Il Pd perde le sue città nelle regioni rosse, e anche Imola passa di mano, 70 mila abitanti abituati dalla caduta del fascismo ad oggi a votare sinistra. E infatti qui la sinistra ha governato ininterrottamente per 73 lunghi anni. La vittoria al ballottaggio del Movimento 5 Stelle è una svolta storica, un ribaltone per uno degli ultimi fortini del Partito democratico. Eppure il giorno dopo il voto che ha premiato i 5 Stelle e affossato i democratici, è difficile trovare sguardi preoccupati o facce tese. A Imola tutto scorre, nelle piazze e nelle strade molti sorridono e danno il benvenuto al cambiamento, qualsiasi cosa voglia dire. «Basta ragnatele, vogliamo qualcosa di nuovo», dice un signore sulla cinquantina. Cos’è il nuovo? «Basta che non sia il Pd», risponde. Altri tirano fuori l’argomento Salvini, «lui sì che saprà dare una svolta a Roma, ma comunque qui ho votato perché di quelli lì (il Pd, ndr) non ne potevo più».
Dove sia finito il 45 per cento che comunque ha scelto centro sinistra è difficile dirlo. C’è un signore, 90 anni appena compiuti e una lunga storia di militante nella sinistra, che ti guarda e dice: «Quando non ci sono più passioni è normale che la gente voti altrove». C’è anche chi ci ha scherzato su nella notte elettorale: «Da oggi Imola è in provincia di Parma». In effetti non è andata molto diversamente. A Parma nel 2012 il candidato Pd si era presentato in vantaggio dopo il primo turno ed era caduto al ballottaggio contro l’allora astro nascente del Movimento 5 Stelle Federico Pizzarotti. A Imola le cose sono andate nello stesso modo. Carmen Cappello, candidata civica di tutto il centro sinistra, è arrivata alla vigilia delle urne con il 42 per cento delle preferenze. Non è bastato. La grillina Manuela Sangiorgi ha sommato al suo 29 per cento tutti i voti della destra, rimasta fuori al primo turno. I numeri parlano chiaro: il Pd e i suoi alleati sono riusciti a riconfermare praticamente tutti i loro voti, segno che l’alleanza con liste civiche e Art1.-Mdp non era di comodo ma un vero progetto per la città. Il Movimento 5 Stelle ha incassato 6 dei 7 mila voti di Lega (al 15 per cento) e Forza Italia (4 per cento). Una svolta dal forte peso simbolico anche per l’Emilia-Romagna, perché la caduta di Imola segna l’inizio dell’assalto alla Regione, che andrà al voto nel 2019. «A Imola abbiamo fatto un’impresa titanica – commenta Massimo Bugani, braccio destro di Casaleggio e king maker del successo a 5 Stelle imolese – Qui il risultato è solo frutto di sudore, fatica e sofferenza, ma soprattutto è un risultato politico. Questa città non era in rovina, nonostante ciò la gente ha scelto noi per la nostra proposta».
Festa, rivincita e orgoglio per il Movimento 5 Stelle. Sconfitta e rabbia per il Pd. A parlare è Marco Raccagna, segretario uscente (non si ricandiderà): «Si è verificata la tempesta perfetta – ha spiegato il dirigente Pd – Abbiamo riconfermato tutti i nostri voti ma dall’altra parte c’è stata la saldatura dei voti dei 5 Stelle con tutti gli altri voti della destra. Il centro sinistra, anche se largo, se non vince al primo turno poi non vince più, non ce la fa ad allargarsi». Poi sbotta: «Ce lo dobbiamo dire, siamo soli e la gente vota per mandarci a casa. Così non si va da nessuna parte». Se Imola piange, Bologna non ride. Sotto le Due Torri è scoppiato uno spinoso dibattito attorno alla tradizionale base elettorale Pd over 60. I pensionati insomma. Troupe televisive e cronisti locali hanno a ripetizione documentato lo sfondamento delle idee di Salvini sui migranti in un circolo Arci, lo storico Benassi. Certo, l’Arci fa cultura e intrattenimento antirazzista e antifascista, e su questo non si discute, ma fa impressione sentire e vedere pensionati che per una vita hanno votato Pd giocare a carte e dichiarare candidamente che «Salvini ha ragione. Bravo lui». E su questo si discute eccome. Nella bufera la dirigenza locale dell’Arci ha lanciato un’assemblea pubblica per ripartire. «Bologna deve tornare a far sentire con forza la propria voce e umanità per sovrastare l’odio e la rabbia che crescono intorno a noi. Per questo – dice la presidente dell’Arci di Bologna Rossella Vigneri – rivolgiamo un appello ad associazioni, movimenti, organizzazioni sindacali, istituzioni, cittadini e cittadine: incontriamoci e mettiamo insieme le nostre forze ed esperienze».