Nel giorno in cui dall’Egitto arriva la prima ricostruzione plausibile dell’omicidio di Giulio Regeni, una delle poche notizie che non puzzano di depistaggio – tanto da essere confermata dalla procura di Giza e smentita dal ministero di Giustizia di Al-Sisi -, il governo italiano continua a chiedere flebilmente la piena collaborazione delle autorità del Cairo.

Rispondendo alle domande dei giornalisti, a New York, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni si è limitato a riferire di aver ricevuto assicurazioni dagli “amici” egiziani «che i vari elementi di indagine dai noi richiesti ci siano dati in tempi rapidi», e ad auspicare che «non si alimentino versioni o piste più o meno improbabili». «Sia la famiglia Regeni che la dignità del nostro Paese richiedono che su questa vicenda si abbiamo elementi certi e seri – ha detto il ministro – ci aspettiamo dall’Egitto quella collaborazione piena, efficace e tempestiva sul terreno investigativo che ci è stata promessa; poi verificheremo il rispetto di queste promesse».

Si muove nella medesima direzione, senza però alcuna fiducia nel regime di Al-Sisi, e preme sul governo italiano perché agisca senza tentennamenti, la campagna lanciata da Amnesty International Italia alla quale ieri ha aderito anche il Comune di Milano, dopo molti altri, tra i quali Reggio Calabria, Lamezia Terme, Livorno, Bari, Parma, Napoli, Palermo, Empoli e Trieste. Oggi, alle 12, sulla facciata di Palazzo Marino sarà appeso lo striscione con la scritta «Verità per Giulio Regeni» e la campagna sarà lanciata anche dal sito web del Comune, che per l’occasione ha realizzato 5 mila cartoline e 200 locandine e le ha distribuite in tutte le sedi dell’anagrafe, dei Consigli di Zona, nelle biblioteche e nei musei.

La pressione di Amnesty e della cosiddetta società civile, scese al fianco della famiglia di Giulio, ha comunque ottenuto l’”arruolamento”, se così si può dire, di due colossi: Wind, che ha ritirato lo spot che banalizzava la tortura, e Eni che ha risposto alla famiglia Regeni assicurando il massimo sforzo, nel Paese dove si accinge a sfruttare il mega giacimento Zohr, affinché tutta la verità venga fuori.