Il «reddito di cittadinanza» è ai nastri di partenza. Sembra quasi tutto pronto, ma molto resta ancora da vedere e capire. Da questa mattina è possibile fare domanda per il sussidio approvato da Cinque Stelle e Lega. La mensilità di aprile, la prima, si potrà richiedere fino al 31 marzo. La risposta dell’Inps dovrebbe arrivare tra il 26 e il 30 del mese prossimo. I soldi per le domande approvate saranno accreditati sulla card a maggio.

L’Inps si è detto pronto a ricevere e valutare le richieste. Tre le modalità per presentarle: agli sportelli postali utilizzando il modulo cartaceo predisposto dall’Inps e pubblicato sul sito; online sulla pagina del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, ma solo per chi ha le credenziali Spid (Sistema pubblico di identificazione digitale); presso i Centri di assistenza fiscale (Caf). Precondizione per l’inoltro della domanda è aver presentato una Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu) finalizzata al rilascio dell’Isee. La relativa attestazione sarà poi fornita direttamente dall’Inps.

IL MODELLO PRINCIPALE per la richiesta del reddito si chiama Sr180. Nove pagine divise in due parti: la prima spiega come funziona, la seconda è da compilare. Bisogna inserire i dati del richiedente, i requisiti economici e familiari, le dichiarazioni di consapevolezza delle procedure da seguire e delle sanzioni previste. Chi ha «Attività lavorative in corso non rilevate dall’Isee per l’intera annualità» dovrà riempire anche il modello Sr182, indicando eventuali retribuzioni successive al primo gennaio 2017. Il terzo modello, Sr181, non va allegato inizialmente, ma è da aggiungere solo se durante la fruizione del reddito varia la condizione lavorativa di uno dei componenti del nucleo familiare.

IL RICHIEDENTE deve avere la cittadinanza italiana da almeno dieci anni e un Isee inferiore a 9.360 euro annui. Altri requisiti riguardano il patrimonio immobiliare e la proprietà di auto e moto. Il sussidio ha una durata massima di 18 mesi. È composto da un’integrazione al reddito fino a 500 euro al mese per i single e 1.050 per le famiglie, più altri 280 euro per affitto o mutuo.

«SIAMO DI FRONTE a un’operazione straordinaria che non potrà mai avere un’esecuzione ordinaria del servizio – ha detto ieri Marco Siracusano, amministratore delegato Postepay, nell’audizione alle commissioni riunite Lavoro e Politiche sociali della Camera -. L’azienda cercherà di fare il massimo possibile ma non si possono escludere disfunzioni». In generale la pressione davanti ai 13mila uffici postali dovrebbe essere contenuta, grazie alla possibilità di invio telematico. Comunque, sono previste vigilanze rafforzate delle forze dell’ordine e organizzazione alfabetica dei turni per evitare criticità e affollamenti. Il ritiro delle card per le richieste approvate dall’Inps avverrà in una seconda fase. Si riceverà via «sms o mail» l’indicazione precisa di data, luogo e ufficio postale dove prendere carta e Pin.

LE PROIEZIONI ISTAT presentate ieri alla Camera dicono che il reddito può interessare fino a un milione e 308mila famiglie e due milioni e 706mila individui. I singoli costituiscono il 47,9% del totale. «Il sussidio annuale per unità familiari è pari in media a 5mila 182 euro nel mezzogiorno, 4mila 853 euro al nord e 4mila 919 euro al centro», afferma Roberto Marducci, direttore del Dipartimento per la produzione statistica dell’istituto di ricerca. Le famiglie potenzialmente beneficiarie sono 752mila al Sud, 222mila al Centro e 333mila al Nord. Secondo le stesse stime circa un terzo degli interessati, 897mila persone, dovrà sottoscrivere il« Patto per il lavoro».

IL RISCHIO DELLA MAXI-SANZIONE per i datori di lavoro che assumeranno in nero i percettori del reddito è stato sottolineato nella stessa audizione parlamentare dal direttore dell’Ispettorato nazionale del lavoro Leonardo Alestra. La norma accomuna questa categoria a minori o clandestini, con una piccola differenza: «è possibile verificare la condizione legale dello straniero o l’età dell’eventuale minore chiedendo permesso di soggiorno o documento di identità, ma non si può fare altrettanto per sapere chi percepisce il sussidio», ha detto Alestra. Altre perplessità sono state sollevate contestualmente dall’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (Inapp) secondo cui il reddito di cittadinanza non può essere considerato un «diritto soggettivo pieno» perché prevede limiti di autorizzazione di spesa. Alcune norme rischierebbero poi di penalizzare chi dichiara redditi da lavoro e incentivare «comportamenti opportunistici di apertura di partite Iva» per ottenere maggiori mensilità.