Avigliana è un bel centro della val Susa: ha due laghi, un centro storico medioevale, industrie importanti. Soprattutto è uno dei nodi più importanti della vicenda Tav, sia a livello infrastrutturale che culturale. Da sempre feudo del centro sinistra, favorevole all’opera, dopo una lunga battaglia culturale si sposta su posizioni Notav. La frustrazione del Partito Democratico, e ancora prima dei Ds – Avigliana è la cittadina natale di Piero Fassino – è grande.

Nel 2012, nel periodo più duro della ventennale lotta contro la Torino – Lione, il M5s appena nato decide di non presentare il simbolo per non spaccare la lista “Avigliana Città Aperta” che ha la centro del suo programma l’avversione alla grande opera per eccellenza. Dall’altra parte si presenta una alleanza tra Pd e Forza Italia, sotto forma di lista civica.

Il patto che porta i penta stellati a non presentare il simbolo, viene riproposto in altre due località strategiche per il movimento Notav: Susa e Rivalta. L’idea funziona e le tre cittadine, dopo lungo tempo, vengono strappate ai sostenitori della grande opera. Una vittoria fondamentale, perché l’intera vita del territorio, nel bene e nel male, dipende dal futuro dell’alta velocità: il risultato del 2012 è storico e denota grande maturità politica del M5s.

Così ad Avigliana viene eletto il sindaco Angelo Patrizio, un docente delle scuole medie: moderato e coerente, governa bene per cinque anni. I cinquestelle si dicono soddisfatti, anche se talvolta si lanciano in invettive un po’ sopra le righe, tanto per non perdere l’allenamento.

Solo un anno fa, la svolta purista: i cinque stelle annunciano che si presenteranno alle elezioni da soli. Un fulmine a ciel sereno. Non hanno molte critiche da fare al governo di cui sono stati parte: inizialmente anche in forma diretta. Rimane in problema del 2012: l’alleanza destra –sinistra – Sì Tav che ha come unico punto fondante il sostegno all’alta velocità.

Il M5s va avanti comunque, anche perché il sindaco uscente ha deciso di non ripresentarsi. Al suo posto il giovane assessore Andrea Archinà, giudicato “troppo piddino”: la lista “Avigliana Città Aperta” si può inquadrare, a livello nazionale, come un accorpamento di centrosinistra che arriva fino a Rifondazione.

Il 24 marzo i cinque stelle presentano la loro candidata, Tatjana Callegari, operatrice culturale. Marco Scibona e Ivan Della Valle, senatore e deputato, spiegano la scelta della corsa solitaria: “Le esperienze maturate e la crescita nei consensi portano il M5S a essere la prima forza politica del paese. Diventa naturale rivendicare la propria identità direttamente pensando in termini di governo per tutti i livelli istituzionali. Preferiamo non nasconderci dietro finte liste civiche come fanno altri partiti.”

Peccato che la divisione faccia aumentare le possibilità di vittoria dall’asse Renzi – Berlusconi in salsa valsusina. Soprattutto quando il M5s attacca pesantemente, a pochi giorni dal voto, sul consumo di territorio e centri commerciali: sorvolando sull’esiziale dettaglio che a Torino, dove governano, l’amministrazione penta stellata ne ha fatti piovere diciannove in un anno, e ha messo gli oneri di urbanizzazione in spesa corrente. Il “dossier ambientale” a cinque stelle si rivela privo di sostanza, mentre per la prima volta Pd e Forza Italia intravedono la possibilità di vittoria.

Arrivano le votazioni e la lista “Avigliana Città Aperta” vince per appena duecento voti sull’asse destra-sinistra – Sitav. Il M5s si piazza quarto ed entra in consiglio comunale con un solo rappresentante, ridimensionato come in tutta Italia.