Presidente Enrico Rossi, avete detto no al Mattarellum? Giachetti lo ha commentato con le sue parole.

Non voglio dirla come lui, quindi dirò: il Pd ci prende in giro? È una polemica palesemente strumentale. Non ci sono i numeri per il Mattarellum quindi è giusto aprire subito la discussione per correggere la legge elettorale che c’è. Primo punto: via i capilista bloccati. Rinvia a un’idea di una democrazia fatta dai capi che nominano i vassalli, il notabilato rispondente al capo. Gli italiani non sono entusiasti di un parlamento di nominati. Piacerebbe sentire un pronunciamento del Pd.

Il Pd e Forza Italia rinunceranno ai capilista bloccati?

Faremo una battaglia contro. Dovranno assumersi le loro responsabilità di fronte all’opinione pubblica. Come sui collegi, devono essere più piccoli. Meglio il premio di coalizione di quello a un partito. E una soglia equilibrata per il senato e la camera.

Quale? Più vicina all’attuale 3 per cento o al 5 tedesco?

In mezzo. Il 4 per cento.

Sabato Art.1 fa la sua prima assemblea nazionale. Sta andando come lei sperava?

Non è un pranzo di gala, ma lo sapevamo. Sui territori la crepa del Pd si è aperta. Il ceto politico è meno propenso a lanciarsi nell’avventura ma le nostre riunioni sono molto partecipate. Lunedì a Milano eravamo tanti.

A Milano c’è Pisapia. Ci sono differenze fra voi e lui?

Ce ne sono. Ma dobbiamo ragionare su una convergenza, un’intesa. Abbiamo di fronte una grande sfida: dobbiamo riuscire a presentarci insieme, le forme poi le vedremo. Ma se l’elettore di sinistra si troverà davanti tre-quattro liste di sinistra, uno spezzatino, non sarà incentivato a votare, o a spostare il suo voto su noi. Dobbiamo far percepire che c’è una robusta forza di sinistra, unitaria e plurale. La responsabilità è di tutti, di Pisapia ma anche nostra.

Dà per scontato che la coalizione con il Pd non ci sarà?

Perché? Vedremo la legge elettorale. Potrebbe anche esserci una lista di sinistra in qualche forma alleata al Pd. Ma vedremo i programmi. Noi lavoriamo per costruire un centrosinistra serio. E per far contare la sinistra.

Sta seguendo le primarie del Pd a cui lei era candidato?

Si stanno svolgendo secondo copione. Renzi vince, la partecipazione si riduce, sostanzialmente è una conta. Aspettiamo che finisca. E mandiamo un messaggio a tanti compagni che ci avevano chiesto di aspettare a uscire: vi stiamo aspettando.

Puntate a nuove fuoriuscite?

Non costruiremo una ridotta, ma non sono pochi i compagni del Pd che ci hanno detto che ci stanno pensando. Anche perché le primarie confermano che questo è il Pd di Renzi. E la natura di Renzi non è cambiata. Ma i tempi sì, per questo lui non può vincere le politiche.

A un militante Pd consiglia di votare Orlando o Emiliano?

Orlando. Lo guardo con maggiore simpatia, abbiamo una affinità culturale.

Però voleva fare un partito con Emiliano. Lo sente più?

Lo vedo nelle riunioni dei presidenti delle Regioni. Ma tengo distinto il piano politico da quello personale: è una persona con cui si parla volentieri.

Nel Pd lei e Speranza eravate candidati concorrenti.

Speranza è la persona giusta per assumere la guida del nuovo partito.

Lei si fa da parte?

No, io ho già da fare, faccio il presidente della Toscana.

Per avere un segretario però dovrete votarlo.

Troveremo le forme. Abbiamo uno statuto provvisorio, ora dovrà passare per una discussione democratica. Nei territori ci stiamo organizzando. Siamo frutto di una confluenza ma mi pare che ci si mescoli facilmente.

A proposito di amalgama. Sostenete il governo ma non avete votato contro la sfiducia a un ministro. Su alcuni temi non votate compatti. Rischiate di non essere chiari?

Saremo chiarissimi. Presenteremo le nostre proposte per il Documento di economia e finanza con un chiaro contenuto sociale su lavoro, welfare e povertà. Cercheremo di condizionare il governo.

Cioè gli porrete dei paletti?

È presto per dirlo. Certo gli investimenti saranno fondamentali per la crescita e per l’occupazione. Cose vere, percepibili. Anche su scuola e sanità, per rimarginare le ferite prodotte in questi anni.

Però promettete di non mettere in crisi il governo.

Credo che noi possiamo contare su Gentiloni, e che Gentiloni possa contare su di noi. Fossi in lui mi guarderei da contraccolpi delle primarie. Mostri autonomia da Renzi.

Nel rapporto con l’Ue Gentiloni è autonomo da Renzi?

Trattare con l’Unione per gli investimenti è giusto. Farlo per proseguire piani di decontribuzione e bonus non serve e non tiene. È quello che ci ha portato alla manovra correttiva.

Voterete la manovra?

Prima però dovremmo leggerla.

In Francia chi voterebbe?

Al primo turno sarei incerto fra il socialista Hamon e Mélenchon (candidato della sinistra radicale, ndr). Insieme potrebbero arrivare oltre il 20 per cento. Divisi rischiano di essere irrilevanti. Invito la sinistra a riflettere.

Alle comunali italiane?

Sosteniamo i candidati del centrosinistra, con dentro anche il Pd. Molti nostri bravi sindaci si ricandidano, perché mai non dovremmo sostenerli?