Salvini va allo scontro col Quirinale, Meloni, dopo un’altra giornata di tensione con l’alleato e col Colle, è costretta a correre ai ripari. «Assolutismo? Siamo in democrazia nel 2024, il popolo vota, il popolo vince, il popolo decide. E chi è scelto per governare, governa. Non faccio filosofia, faccio politica». Così il leader leghista ha commentato ieri il monito lanciato mercoledì da Sergio Mattarella sui rischi di una «democrazia della maggioranza», dove chi vince le elezioni si sente depositario della volontà di tutto il popolo fino a forme di «assolutismo di Stato».

UN DISCORSO ALTO, quello del Capo dello Stato, una lezione su come manutenere la democrazia in tempi di crisi. Salvini, impegnato ieri a Cortina in un sopralluogo ai cantieri delle Olimpiadi, non sembra aver colto il messaggio. E attacca: «In Italia come in Francia chi prende i voti governa. Penso che il richiamo potesse essere fatto ad altri, ma non sicuramente alla situazione italiana. Anzi, da noi c’è la minoranza che spesso e volentieri si comporta da maggioranza, pretendendo di imporre il suo modo di vivere e ragionare. Semmai quindi qua c’è il problema della dittatura delle minoranze, non il contrario». «Penso che il presidente della Repubblica sia così rispettoso di un governo eletto dai cittadini, che mai e poi mai potrebbe polemizzare con delle riforme scelte dai cittadini, perché l’autonomia e il premierato sono nel programma del governo», insiste ancora Salvini.

SE ZAIA DÀ MANFORTE al suo leader («Mi rifiuto di pensare che Mattarella facesse riferimento al premierato che non è certo una dittatura»), l’altro vicepremier, Tajani, è il primo a smarcarsi, come aveva fatto dopo gli attacchi leghisti al Colle in occasione del 2 giugno: «Il capo dello Stato va sempre rispettato, non tiriamolo da una parte o dall’altra».

In serata, dopo che il vicecapogruppo di Fdi al Senato Speranzon aveva dato manforte a Salvini («Forse il Capo dello Stato si riferiva all’Ue dopo le m minoranze non sono rispettate, non certo all’Italia dove non c’è alcun assolutismo») e dopo che dalla Lega era uscita una nota (concordata con palazzo Chigi?) in cui si diceva che «la riflessione del segretario non era indirizzata al Capo dello Stato, di cui Salvini ha grande stima», Giorgia Meloni interviene con l’idrante per spegnere una polemica che poteva solo danneggiarla.

«Francamente non ho letto nel discorso del presidente Mattarella un attacco al governo e non si fa un favore alle istituzioni e al ruolo del presidente della Repubblica se ogni cosa che dice viene strumentalizzata come se fosse il capo dell’opposizione», dice la premier su Rete4. «ll suo era un discorso sulla democrazia molto alto che condivido perché è vero che nelle democrazie non esiste un assolutismo nei poteri, neanche nella maggioranza, per questo ci sono pesi e contrappesi».

LA PREMIER PERÒ NON si risparmia una bordata contro le opposizioni: «Se non esiste un assolutismo della maggioranza, figuriamoci se può esistere un assolutismo della minoranza. E invece abbiamo visto gente che perdeva le elezioni e arrivava ugualmente al governo e ti diceva pure se potevi o meno uscire di casa: quello è assolutismo ed è il problema che la sinistra ha con la riforma del premierato».
questa riforma».

BORDATE DALLE OPPOSIZIONI: «Il capo della Lega tira il sasso poi nasconde la mano, arrogante e pure codardo», attacca Luana Zanella, capogruppo di Avs alla Camera. «Salvini dovrebbe studiare la Costituzione e capire quello che ha detto il presidente Mattarella: chi vince deve rispettare le minoranze e il bilanciamento tra i poteri dello Stato». le fa eco Angelo Bonelli. Riccardo Magi di +Europa si domanda: «Il leader della Lega riproporrà di cedere due Mattarella per mezzo Putin?».

DOPO IL VIA LIBERA del Senato il 18 giugno in prima lettura, ieri il ddl sul premierato ha iniziato il suo viaggio alla Camera che procederà la settimana prossima con le prime audizioni. «Sono d’accordo a modificare il testo se ci sediamo a un tavolo ed esce un testo condiviso. Ma non accetto l’ostruzionismo delle opposizioni e un numero di emendamenti eccessivo», ha detto la ministra per le Riforme Casellati auspicando di procedere «con celerità».

Molto critiche le opposizioni. Il Pd chiede che la ministra scopra le carte sulla nuova legge elettorale prima di procedere con l’esame del premierato. «La nuova architettura istituzionale del premierato si fonda sulla riforma della legge elettorale», ha detto Federico Fornaro. «La Camera prima di procedere deve essere messa nelle condizioni di poter esaminare nel merito tutti gli effetti della riforma».