Vito Leccese, 61 anni, è il candidato sindaco di Pd, Verdi e Azione a Bari, sopravvissuto a mesi discussioni dentro il centrosinistra, quasi una telenovela, le primarie fatte saltare da Giuseppe Conte, le inchieste giudiziarie (che non lo hanno neppure sfiorato) che hanno terremotato la città. Ex parlamentare dei Verdi e poi dell’Ulivo, già direttore generale del Comune con Emiliano e poi capo di gabinetto del sindaco Antonio Decaro.

La telenovela è finita e ora inizia la campagna elettorale. Lei e Michele Laforgia, sostenuto dai 5S, vi confronterete alle urne. Come si sente?

Tutto questa attenzione alle alchimie politiche ha sottratto tempo alla discussione sulla città. Si è creato smarrimento e disaffezione tra i cittadini. Molti che intendevano candidarsi al consiglio comunale hanno fato un passo indietro.

Come intende recuperare?

Non è facile, ma ricordo che partiamo da numeri incoraggianti: a dicembre i baresi soddisfatti dell’amministrazione Decaro erano oltre l’80%, il centrosinistra nei sondaggi superava il 70%. Questo patrimonio è stato scalfito, ma per fortuna non distrutto.

Quando le hanno proposto la candidatura era come ricevere un tesoro in eredità. Ora si trova alla guida di una macchina che sbanda.

Guardi, l’entusiasmo non mi manca e sonio consapevole che l’attività di questa amministrazione è largamente apprezzata.

La ridda di inchieste non la aiutano.

Se parliamo del Comune, si vede chiaramente un’opera di sciacallaggio politico della destra che ha chiesto al ministro dell’Interno lo scioglimento per mafia. Eppure lo stesso procuratore della direzione distrettuale antimafia parla di fenomeni circoscritti, di anticorpi che hanno funzionato, anche nell’azienda dei trasporti il cui management è parte offesa nelle inchieste.

Però i consiglieri comunali che sono passati da destra a sinistra, e poi finiti nelle inchieste, non sono invenzioni.

Non hanno avuto alcuna influenza sulle attività dell’amministrazione comunale. E anche per quanto riguarda l’assessora regionale Maurodinoia, che si è dimessa, c’è una ipotesi di voto di scambio che riguarda il Comune di Triggiano. Il voto di scambio è mercimonio della democrazia, un fenomeno da condannare con fermezza. Manifestavo contro il voto il voto di scambio già nel 1985, mai stato sfiorato da indagini in 40 anni di attività politica.

Da condannare anche il trasformismo?

Certamente. Se sarò eletto sindaco non accetterò cambi di casacca, o anomali ingressi in maggioranza. Li prenderò a calci nel sedere.

L’assessore al Bilancio di Decaro, D’Adamo, è stato rimosso per un’altra indagine.

C’è stata una perquisizione in una indagine per truffa sui fondi europei per la formazione, che non riguarda la sua attività di assessore ma quella professionale. Il sindaco sin è mosso subito, non ci sono stati tentennamenti, chi governa la cosa pubblica deve essere al di sopra di ogni sospetto. Mi limito a ricordare che per lo stesso reato di truffa ai danni dello Stato la ministra Santanchè è stata rinviata a giudizio ma siede ancora al governo. Evidentemente la destra è meno severa con i propri esponenti.

Lei è il candidato più in continuità con la giunta Decaro. All’inizio era un vantaggio, ora è diventato un boomerang.

Il giorno dopo il lancio della mia candidatura a febbraio sono arrivati 130 arresti in città, ormai mancano solo le locuste (sorride). Ma voglio essere chiaro: non rinnego i 20 anni di buon governo di Emiliano e Decaro: Bari negli anni 90 era controllata dalla criminalità, si incendiavano i teatri, ora la città ha cambiato volto, attrae turisti e investimenti. Per me è questa la continuità: la più grande opera di Decaro è stato ridare ai baresi un senso di comunità e orgoglio.

In cosa vorrebbe essere diverso dalla giunta attuale?

Ho una idea di città innovativa, che punta sulla sostenibilità ambientale e la lotta ai cambiamenti climatici. Negli ultimi mesi è stato approvato dal consiglio comunale un grande piano «Costa sud»: un parco marino lungo 6 chilometri, 4000 nuovi alberi, riduzione del 50% dei volumi edilizi rispetto al piano regolatore, 56 ettari di orti urbani, oltre 20 chilometri di piste ciclopedonali. Riusciremo a collegare davvero la città col mare. Il compito del prossimo sindaco sarà realizzarlo entro il 2026, ci sono già 75 milioni del Pnrr. Sarebbe un segnale importante se per la prima volta una grande città del sud avesse un sindaco green.

Sarà questo il suo piatto forte?

Vorrei una città più equa, ricollegare le periferie e rigenerarle. Tutti i cittadini devono godere degli stessi diritti, a prescindere dal quartiere in cui vivono.

Con Laforgia come siete rimasti?

Ci ritroveremo insieme al secondo turno. Ma anche se uno dei due dovesse vincere al primo turno lavoreremo insieme.

Perché un elettore di centrosinistra dovrebbe scegliere lei e non Laforgia?

Io sono un ambientalista convinto, nel 2003 feci una iniziativa per l’acqua pubblica a Bari con Bebbe Grillo. Mi vogliono descrivere come un burocrate, ma non lo sono affatto. Conte evidentemente non mi conosce, mi definisce “capo di gabinetto” in modo un po’ spregiativo.

Il leader 5S non è stato molto affettuoso con lei.

Diciamo la verità: le primarie sono saltate perché il 9 giugno si vota anche per le europee e i 5s sono in contrapposizione al Pd: per questo Conte è intervenuto a gamba tesa.

Questa guerra fratricida vi farà perdere le elezioni?

Io e Laforgia non consentiremo la vittoria di una destra che ha fatto una campagna denigratoria contro Bari.

Quello di Emiliano in regione è un ciclo che si è esaurito, anche a causa dell’eccesso di trasformismo?

Non esiste alcun “sistema Emiliano”. Lui ha sempre praticato la politica di sottrarre pezzi al centrodestra per consentire al centrosinistra di governare, ma sulla sua integrità morale metto la mano sul fuoco e ricordo che lui ha restituito forza e fiducia ai baresi e ai pugliesi. Evidentemente nelle sue operazioni politiche qualcosa è andato storto. Anch’io sono rimasto basito leggendo le carte delle indagini: se qualcuno ha sbagliato pagherà. Ma attenzione, siamo davanti a indagini, non condanne.