Il traguardo del ballottaggio, dopo quattro elezioni perse con numeri bulgari nei vent’anni di governo delle destre, è già un risultato clamoroso e il candidato sindaco del centrosinistra Carlo Salvemini, sostenuto al primo turno da liste civiche e Pd, se lo tiene stretto quasi fosse una vittoria.

Salvemini, lei fronteggerà al ballottaggio, col suo 29%, l’esponente delle destre Mauro Giliberti che ha chiuso il primo turno superando la soglia del 45%. Il sorpasso oggettivamente non è facile.

Dopo un primo turno che ha visto il centrodestra costretto al ballottaggio, siamo ulteriormente motivati a raggiungere il governo della città. L’alternanza è ossigeno per le istituzioni, quando essa fa fatica ad affermarsi le comunità rischiano di collassare. Chi governa per troppo tempo tende a confondere il proprio ruolo di amministratore con una sorta di diritto di proprietà delle istituzioni pubbliche. È il caso di Lecce. Il risultato ottenuto, entusiasmante, ha aperto una breccia in un blocco di potere che sembrava non scalfibile e ora è messo apertamente in discussione.

Gli 8.800 voti raccolti dal centrista Alessandro Delli Noci rappresentano un serbatoio che fa gola sia a lei che al suo contendente Giliberti. L’accordo tra voi contro il centrodestra è fatto ma l’elettorato di Delli Noci è politicamente trasversale…

Le strette dinamiche di appartenenza politica al ballottaggio passano in secondo piano. In ballo, oggi, è la dicotomia fra passato e futuro, fra immobilismo e cambiamento. Gli elettori di Delli Noci, che per primo ha rivendicato il superamento di una appartenenza identitaria al centrodestra, hanno votato per l’alternanza. Sono fiducioso che continueranno a essere coerenti con questa scelta.

Nel corso della campagna elettorale si sono incrociati temi collaudati: politiche della casa, vivibilità delle periferie, fame di verde pubblico, mobilità asfittica, insufficienza di servizi quali trasporti e raccolta dei rifiuti. Escludendo gli slogan, cosa dovrebbe spingere un leccese a votarla?

La credibilità di un progetto di governo. Che non è nato in campagna elettorale. È l’effetto di un lavoro lungo, di un radicamento, di una conoscenza concreta delle carenze e delle opportunità della città. Il centrodestra ha pensato di poter imporre un candidato senza alcuna esperienza amministrativa, privo di conoscenza della macchina comunale, di una proposta che non fosse frutto di slogan o di calcoli elettorali. Noi siamo altra cosa: pronti al governo della città e a lavorare nell’esclusivo interesse dei cittadini. Già dai banchi della minoranza, nella passata consiliatura, ho proposto delibere che sono state approvate all’unanimità nell’interesse pubblico.

Una politica di sinistra in che veste può rendersi riconoscibile a Lecce?

Preoccupandosi di garantire ai cittadini servizi pubblici migliori. Che rappresentano quei diritti di cittadinanza necessari ad affermare il benessere, l’inclusione, la qualità della vita soprattutto di chi ha meno. Di chi vive in contesti urbani marginali, di chi non ha disponibilità di mezzi privati per spostarsi, di chi, in qualunque quartiere, deve sentirsi cittadino a pieno titolo e non solo quando gli viene richiesto di fare fronte al pagamento dei tributi. È partendo dalla cura dello spazio pubblico che un’amministrazione riduce le disuguaglianze e offre opportunità a tutti i cittadini. Lecce peraltro è un comune ad alta vulnerabilità abitativa, più di mille famiglie attendono da decenni una casa popolare, intere fasce di popolazione non riescono a sostenere il pagamento di un affitto: si sconta una drammatica carenza di progetti di edilizia popolare. Al diritto alla casa il centrodestra non ha saputo dare risposte, né trasparenza nella gestione di alloggi popolari e case parcheggio. Anche per questo serve un cambiamento.