Una settimana non lavorativa con versamento dello stipendio, dal 30 ottobre al 7 novembre, per rallentare la diffusione del Covid-19. La proposta, avanzata in precedenza dal governo di Mosca, è stata accolta ieri da Putin, che durante una riunione con i membri dell’esecutivo ha precisato che i governatori delle Regioni avranno la facoltà di applicare le restrizioni già a partire dal 23 ottobre.

Inoltre, la misura potrà essere prorogata anche oltre la scadenza ove necessario. «La situazione è difficile, i tassi di diffusione del virus aumentano mentre quelli di vaccinazione sono ancora troppo bassi: è necessaria da parte delle istituzioni competenti una risposta adeguata e operativa, per contenere la diffusione del virus», ha detto il presidente russo. Rivolgendosi poi ai cittadini della Federazione, Putin ha esortato nuovamente la popolazione ad «essere responsabile» e a vaccinarsi, ribadendo l’importanza dell’autoisolamento nel contrasto alla pandemia.

Da settimane la diffusione del virus in Russia è fuori controllo. Proprio ieri è stato registrato un nuovo record giornaliero di vittime, pari a 1.028, che porta il totale dei decessi dall’inizio della pandemia a 226.353 persone. Record assoluto, sempre nella giornata di ieri, anche per i contagi, che con un dato giornaliero di 34.073 portano il totale complessivo oltre la soglia degli otto milioni di persone (8.094.825). Ai numeri così preoccupanti ha contribuito senza dubbio il decorso molto lento della campagna di vaccinazione in Russia: i dati diffusi lo scorso 16 ottobre dal quartier generale operativo per il contrasto alla diffusione del Covid-19 stimavano il livello di immunità di gregge nella Federazione al 45 per cento.

Una percentuale molto bassa se paragonata ai paesi europei, soprattutto dopo le affermazioni della vicepremier Tatjana Golikova, che negli scorsi mesi aveva stimato un’immunità all’80 per cento degli adulti (compresi vaccinati e guariti) entro il mese di novembre. Risultati così scadenti nella campagna vaccinale sono da imputare anche al sospetto della popolazione nei confronti del vaccino: un dettaglio denunciato anche da Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino. «Il rifiuto a vaccinarsi influisce sull’aumento dei casi e dei decessi, e rappresenta un atto davvero irresponsabile, che uccide: bisogna continuare le attività di informazione e sensibilizzazione per sostenere la necessità di vaccinarsi contro il virus», ha detto.

La diffusione incontrollata del virus ha anche portato all’introduzione di nuove restrizioni nella città di Mosca, le prime dalla scorsa estate. Le misure più importanti, annunciate dal sindaco Sergej Sobyanin, vedono un regime di isolamento domiciliare per i cittadini di età superiore a 60 anni affetti da malattie croniche, il ritorno al lavoro a distanza per il 30 per cento dei lavoratori dipendenti e l’introduzione di maggiori requisiti per la vaccinazione obbligatoria ai lavoratori del comparto dei servizi. «Dobbiamo prendere i provvedimenti necessari per garantire la sicurezza dei più anziani e delle categorie più fragili della popolazione», ha commentato il sindaco. Inoltre, mentre una serrata generalizzata a livello nazionale non sembra ancora essere una prospettiva concreta, nella capitale russa potrebbero essere introdotte misure ancora più stringenti se la situazione dovesse continuare a peggiorare, con la chiusura di tutte le attività non ritenute essenziali. In quest’ottica la settimana non lavorativa approvata ieri potrebbe rappresentare un tentativo di evitare restrizioni ancora più stringenti che danneggerebbero ulteriormente il lavoro e l’economia nazionale.