Putin non perdona, 5 anni a Kagarlitsky. Lettera dal carcere
Russia La Corte suprema conferma la condanna all'intellettuale marxista anti-Putin, punito per la sua opposizione alla guerra. Riproponiamo il suo appello a favore dei prigionieri politici di sinistra
Russia La Corte suprema conferma la condanna all'intellettuale marxista anti-Putin, punito per la sua opposizione alla guerra. Riproponiamo il suo appello a favore dei prigionieri politici di sinistra
Condanna a 5 anni di carcere confermata in Russia dalla Corte suprema per l’intellettuale marxista Boris Kagarlitsky, una delle voci più autorevoli dell’opposizione a Vladimir Putin. Era accusato di «giustificare il terrorismo» per dei post contro la guerra in Ucraina. Arrestato e perseguito penalmente più volte, nel 2021 per aver denunciato brogli elettorali e più di recente per le sue critiche all’invasione dell’Ucraina. Sociologo, filosofo, saggista e giornalista (ha collaborato anche con il manifesto), era anche stato schedato come «agente straniero» in base alle restrizioni introdotte nel 2022.
Con una lettera scritta dal carcere – resa pubblica già ad aprile e che riproponiamo – Kagarlitsky chiede unità e sostegno politico per i prigionieri politici russi di sinistra, quelli che non ricevono attenzione dai media occidentali.
Presentandosi alla Duma di Stato, il Primo Ministro russo Mikhail Mishustin ha citato una serie di dati che testimoniano la crescita dell’economia e il maggiore benessere della popolazione. Purtroppo, c’è un altro indice nel nostro Paese che sta crescendo costantemente. Si tratta del numero di prigionieri politici.
Un numero consistente di persone che si trovano dietro le sbarre per le loro convinzioni politiche appartiene a organizzazioni di sinistra. Socialisti, comunisti e anarchici, insieme ai democratici di sinistra che non sono membri di alcun partito o gruppo, sono costantemente vittime della macchina della repressione. Ogni caso, naturalmente, ha le sue peculiarità, ma la situazione generale è chiara. Il movimento di sinistra si batte per i diritti sociali e democratici, contro il militarismo e l’autoritarismo, e ne sta pagando il prezzo.
Fortunatamente, anche il sostegno ai prigionieri politici nel nostro Paese sta diventando un fenomeno di massa. Migliaia di persone stanno scrivendo a coloro che sono stati arrestati, stanno preparando pacchi e inviando cibo e oggetti caldi. Senza dubbio, è necessario sostenere tutti coloro che, senza ricorrere alla violenza, difendono le loro opinioni e sono di conseguenza soggetti a persecuzioni. Dobbiamo conoscere e ricordare tutti i loro nomi.
Tuttavia, le persone di sinistra possono e devono fare di più per i loro co-pensatori. La cosa più importante è che, unendo i nostri sforzi per aiutare i prigionieri politici, contribuiamo a rafforzare il movimento e a creare un coordinamento tra individui e gruppi. Lavorare insieme per aiutare i nostri co-pensatori che soffrono per le loro convinzioni è molto più fruttuoso che portare avanti discussioni infinite su chi avesse ragione nelle discussioni politiche sovietiche degli anni Venti, su come considerare Stalin e Trotsky, e su chi debba essere considerato un marxista impeccabile e chi un riformista, un opportunista o, al contrario, un settario.
L’unità politica e la maturità politica si raggiungono nel corso dell’attività politica. Nelle condizioni attuali, in cui l’azione politica e l’autorganizzazione nel nostro Paese sono diventate estremamente difficili, aiutare i nostri co-pensatori incarcerati non è solo un’attività umanitaria, ma anche un importante gesto politico, un atto di solidarietà pratica.
Ora che questa iniziativa [a sostegno dei prigionieri politici di sinistra] si sta finalmente concretizzando, dobbiamo sostenerla tutti; possiamo e dobbiamo unirci attorno ad essa. Dopo il primo passo, ne seguiranno altri. Affinché il futuro diventi realtà, dobbiamo impegnarci ora.
È così che vinceremo!
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