Si sono aperti i seggi in Russia, e se non c’è alcun brivido sul nome del più scontato dei vincitori, Vladimir Putin ne ha aggiunto uno di suo. Chiudendo la campagna elettorale con una lunga intervista alla tv di stato in cui un passaggio più di tutti ha destato scalpore in Occidente: quello sul possibile utilizzo di armi nucleari da parte di Mosca.

Chi ha dimestichezza con la politica del Cremlino degli ultimi dieci anni sa bene che questa argomentazione è tipica della retorica interna di Putin che la utilizza saltuariamente almeno dal 2015.

Quando sostenne che il sistema di difesa era pronto a ogni evenienza nel caso in cui l’Occidente fosse intervenuto in Crimea.

Il possibile olocausto nucleare è una delle tante profezie che rientrano da anni nella visione catastrofista di Putin delle relazioni con Ue e Usa. Già l’intera campagna elettorale presidenziale del 2012 era stata incentrata sul pericolo rappresentato per la Russia dall’Occidente e dai suoi «infiltrati» nel paese. Non è un caso se proprio nel biennio 2012-13 il regime ha iniziato una sistematica repressione di ogni forma di dissenso in attesa che nuovi, e ritenuti inevitabili, conflitti scoppiassero con i vicini a Ovest.

In questa scelta di militarizzare la Russia hanno giocato un’influenza negativa alcune scelte della Nato, come l’allargamento nell’Est Europa e le promesse fatte a Georgia e Ucraina su una loro possibile adesione. Pure le varie «rivoluzioni colorate» di quegli anni nello spazio post-sovietico e l’uccisione di Gheddafi nel 2011 hanno esacerbato la percezione, per cultura politica già allarmistica, dei pericoli da parte dell’élite putiniana.
Putin ha così utilizzato la Nato a uso interno come perfetto nemico su cui costruire l’immagine di uomo forte intento a salvare la Federazione, senza però fare nulla per evitare che si concretizzassero le sue più fosche profezie. Credeva nell’inevitabilità del conflitto aperto in Ucraina e alla fine ha deciso di scatenarlo, temeva l’allargamento ai confini della Russia della Nato e ha favorito l’ingresso nell’Alleanza della Finlandia.

Ha chiuso la campagna elettorale preparando il paese a una possibile escalation nucleare con quello che lui chiama «Occidente collettivo», un’evenienza che non tenterà di evitare. È perciò un punto di vista che va preso sul serio, non un semplice bluff. Non pochi sostengono che l’unico modo per impedire a Putin di dare seguito ai suoi peggiori intendimenti sarebbe quello di aiutare l’Ucraina a vincere la guerra. A parte la necessità di spiegare che cosa vorrebbe dire vincere la guerra per Kiev (riprendere il Donbass? La Crimea?) e come sarebbe possibile arrivarci vista la scarsità di uomini e mezzi (inviando ufficialmente truppe della Nato?), varrebbe la pena domandarsi realisticamente se è possibile vincere contro una potenza nucleare che si dichiara pronta a utilizzare il proprio arsenale.

I primi che possono impedire al loro presidente di autoavverare questa profezia catastrofista sono i russi. Certo non potranno farlo nelle urne, magari votando contro Putin. Il potere oggi in Russia non è contendibile attraverso strumenti democratici; non ci sono candidati che prendono parte alla contesa in grado di rappresentare un’alternativa o che hanno una possibilità di scalfire il successo di Putin (che sarà comunque «montato» in modo da non destare dubbi). Se ci fosse un personaggio del genere non gli sarebbe permesso di candidarsi. È questa la sorte toccata a Boris Nadezhdin, che era riuscito nell’impresa di raccogliere le firme necessarie alla candidatura dichiarandosi contro l’«Operazione militare speciale». Così facendo aveva ricevuto il supporto dei tanti russi e delle tante russe che in questi due anni si sono opposti nei modi più diversi alla guerra di Putin. Sono le stesse persone che in migliaia hanno partecipato, nonostante i rischi, ai funerali di Alexsei Navalny.

Non perché necessariamente condividessero tutte le posizioni del più noto oppositore, ma perché trovano insopportabile vivere sotto la cappa autoritaria creata dal putinismo e insopportabili le sue guerre. Vedremo se e come riusciranno a lanciare un segnale anche nei giorni elettorali, in cui il regime cercherà di offrire una prova di forza e compattezza. Quello che sappiamo è che migliaia di russi e russe anti-Putin sono oggi tra i più acerrimi oppositori alla guerra nucleare in Europa. Da parte nostra sostenerli è il minimo che possiamo fare per riuscire a impedire l’avverarsi dell’ennesima profezia catastrofista proveniente dal Cremlino.