Un’associazione per la compravendita di voti, 50 euro a chi era disposto a indicare sulla scheda delle regionali 2020 il nome di «lady preferenze» Anita Maurodinoia: è il nuovo capitolo dell’inchiesta di Bari che ieri ha terremotato ancora le prossime comunali. Le indagini avevano già coinvolto due consigliere comunali baresi, ieri si è saliti di livello con l’assessora Pd ai Trasporti della giunta regionale Emiliano, che ha dovuto dare le dimissioni perché indagata (ha lasciato anche gli organi di partito). Oltre a Maurodinoia, le indagini coinvolgono anche il marito, Sandro Cataldo, e il sindaco di Triggiano, Antonio Donatelli.

A essere oggetto di un accordo corruttivo non sarebbero state solo le elezioni regionali ma anche le amministrative in due comuni della provincia, Grumo Appula nel 2020 e Triggiano nel 2021. Secondo gli inquirenti, «il capo e promotore del programma criminoso» per ottenere illecitamente i consensi sarebbe stato proprio il marito di Maurodinoia, attraverso il movimento politico Sud al Centro, di cui è referente. Per lui è scattata l’accusa di corruzione elettorale ed è stato messo ai domiciliari insieme al sindaco di Triggiano. Stessa misura cautelare è stata disposta per altre 5 persone, tra cui l’ex consigliere municipale di Bari, Armando De Francesco, ritenuto il braccio destro di Cataldo a cui si rivolgeva chiamandolo «il padrino».

In carcere, invece, è finito Nicola Lella, assessore alla Sicurezza e alla Polizia municipale di Grumo, anche lui rieletto (secondo l’accusa) con la compravendita di voti. Gli indagati sono oltre 70 e tra loro vi sono numerosi elettori. Il bacino dove pescare i voti erano soprattutto enti di formazione e università telematiche: chi accettava l’accordo consegnava copia dei propri documenti e della scheda elettorale. Poi, nel corso delle operazioni di spoglio, vari gregari che stazionavano nei pressi delle sezioni verificavano se le persone si fossero effettivamente recate alle urne.

Oltre al denaro venivano promessi posti di lavoro, i pm: «Gli elettori venivano individuati tra le classi meno abbienti, costretti a sentirsi in obbligo». Il database trovato dagli investigatori conteneva oltre 2mila nominativi. Le indagini del procuratore Alessio Coccioli e dei pm Claudio Pinto e Savina Toscani sono partite dal ritrovamento a Bari il 6 ottobre del 2021, in un cassonetto per la raccolta indifferenziata in un piazzale buio ed isolato, di parti di fotocopie di documenti d’identità, codici fiscali di cittadini triggianesi, fac-simile di schede e volantini di propaganda elettorale, manoscritti riportanti il nome di persone e i loro recapiti, documentazione personale di Cataldo e Maurodinoia.

Il sistema si sarebbe attivato, ad esempio, anche per la rielezione dell’allora assessore Lella: nell’agosto 2021 è stato arrestato dai carabinieri che lo avevano sorpreso mentre riceveva una tangente da 5mila euro da un imprenditore. Il sistema sarebbe stato rodato per le elezioni comunali di Grumo del 2020, che si svolsero insieme alle regionali. L’obiettivo della presunta associazione a delinquere (secondo la Procura) era di fare eleggere Maurodinoia al consiglio regionale e Lella e Giuseppe Fiore nel consiglio comunale di Grumo. Infatti, la gip Paola Angela De Santis scrive: «La promessa e la consegna della somma di 50 euro erano finalizzate a indicare quale preferenza sulle schede anche Anita Maurodinoia».

Il successo elettorale di «lady preferenze» è cominciato nel 2014: alle elezioni comunali di Bari fu la più votata con 3mila voti; alla tornata successiva del 2019 ne raccolse 6.234 per poi arrivare, nelle regionali del 2020, a circa 19.700 voti. Nel 2022 si candidò alla Camera con il Pd, conquistando il primo posto tra i non eletti nel collegio Bari-Molfetta. Secondo gli inquirenti, anche nelle elezioni del 2019 potrebbero esserci stati dei voti pagati per Maurodinoia. Si tratta della stessa tornata al centro dell’inchiesta che il 26 febbraio ha portato a 130 arresti per voto di scambio politico-mafioso. Ai domiciliari è finita l’ex consigliera comunale Maria Carmen Lorusso, anche lei di Sud al Centro (eletta nel centrodestra e poi passata nella maggioranza del sindaco Decaro); mentre suo marito Giacomo Olivieri è finito in carcere. Maurodinoia sarebbe stata coinvolta anche in questa indagine da alcuni pentiti ma lei a marzo si era detta estranea.