L’Europa non ha la volontà (né la forza) di studiare un piano globale per affrontare la questione delle migrazioni, che, malgrado le cifre del momento, non rappresentano una percentuale impossibile per i 500 milioni di abitanti dell’Ue (siamo intorno allo 0,2%). Cosi’, ogni paese vara “piani” nazionali. La Francia se la cava con una piroetta: ieri, il primo ministro, Edouard Philippe, ha presentato un “piano di azione” che promette “equilibrio tra le preoccupazioni di efficacia e il dovere di umanità”, ma che è un testo che riguarda il futuro – a cominciare dal 2018-19 – e che evita di dare risposte sul presente. A settembre sarà tradotto in un progetto di legge di riforma del diritto d’asilo. Philippe non lo nasconde: non ho “soluzioni immediate”, né per Calais, dove non c’è più la “giungla” ma dove ci sono di nuovo almeno 600 persone lasciate a se stesse, né per La Chapelle, quartiere di Parigi dove da un accampamento improvvisato sono state evacuate lo scorso fine settimana 2700 persone e adesso ce ne sono di nuovo 500 alle porte del centro aperto da meno di un anno e già travolto dalle richieste. Né per Ventimiglia, dove la rincorsa tra gendarmi e migranti continua. “Non ho la bacchetta magica”, è “una questione difficile”. Intanto, nell’attesa che l’Europa metta in atto un controllo delle frontiere esterne efficiente, la Francia controlla le sue: la sospensione di Schengen è confermata, fino al prossimo novembre.

Per il medio periodo la Francia prevede di riformare le norme dell’asilo. Come ha promesso Macron in campagna elettorale, i tempi verranno ridotti, dalla media attuale di 14 mesi, a 6 mesi, per una risposta dell’amministrazione. Verranno aperti altri 7500 posti di accoglienza (che saliranno a 90mila), e 5mila per coloro che hanno lo statuto di rifugiato. Per i rifugiati ci sarà un impegno a favore dell’integrazione (raddoppio corsi di francese, piano speciale per minorenni). “Non siamo all’altezza di quello che deve essere la Francia” ha ammesso Philippe.

L’altra faccia della medaglia di una migliore accoglienza per i rifugiati è la fermezza per clandestini e migranti economici. Saranno “sistematicamente applicate le misure di allontanamento”, con una “politica di allontanamento credibile” e di “dissuasione delle migrazioni”. Entro l’anno ci sarà un migliaio di posti in più nei centri di ritenzione, mentre la polizia di frontiere chiede che si allunghino i tempi di detenzione (oggi sono di 45 giorni) per poter organizzare meglio l’espulsione dei “dublinati” (registrati nel primo paese di entrata) e i respinti dell’asilo. Nel 2016, 90mila persone sono state fermate come clandestine, 31mila hanno ricevuto l’ingiunzione a lasciare il territorio e 25mila lo hanno fatto davvero. Nel 2017, i migranti senza documenti dovrebbero salire a 110mila. La Francia non chiude pero’ completamente la porta all’immigrazione: Philippe ha evocato dei visti rapidi per i “talenti”.