Sabir è il Festival diffuso delle culture mediterranee, una occasione per parlare di solidarietà e diritti umani, analizzare quanto avviene nella «Fortezza Europa», riflettere e confrontarsi per individuare possibili soluzioni che diano sostegno e diritti ai popoli migranti. La nona edizione di Festival Sabir si apre oggi a Trieste, una città che è stata storicamente luogo di incontro di lingue religioni e culture diverse e che oggi, stretta sulla linea di confine, è diventata il passaggio naturale per quanti dai Balcani vogliono raggiungere il nord Europa. Promosso da Arci, Caritas, Acli e Cgil, con la collaborazione di Asgi e Carta di Roma, Festival Sabir ha il patrocinio di Rai per la Sostenibilità e la media partnership della Rai e del quotidiano Primorski Dnevnik.

Ricchissimo il programma di questa edizione dedicata alla «Libertà di movimento». Tante le sedi, dai musei alle sale delle diverse comunità religiose e poi librerie, caffè, teatri per momenti di formazione sulla realtà normativa, i diritti dei lavoratori migranti, l’accoglienza e le procedure di asilo, anche in esplicito contrasto con le recenti norme varate dal governo italiano con il c.d «decreto Cutro» stigmatizzato da Filippo Miraglia, responsabile Immigrazione dell’Arci: «Il sistema d’accoglienza, già insufficiente, frammentato e inadeguato, ripiomberà nel caos. L’accesso alla procedura di asilo dovrà essere garantito dai tribunali e i contenziosi sulla Protezione Speciale aumenteranno a dismisura. Sul territorio verrà scaricata una situazione di maggior disagio sociale e l’aumento della irregolarità alimenterà il lavoro nero, lo sfruttamento e l’evasione fiscale e contributiva».

Tre giorni per riflettere sul ruolo dei media, sui cambiamenti climatici, le migrazioni forzate e tanto tanto altro; cento relatori e decine di associazioni, istituzioni pubbliche, reti e movimenti internazionali, iniziative comuni tra sindacati italiani e sloveni. Parteciperanno nomi significativi come Alidad Shiri, portavoce dei familiari vittime di Cutro e la scrittrice Djarah Khan e poi Matteo Biffoni, sindaco di Prato e Titti Postiglione, Vice Capo Dipartimento Civile, che ragioneranno sul sistema di accoglienza in Italia. La voce delle donne, in particolare, in un incontro interreligioso tra le comunità serbo-ortodosse, ebraiche, islamiche, buddiste, sikh. Anche itinerari di scoperta: una passeggiata per conoscere la città con gli occhi degli sloveni e delle altre comunità che la abitano da secoli e la partecipazione alla rassegna «Rose, libri, musica, vino» nel parco dell’ex ospedale psichiatrico con una passeggiata sulle orme di Basaglia guidata dallo psichiatria Mario Novello.

Non mancheranno le mostre e la presentazione di libri nei musei e nei caffè storici di Trieste mentre le serate saranno dedicate al cinema e alla musica: al Museo Revoltella i film «Quo Vadis Aida?» di Jasmila Zbanic, «Be My Voice» di Nahid Persson e il documentario «The Jungle» di Cristian Natoli, fino ai concerti finali sabato sera.

Tutti insieme sabato 13 maggio: per la prima volta una «Marcia contro i muri e per l’accoglienza» attraverserà la frontiera tra Slovenia e Italia «per dare voce a quella parte di Europa che non si arrende ai muri e alle paure e che vuole tutelare i diritti delle persona in cerca di protezione» dicono gli organizzatori. Dal castello di Socerb, in Slovenia, affacciato sulla pianura alle spalle di Trieste e un panorama che arriva al mare, cinque chilometri di cammino per scendere fino al paese di San Dorligo della Valle dove ritrovarsi e rinnovare l’impegno dalla parte di tutte le vittime, per la libertà di movimento.