Due consulenti del ministro della salute sono entrati in un think tank partecipato dalle multinazionali farmaceutiche allo scopo di intervenire nelle riforme del settore, con un evidente rischio di conflitto di interesse. Il caso riguarda due esperti voluti al ministero da Orazio Schillaci. Si tratta del farmacologo Guido Rasi, ex-direttore dell’Aifa e dell’Ema e già consulente del commissario Figliuolo nella campagna vaccinale anti-Covid, e dell’economista dell’università di Tor Vergata Francesco Saverio Mennini.

I due saranno anche tra i membri di Ithaca, il neonato think tank sostenuto da colossi come Roche, Gsk, MSD e AstraZeneca (ma la lista degli sponsor è molto più lunga). Secondo il comunicato con cui è stata annunciata l’iniziativa, Ithaca avrà come missione quella di «prefigurare modelli che favoriscano l’innovazione terapeutica e sappiano attrarre risorse finanziarie verso il nostro Paese». Tra i temi di cui si occuperà nel 2023 c’è anche quello dei «modelli di governance». «Il tutto sullo sfondo della riforma dell’Agenzia italiana del farmaco», come afferma Francesco Maria Avitto, dirigente della società di consulenza sanitaria Sics che ha ideato il think tank.

Lo stesso Rasi ha illustrato la natura lobbistica dell’iniziativa: i documenti prodotti da Ithaca consentiranno alle aziende «di far sentire la propria voce e di essere soggetti attivi nella trasformazione dell’ecosistema italiano del farmaco». Rasi e Mennini, dunque, svolgeranno un doppio ruolo. Da un lato, negli uffici del dicastero consiglieranno il ministro della salute Orazio Schillaci sui principali temi di salute pubblica. Dall’altro, aiuteranno le aziende farmaceutiche a «far sentire la propria voce» su alcuni dossier scottanti, come la riforma dell’agenzia deputata a controllarle. Un cortocircuito forse legale, ma di certo inopportuno.