Cancellazione dell’obbligo per i Paesi di primo ingresso di farsi carico dei richiedenti asilo. Introduzione di un meccanismo automatico e obbligatorio di ricollocamento dei profughi tra gli Stati membri e maggiori tutele per i minori non accompagnati.

Sono alcune delle novità presenti nella bozza di riforma del regolamento di Dublino che la relatrice del testo, la svedese Cecilia Wikstrom, sottoporrà oggi al voto del parlamento europeo. Sull’esito della votazione non dovrebbero esserci sorprese visto che a favore della bozza – risultato di una mediazione durata mesi – si sono detti S&D, i liberali e democatici di Alde, Gue, Verdi e Popolari (all’interno dei quali non è però escluso che qualche parlamentare dell’Est possa votare contro).

«Se la proposta verrà approvata ci troveremo di fronte a una vera svolta», commenta soddisfatta l’eurodeputata di Possibile Elly Schlein, relatrice del testo per i Socialisti e Democratici e tra i parlamentari che più si sono spesi per la riforma. «Dopo tre revisioni di Dublino si arriva finalmente a cancellare quel criterio ipocrita che lasciava la gran parte delle responsabilità sui Paesi di primo ingresso come Italia e Grecia, i confini caldi dell’Europa». Tra quanti voteranno contro ci sono invece i parlamentari del M5S, convinti che il testo di fatto non modificherà la situazione attuale. «La riforma di Dublino è in realtà una contro-riforma che condannerà ulteriormente l’Italia», commenta l’eurodeputata Laura Ferrara.

Il voto di oggi rappresenta il secondo passo del percorso che dovrebbe portare a una modifica delle norme europee sul diritto di asilo. Il primo lo fece a marzo del 2016 la Commissione europea consegnando a parlamento e Consiglio Ue una prima bozza di riforma che lasciava di fatto intatta la responsabilità dei Paesi di primo ingresso, introducendo però una distribuzione dei rifugiati attraverso un meccanismo di quote stabilite sulla base del Pil, della popolazione e del tasso di disoccupazione di ciascuno Stato membro.

Ma inserendo anche una condizione: il meccanismo sarebbe diventato operativo solo una volta superata del 150% la soglia fissata. «Ovvero quando il Paese di primo ingresso si sarebbe trovato già in una condizione di emergenza a causa dell’alto numero di arrivi», spiega la Schlein. La proposta che l’europarlamento si appresta a votare modifica questa norma introducendo altre novità.

DOMANDA DI ASILO I richiedenti asilo si registrano nel Paese di primo ingresso, dopo di che le unità Dublino decidono in quale Stato membro ricollocarlo sulla base di una serie di criteri. Ad esempio verranno favoriti i ricongiungimenti, per cui se un rifugiato afferma di avere un familiare già presente in un Paese dell’Unione viene ricollocato subito e poi spetterà allo Stato che accoglie verificare che la dichiarazione corrisponda al vero. Altri criteri validi per l’assegnazione riguardano l’esistenza di precedenti visti sul passaporto che dimostrino che il richiedente asilo abbia già soggiornato in un dato Paese, ma anche che vi abbia conseguito un titolo di studio.

QUOTE OBBLIGATORIE Per chi non rientra in nessuno dei casi citati è previsto che venga ricollocato attraverso un meccanismo automatico basato sull’individuazione di quote per ciascuno Stato membro, quote fissate dall’Easo, l’Ufficio europeo per il sostegno per l’asilo (destinato a chiamarsi in futuro Agenzia europea per l’asilo) sulla base del Pil e della popolazione. Il richiedente asilo potrà scegliere dove essere ricollocato tra i quattro Stati che avranno accolto il minor numero di rifugiati rispetto alla quota assegnata. La percentuale prevista per l’Italia dovrebbe aggirarsi intorno al 14% delle domande di asilo presentate.

MINORI NON ACCOMPAGNATI Vengono rafforzate alcune garanzie, tra le quali la nomina di un tutore che deve avvenire entro 24 ore dalla registrazione della domanda di asilo. E’ inoltre previsto che ogni decisione in merito al trasferimento debba essere il risultato di una «valutazione multidisciplinare» compiuta da un’equipe di specialisti composta tra gli altri da medici e psicologi.

Al fine di facilitare i ricongiungimenti è stato infine allargato il concetto di famiglia, che viene esteso dai soli genitori anche a fratelli, zii e nonni, comprendendo anche le famiglie formatesi durante il viaggio. Per i minori non accompagnati resta sempre la scelta tra quattro Paesi in cui recarsi, anche se si sono resi protagonisti dei cosiddetti movimenti secondari, spostamenti all’interno dell’Unione compiuti prima di aver ricevuto una risposta alla richiesta di asilo.

Dalla proposta originaria della Commissione Ue sono stati cancellati i check di inammissibilità, in base ai quali un Paese poteva respingere un richiedente asilo se proveniente da un Paese ritenuto sicuro. Per superare l’opposizione dei Paesi dell’Est è stato invece previsto un periodo di transizione di tre anni durante i quali i Paesi di primo ingresso continueranno ad avere la responsabilità dei rifugiati.

«In questo modo – critica la 5 Stelle Laura Ferrara – si favoriscono i Paesi che storicamente hanno accolto poco o niente, esonerandoli di fatto dal ricollocamento».

IL CONSIGLIO UE La parola passa adesso al Consiglio dei capi di Stato e di governo che dovrebbe presentare una sua proposta di regolamento con cui avviare la trattativa finale con Commissione ed europarlamento. La discussione sarebbe dovuta avvenire durante la riunione del Consiglio di oggi, ma le divisioni tra gli Stati sono tali che si è deciso di rimandare tutto a maggio del 2018.