglie numerose a discapito di quelle formate da un solo individuo, Sono sostanzialmente escluse le persone senza fissa dimora. Contro questo sistema è in corso la lotta per trasformarlo radicalmente dall’interno, eliminando tutti i vincoli e le condizionalità, estendendolo a tutti gli esclusi in maniera individuale e strutturale, su solide base universalistiche e ugualitarie, verso un modello di reddito di base.

Ieri Salvini si è fatto ricevere a Roma dal presidente dell’agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro (Anpal) Mimmo Parisi, e ha detto: «Non sono pentito di avere approvato il reddito di cittadinanza. No, se funzionasse sarebbe un incrocio tra domanda e offerta, ma ci viene segnalato che c’è totale confusione. Se è tutto bloccato sono soldi buttati via, se si ricolloca la gente sul lavoro sono soldi spesi bene».

La sortita di Salvini è parte di una campagna concentrica volta a cancellare il malconcepito sussidio, oppure a cercare di applicarlo ad ogni costo, nonostante le sue numerose falle e incompletezze. Salvini è stato accompagnato dall’ex sottosegretario al Ministero del Lavoro durante il Conte 1 Claudio Durigon. Insieme hanno provocatoriamente scelto di svolgere una conferenza stampa sotto l’azienda per oscurare la contestazione dei precari storici dell’Anpal che, da più di un anno rivendicano la stabilizzazione. Va anche notato che il presidente Parisi ha rifiutato di ricevere i precari, è sceso all’ingresso dell’azienda per accogliere Salvini. In cambio Salvini ha difeso il suo operato contestato da una larga parte della maggioranza come dell’opposizione.

«Non si specula sulla pelle di chi rischia il posto di lavoro, sciacallo» hanno detto i precari Anpal dal megafono a pochi metri da Salvini. La loro rivendicazione è la stabilizzazione immediata di tutta la platea dei 654 precari “storici”, da completarsi in un’unica tornata, entro luglio, vista l’imminente scadenza contrattuale di circa 520 collaboratori (tra luglio e settembre). In secondo luogo i precari chiedono l’immediato riconoscimento delle Camere del lavoro autonomo e precario (Clap) come prima organizzazione sindacale per numero di iscritte/i nell’azienda. Solidarietà ai precari è stata data da Fassina e Fratoianni (LeU), Gribaudo e Miccoli (PD). Anna Maria Parente (IV).

Salvini ha colto l’occasione per attaccare la Cgil  attribuendole un presunto ruolo nel blocco di un’agenzia al centro del fallimento attuale di un intero sistema elefantiaco e pericoloso per le libertà fondamentali delle persone. “Se ce la vogliamo dire tutta, gli italiani rischiano di buttar via alcuni miliardi di euro perché si è messa di mezzo la Cgil, a cui fa comodo questa poltrona, questo palazzo e questo incarico e sta bloccando mezzo Paese. Non può essere una Repubblica fondata sugli umori e malumori della Cgil» ha detto. 

“Rispediamo al mittente – ha risposto la Cgil – le accuse che abbiamo ricevuto rispetto alle incertezze sul futuro dei precari di Anpal Servizi e sul nostro ruolo in questa importante vertenza. Ricordiamo che Salvini ha votato contro la norma sulle stabilizzazioni dei precari” inserita nell’ultima legge di bilancio. “Se oggi finalmente la stabilizzazione di tutti i precari entro il 2020 è all’ordine del giorno dell’azienda – continua la Cgil – è merito certamente della lungimiranza dimostrata da Regioni e Ministero del Lavoro in seno al Consiglio di amministrazione, ma soprattutto della mobilitazione portata avanti caparbiamente da lavoratori e organizzazioni sindacali”.

Il fallimento del sistema del cosiddetto “reddito di cittadinanza” è stato inoltre addebitato da Salvini allo scontro, e alle reciproche convenienze, tra aree Cinque Stelle e quelle Pd nell’agenzia. In pratica la mancata riforma dei centri per l’impiego, l’esorbitante volontà di mobilitare con un algoritmo un milione di beneficiari del sussidio ritenuti “abili al lavoro” (su 2,5 milioni di percettori) e i 65mila hanno trovato vari posti di lavoro sarebbe il risultato di un litigio tra partiti.

Non lo è, evidentemente. Il problema è molto più ampio e non può essere confuso con lo spoil system. Il sistema è vittima delle pretese di una legge ispirata a una duplice ideologia: quella del soluzionismo tecnologico per il quale basta un algoritmo per controllare e opprimere la vita delle persone e a quella di un libero mercato applicato alle politiche attive del lavoro che pretendono di creare un “sistema dell’incrocio della domanda e dell’offerta” automatizzato attraverso una piattaforma digitale che ancora aspetta di vedere la luce.

L’Anpal è fino ad oggi in una situazione di stallo. «L’agenzia – ha detto Camillo D’Alessandro, capogruppo di Italia Viva in Commissione Lavoro alla Camera – è, di fatto, abbandonata a sé stessa e, in momento così drammatico per l’occupazione: torniamo a chiedere le dimissioni immediate di Parisi. Tutto questo non è ammissibile in un momento occupazionale in cui il ruolo dell’Anpal è fondamentale nel far incrociare la domanda e l’offerta di lavoro”.

Parisi è stato fortemente attaccato anche dal Pd: “Lavora come dipendente presso la Mississippi State University, è incompatibile per legge con la carica di Presidente di Anpal” hanno detto Chiara Gribaudo e Tommaso Nannicini (Pd).

«Le politiche attive del lavoro sono l’architrave di una possibile ripresa occupazionale, e l’Anpal è in ritardo, il presidente Parisi, votato all’epoca anche da Salvini, non sembra all’altezza della situazione. Oggi, per esempio, è in corso il presidio dei precari di Anpal Servizi, cosa si aspetta a stabilizzarli?” ha detto  Marco Miccoli, responsabile Lavoro del Pd.

Una bozza di piano industriale è stata bocciata tre volte dal consiglio di amministrazione dell’agenzia. Una nuova versione è stata inviata alle regioni, entro l’otto giugno dovranno fornire le loro osservazioni. Ieri i precari e i lavoratori hanno ribadito che non è possibile attendere oltre: l’azienda deve procedere alle stabilizzazioni che non è vincolata all’approvazione del piano industriale.