A volte i sogni si avverano: la mega-cattedrale a Ekaterinburg voluta dalla chiesa ortodossa contro cui si stavano mobilitando da 10 giorni, e soprattutto notti, i giovani della capitale degli Urali non si farà.

Ieri mattina dopo un laconico comunicato del metropolita di Ekaterinburg in cui si annunciava di voler rinunciare all’opera «per il bene della pace e dell’armonia», gli operai del comune hanno iniziato a smontare la grande recinzione che cingeva la piazza in attesa dell’inizio dei lavori.

UNA SCONFITTA PER LA CHIESA e gli affaristi del suo entourage che dovranno rinunciare a un business di 60 milioni di dollari. Ma anche per Putin: temendo il dilagare del movimento il presidente russo aveva proposto in extremis un oscuro «sondaggio tra la popolazione» che neppure era stato preso in considerazione dai manifestanti.

Ora per i ragazzi di Ekaterinburg la square come chiamano da sempre piazza Ottobre dove avrebbe dovuta sorgere la montagna di cemento alta 75 metri, diventerà «piazza della libertà». Tuttavia per ora torneranno lì ogni sera. «Ci sono trenta di noi agli arresti e che rischiano un processo penale per l’abbattimento delle transenne, non possiamo certo lasciarli soli» sostiene un giovane alla Tv locale della città. Ma anche le multe comminate agli attivisti sono ingenti: si tratta di molti milioni di dollari di contravvenzioni per «manifestazione non autorizzata».

MA EKATERINBURG non è il solo, e forse neppure il più importante, motivo di inquietudine per il Cremlino sul fronte interno. Da settimane cresce senza sosta il movimento della popolazione di Astrakhan, la grande città della Russia meridionale bagnata dal Volga, contro l’inceneritore che dovrebbe accogliere gran parte della spazzatura prodotta da Mosca. Qui il movimento dura da settimane ed è largamente egemonizzato dalla sinistra. Del resto Oleg Shein, combattivo deputato di Russia giusta e da sempre sostenitore dei movimenti ecologisti e dei lavoratori, è nato da queste parti e anche il partito comunista e il Fronte della sinistra hanno una presenza significativa.

Da aprile il movimento non si è mai fermato. Il 7 aprile scorso una grande manifestazione a Astrakhan si è conclusa con incidenti tra i partecipanti e la polizia. E qualche giorno dopo nel luogo in cui dovrebbe sorgere la discarica ci sono stati violenti scontri tra eco-attivisti e operai del cantiere. Ma anche azioni di sabotaggio iniziano a fare capolino. Come informa l’agenzia di stampa Interfax più volte ultimamente «i due ponti di legno sulla strada di Madmas-Shylador, che servono per trasportare le attrezzature al cantiere, sono stati danneggiati».

PUTIN, PER SOSTENERE L’OPERA, una settimana fa è atterrato in città. Ha rincuorato il governatore di Russia unita garantendogli che «l’opera si farà» anche se «dovrà avere standard europei» ma la sua proposta di sei miliardi di compensazione per la popolazione interessata è stata rimandata al mittente dal movimento.

«Con quei soldi si può fare un moderno sistema di smaltimento a Mosca» dice Oleg Mandrykin, sin dall’inizio in prima fila nelle manifestazioni. La terra sembra inizi a mancare sotto ai piedi al presidente russo e al suo governo locale: domenica, emulando i giovani di Ekaterinburg, il «movimento anti-spazzatura» ha organizzato un concerto non autorizzato dei Be Happy e dei Mille Diaboli, ovvero i gruppi rock e hip-hop più noti della città, a cui sono accorse oltre 50mila persone. E la leader del movimento Elena Kalinina promette che «se il potere non cederà, faremo arrivare qui questa estate tutto il movimento ecologista russo».