È l’ultima alternativa possibile: la costruzione di un muro di ghiaccio che congeli l’acqua prima che questa entri nell’oceano.
Se ne parlava da mesi, ma il costo enorme per la sua costruzione, a cui si aggiungeva il costante rifornimento di azoto liquido, aveva sempre convinto la Tepco ad aggirare l’impresa. Alla fine, però, è stato il governo di Shinzo Abe, pressato da più parti, a prendere la decisione. Il costo, stimato attorno ai 360 milioni di euro, sarà quasi certamente destinato a lievitare, dato che occorrerà insufflare liquido criogenico in modo costante per congelare il terreno ed evitare che l’acqua radioattiva. Una sorta di permafrost artificiale, quindi. La risolutezza e la determinazione con cui il primo ministro giapponese Abe ha preso il provvedimento non lascia adito a dubbi: l’inaffidabilità della Tepco ha raggiunto i limiti, inducendo il governo centrale a sollevare la compagnia da ogni fase decisionale. Per far ripartire il Giappone, il governo di Tokyo ha bisogno di rinnovare la propria immagine di credibilità nucleare in modo che i 300 miliardi di dollari in accordi sulla vendita di tecnologie nucleari previsti entro il 2020 si concretizzino. Sempre per il 2020 Tokyo si è candidata ad ospitare i giochi olimpici, un altro affare miliardario che rivoluzionerà l’intero bacino economico che gravita attorno alla capitale (da Tokyo a Osaka) con i suoi 50 milioni di abitanti. Il Partito Liberaldemocratico, fortemente colluso con il Keidanren e le grandi industrie nazionali, per non perdere i preziosi finanziamenti che servono a garantirsi un appoggio economico da parte dei contadini, deve dar prova di saper gestire al meglio l’incidente nucleare. Il permesso dato dal governo Abe a 34.000 cittadini di tornare nelle loro case proprio nel momento peggiore della crisi, è una mossa per dimostrare che tutto procede per il meglio.