«La Russia lotterà per North Stream 2, che Trump lo sappia» ha dichiarato Vladimir Putin durante la conferenza stampa al termine del colloquio con Angela Merkel a Soci.

L’agenda dell’incontro prevedeva la discussione su Siria, Iran e Ucraina ma il fuoco di fila di dichiarazioni della Casa Bianca contro la pipeline che attraverso il mar Baltico dovrebbe portare il gas russo in Germania e nella Repubblica Ceca entro il 2019, ha fatto stravolgere il programma dei due leader europei.

Infatti proprio mentre la cancelliera era in volo per la località balneare uscivano le rivelazioni americane su North Stream 2. Prima il Wall Street Journal rivelava che in un colloquio di un mese fa Trump aveva intimato a Merkel di rinunciare al progetto e poi lo Spiegel riportava un colloquio con la vicedirettrice del Dipartimento dell’Energia degli Stati uniti, Sandra Oudkirk, che incarava la dose. «Washington intende impedire la costruzione della pipeline – ha sostenuto Oudkirk in un discorso a Berlino – e a questo fine potrebbe imporre sanzioni ai partecipanti al progetto». Questo gasdotto non s’ha fare, è la posizione della funzionaria Usa: «non ci piace per ragioni geopolitiche e commerciali».
Se a Washington amano parlar chiaro, a Berlino e Mosca non le si manda a dire. Putin ha sferzato Trump: «Capisco il presidente degli Stati uniti, difende gli interessi del proprio business, vuole promuovere il suo prodotto sul mercato europeo» ma purtroppo per lui «il gas liquido americano costa il 25-30% e anche più di quello russo».

Merkel e Putin per contrastare il ricatto americano hanno elaborato la contromossa. Merkel oggi stesso sarà a Kiev da Petr Poroshenko, il presidente ucraino, e gli porterà la lieta novella. «Il presidente Putin mi ha assicurato – ha dichiarato la politica tedesca – che continuerà a far funzionare anche le pipeline che attraversano l’Ucraina». Una rendita, pagata dalla Russia, che inietta nelle vuote casse dello Stato slavo 2-3 miliardi di dollari all’anno. Putin però ha posto la condizione di riaprire sul serio la trattativa per mettere fine la guerra che prosegue sottotraccia da 4 anni nel Donbass: «Strana la posizione dell’Ucraina: non vuole sviluppare relazioni con noi, ma vuole ricevere denaro per il transito di 2-3 miliardi di dollari all’anno. Ma si può aprire un negoziato…». Su come proseguire la trattativa per giungere all’implementazione degli Accordi di Minsk, i due hanno sorvolato, perché per parte occidentale la trattativa è stata affidata a Macron che atterrerà a San Pietroburgo tra meno di una settimana.

Negoziato è una parola ricorsa di frequente nei colloqui di ieri. Putin ha ricordato il legame economico inestricabile che intercorre tra due paesi, come impone loro di trovare di volta in volta compromessi dinamici: «Lo scorso anno il commercio russo-tedesco è aumentato del 23%. La cooperazione sugli investimenti si è rafforzata. Oggi, il volume totale degli investimenti russi nell’economia tedesca supera gli 8 miliardi di dollari, e quelli tedeschi in Russia supera i 18 miliardi di dollari. In Russia – ha aggiunto il presidente russo – ci sono quasi 5 mila aziende tedesche operanti con un fatturato totale di oltre 50 miliardi e che impiegano circa 270mila persone. A sua volta, in Germania, esistono 1.500 imprese con capitale russo….».