Un fermo rifiuto ai continui tentativi di depistaggio provenienti dal Cairo e alle «verità» che fanno più comodo al regime di Al-Sisi. È questo il «forte segnale proveniente dalla società civile italiana» che sarà inviato oggi dal sit-in promosso dalla Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili (Cild) e dall’Associazione Antigone davanti all’ambasciata egiziana a Roma (appuntamento ore 14.00 in via Salaria, all’ingresso di Villa Ada) per pretendere «verità e giustizia» sull’omicidio di Giulio Regeni.

Gli organizzatori fanno proprio l’appello di Amnesty International Italia e della famiglia Regeni perché in ogni centro di cultura, in ogni università, in ogni luogo istituzionale venga esposto uno striscione per tenere alta l’attenzione sul caso. La lista di associazioni, partiti, sindacati e organizzazioni che hanno aderito al sit-in di oggi si allunga di ora in ora: dalla Cgil Cisl e Uil all’Arci, da Radicali italiani a Rifondazione comunista, dall’Anpi ad Articolo 21, dalla Federazione nazionale della stampa all’Usigrai, da A buon diritto a LasciateCientrare, CittadinanzAttiva e molti altri ancora. Saranno presenti anche Erri De Luca, Lorenzo Terranera e Oliviero Beha. E anche la campagna lanciata da Amnesty in collaborazione con Repubblica sta raccogliendo molte adesioni, tra le quali quelle delle Regioni Toscana, Puglia, Basilicata; dei comuni Milano, Trieste, Reggio Calabria, Lamezia Terme e Livorno; e dei media Rai 1, Uno Mattina, il manifesto, Toscana Notizie, Assostampa Friuli Venezia Giulia, Rai Radio 2 «Caterpillar».

Nel frattempo ieri è stata depositata un’interrogazione al ministro degli Esteri, sottoscritta da decine di parlamentari, al Senato da Luigi Manconi e alla Camera con primo firmatario Gianni Cuperlo. I due esponenti del Pd chiedono al ministro Gentiloni di sapere: se, in che modo e con quale livello di coordinamento le Autorità egiziane abbiano collaborato al lavoro della squadra italiana composta da sette uomini di Polizia, Carabinieri e Interpol giunta al Cairo il 5 febbraio scorso; «quale sia lo stato delle indagini sulla vicenda della sparizione e della morte di Regeni»; «quali determinazioni siano state adottate in ordine ai rapporti commerciali del nostro paese con l’Egitto, in particolare rispetto alle attività dell’Eni sul giacimento supergiant Zohr, dal momento che non può esservi cooperazione economica senza il più rigoroso rispetto dei diritti fondamentali e delle garanzie proprie di uno stato di diritto»; «quali ulteriori iniziative voglia adottare il Governo italiano perché sia fatta piena luce»; «quali iniziative voglia adottare il Governo italiano, anche d’intesa con i partner dell’Ue, perché la condotta delle Autorità egiziane sia conforme agli Atti ed alle Convenzioni poste a tutela dei diritti umani che l’Egitto ha sottoscritto».

Ricordano infatti Manconi e Cuperlo che i Rapporti del 2014 e del 2015 di Amnesty International sull’Egitto «mettono in evidenza episodi di arresti illegali e ricorso alla tortura, documentando violenze di ogni tipo», e in particolare il rapporto del 2014 «ha registrato 1.400 morti per uso sproporzionato della forza da parte dei reparti di sicurezza egiziani, tanto che nell’agosto del 2013 il Consiglio dell’Unione europea aveva decretato – tra i principali fautori l’allora ministro degli Esteri Emma Bonino – la sospensione dell’esportazione verso l’Egitto di materiali utilizzabili ai fini di repressione interna».