«È passato quasi mezzo secolo, ma sembra un attimo» afferma Marco Martinelli quando, raggiunto telefonicamente, gli chiediamo da quanto tempo lui ed Ermanna Montanari – fondatori della compagnia Teatro delle Albe – sono legati alla figura e all’opera di Pier Paolo Pasolini. Sarà infatti proprio la storia di questa «relazione» artistica e sentimentale al centro della diretta radiofonica intitolata Pasolinacci e Pasolini – Il nostro Pier Paolo, in onda su Radio3 sabato alle 20.30. Un gesto che si inserisce nei festeggiamenti per il centenario dalla nascita del poeta, scrittore e regista, ma in questo caso partendo dall’esperienza personale di Marco e Ermanna, dal loro avvicinamento giovanile al suo pensiero «e in particolar modo ai suoi film» ci raccontano, «infatti non abbiamo mai messo in scena un testo per il teatro, sono state le sue opere cinematografiche a toccarci profondamente». E questa natura anfibia fa ormai parte anche del percorso di Martinelli e Montanari – «gente di teatro», come si definiscono, ma impegnati da diversi anni in un’esplorazione del linguaggio filmico.

IL TITOLO della serata rimanda, naturalmente, alla pellicola del 1966 Uccellacci e uccellini, lì dove bisogna cercare il «testamento spirituale» di Pasolini, secondo la coppia. Non lo sarebbe infatti Salò o le 120 giornate di Sodoma, il film che i due raccontano di aver visto insieme a soli vent’anni, nel 1977, mano nella mano in un cinema porno di Bologna. La diretta di sabato dalla Sala A di Via Asiago a Roma vedrà dietro al microfono entrambi, si intrecceranno le voci di Martinelli – che restituirà la storia dell’incontro folgorante con l’opera di Pasolini attraverso la lettura di un testo inedito, da lui composto per l’occasione – mentre Montanari interpreterà il poemetto Una disperata vitalità (1964).
Quando le chiediamo com’è stato calarsi nelle sue parole, ci risponde così: «Finora non mi ero mai sentita adatta per “troppa consonanza”, lo stesso vale ad esempio per Carmelo Bene che però abbiamo conosciuto e frequentato, mentre Pasolini lo abbiamo incontrato in sua assenza. Lavorarci è stato come riaprire di nuovo qualcosa». La partitura prevede, oltre agli interventi vocali, anche la musica dal vivo eseguita dal contrabbassista Daniele Roccato – già sul palcoscenico con il suo strumento nel bellissimo spettacolo della compagnia Madre – che spazierà da Johan Sebastian Bach a Bella Ciao. La serata sarà condotta da Laura Palmieri e avrà come ospite lo scrittore Marco Belpoliti e un gruppo di giovani allievi registi dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico.

COME CI RACCONTANO, la passione della coppia per l’opera di Pasolini si nutre di tratti contraddittori, di ossimori che appartengono alla figura dello scrittore, «urticante e santa» la definisce Ermanna, mentre Marco afferma che «ad interessarmi è soprattutto la non separabilità del sacro dalla ragione, il tenere insieme la spinta critica nei confronti del mondo e il mistero che lo abita. Come scriveva Pasolini, non possiamo usare ancora i ferri vecchi dell’illuminismo. Portiamo con noi questi grandi eretici che si chiedono: il mondo è fatto così, ma si potrà cambiare almeno un po’?». E il concetto di «eretico» e «corsaro» è sicuramente centrale per la compagnia – un prezioso libro di alcuni anni fa con loro scritti e interventi si intitolava proprio Primavera eretica. Questo profondo legame però, lo sottolineano, non deve portare ad una «museificazione» dell’autore, da evitare sempre e con ancora maggior decisione durante le celebrazioni. Ma Teatro delle Albe ha saputo rendere «pasoliniana» la propria attività e il proprio sguardo, di cui si nutre anche il testo che ascolteremo alla radio rispetto alla contemporaneità e alle sue storture. Rinnovando poi quello spirito nelle numerose esperienze a contatto con i giovani in giro per il mondo, da Nairobi a Scampia, diramazioni del progetto della non-scuola nato nel 1991 con i laboratori teatrali nelle scuole di Ravenna, ovvero «un modo per giocare con i ragazzi, usando i testi della tradizione come una palla. Perché i maestri non aspettano altro che essere presi a calci, salvo poi tornarti a trovare la notte» come scriveva tempo fa Martinelli in suo testo, in profonda continuità con quei maestri che «si mangiano in salsa piccante» che Pasolini ci ha lasciato in eredità.