Dischi d’oro e di platino – anche se al tempo dello streaming è tutto un po’ relativo – a go go. Cinque anni di successi e un 2021 da incorniciare con Taxi driver disco più venduto. Rkomi è arrivato per la prima volta sul palco dell’Ariston con Insuperabile, brano che insieme a nuove canzoni uscite il 28 gennaio – rappresentano una sorta di continuazione di Taxi Driver. Un’evoluzione continua che dall’hip hop duro e puro lo ha portato a mescolare generi e suoni. «La mia – spiega l’artista 28enne all’anagrafe Mirko Martorana, famiglia di origine campana emigrata a Milano – è una transizione continua. Non lascerò mai il rap, ma mi attrae il rock, il pop, sento dentro di me la melodia». Le otto nuove tracce sono fitte di featuring: Dargen D’Amico (Maleducata), dj Karakaz (Ho paura di te); Elodie (La coda del diavolo) e perfino un Vasco Rossi d’annata (Fegato Fegato spappolato) che entrerà a far parte anche del medley scelto per oggi, la serata delle cover. Perché andare a Sanremo, un palco che sembrerebbe lontano dalle sue scelte artistiche: «È stata la voglia di mettermi in gioco anche in un ambito diverso. Sono qui per portare della musica. Tendenzialmente sono una persona molto curiosa, e l’idea di lavorare con una grande orchestra mi intriga moltissimo». Durante la pandemia Rkomi ha approfondito lo studio della musica: «Studio pianoforte da sette mesi ma è da due anni che sto lavorando su strumenti vari. E questo mi ha consentito di rendermi conto delle mie lacune. Mi si è aperto un mondo: ora ascolto rock, jazz blues».

STASERA Rkomi sarà sul palco insieme ai Calibro 35 con un medley di brani di Vasco Rossi (tra cui anche Fegato Fegato Spappolato che riprende in Taxi Driver). «Con i Calibro 35 è stato bellissimo perché non hanno problemi a mettersi in gioco, a sperimentare. È stato tutto molto naturale, anche se per me, non essendo un artista da cover, è stato un pò un incubo. Alla fine Fegato Spappolato rappresenta con grande ironia i problemi di tutti i giorni. L’ho sentita molto vicina. E Vasco come me canticchia ma non canta, è uno scrittore di una poetica allucinante e mi rivedo in tutti i suoi trambusti di carriera e personali».
Il comparto musica sta patendo moltissimo questi due anni di pandemia, Sanremo accende la luce per cinque giorni però poi si spegne tutto. Tour rimandati, ingressi dimezzati e chi lavora dietro i palchi costretto a trovarsi una nuova occupazione. «Io ho chiuso il tour poco prima del covid. È stato terribile ma più che per noi artisti privilegiati per gli addetti ai lavori. Una situazione paradossale ma non voglio accusare nessuno, è una tragedia che ha colpito tutto il mondo». Un incontro ha segnato la vita di Rkomi, quello con il maestro di muay thai che lo ha abituatao alla disciplina, alla lotta: «Mi ha folgorato la sua capacità di abituarmi all’ascolto, e saper rallentare. Frequentare quel gruppo mi ha cambiato moltissimo». Lo stereotipo dell’hip hop mescola storie ai margini o ai confini con la microcriminalità: in questi giorni tengono banco in cronaca nera Baby Gang, Neima Ezza e Samy. Rapine violente.

CHE È UN PO’ anche il percorso di molta scena rap o hip hop americana. «Milano non è Compton, non è il Bronx, ma ha le proprie realtà belle e meno belle. Io non conosco qualcuno che non abbia visto o vissuto qualcosa di strano. Che fosse in centro o in periferia perché è una realtà palpabile, sono vissuto in un quartiere popolare. Io tranne per qualche bravata ho sempre descritto quello che mi stava intorno, la mia fortuna è di non aver mai mitizzato certe tragedie. Ci sono sempre delle situazioni che rischiano di farti perdere il senso delle cose, e non hai la voglia o la fortuna di riscattarti rischi di finire male. Io ho sempre descritto il mio circondario ma non l’ho mai mitizzato». ’ anche il percorso di molta scena rap o hip hop americana. «Milano non è Compton, non è il Bronx, ma ha le proprie realtà belle e meno belle. Io non conosco qualcuno che non abbia visto o vissuto qualcosa di strano. Che fosse in centro o in periferia perché è una realtà palpabile, sono vissuto in un quartiere popolare. Io tranne per qualche bravata ho sempre descritto quello che mi stava intorno, la mia fortuna è di non aver mai mitizzato certe tragedie. Ci sono sempre delle situazioni che rischiano di farti perdere il senso delle cose, e non hai la voglia o la fortuna di riscattarti rischi di finire male. Io ho sempre descritto il mio circondario ma non l’ho mai mitizzato».