Respinti in blocco, senza alcuna eccezione. Com’era prevedibile, il Consiglio elettorale supremo (in turco Yuksek Secim Kurulu, Ysk) ha rifiutato di accogliere gli esposti presentati dal Partito dei Popoli Hdp, dal Partito Repubblicano Chp e dal partito extraparlamentare Vatan.

I tre partiti hanno contestato la legalità del referendum costituzionale di domenica e la legittimità della decisione dello Ysk sulle schede elettorali prive di timbro.

Hanno già annunciato nuove iniziative di lotta per il futuro, la più clamorosa delle quali, circolata sia in ambienti Chp che Hdp, porterebbe addirittura all’abbandono del parlamento.

Secondo il parlamentare Hdp Mithat Sancar, «la cancellazione del referendum è l’unica via d’uscita» alla situazione nel paese e ha ricordato che «fin dal principio gli emendamenti alla costituzione sono stati votati illegalmente in parlamento, data l’assenza dei nostri colleghi tratti in arresto. Lo stato di emergenza in vigore durante la campagna referendaria ha privato i cittadini dei diritti di espressione, opinione e di un’informazione equa e imparziale. La maggior parte dei candidati che abbiamo proposto per i comitati elettorali sono stati respinti e già alle elezioni di novembre [2015] abbiamo subito centinaia d’arresti nelle nostre fila».

Sancar ha lanciato un appello a Erdogan e governo: «Non costruite un edificio marcio su fondamenta deboli. Cominciamo insieme un percorso verso una nuova costituzione, perseguite un consenso sociale più ampio possibile e garantite che il lavoro sia condotto in un contesto democratico».

La portavoce del Chp Selin Saye Boke ha poi dichiarato: «Siamo pronti ad esercitare ogni nostro diritto democratico e non accetteremo questa costituzione come un fatto compiuto. Il referendum di domenica è per noi nullo».

Continuano le mobilitazioni organizzate nelle piazze di oltre quindici centri urbani in tutto il paese, incluse le maggiori città come Istanbul, Ankara e Smirne. Trentotto persone sono state arrestate in mattinata ad Istanbul in un’operazione di polizia: l’accusa è di sovversione dell’ordine democratico per aver partecipato alle proteste in strada.

Arrestata anche la parlamentare Hdp Burcu Celik, eletta nella circoscrizione di Mus, una delle molte al centro dello scandalo dei voti non timbrati. Con il suo arresto sale a quattordici il numero di parlamentari Hdp in carcere.

Nel frattempo l’Osce ha rilasciato nuove dichiarazioni attraverso il direttore per le istituzioni democratiche e i diritti umani, Michael George Link: «Sfortunatamente non possiamo dire di aver visto un atteggiamento collaborativo», ha affermato riferendosi al tentativo di avvicinare i vertici dello Ysk per chiarire la questione delle schede non timbrate.

Ma è dal presidente Erdogan che, come al solito, arrivano le dichiarazioni più caustiche: «Ho una formazione calcistica. Non importa se si vince 1-0 o 5-0 – ha detto ieri alla Cnn commentando la vittoria di misura – L’obiettivo finale è quello di vincere la partita».

Un attacco alla delegazione Osce è arrivato invece dal ministro degli Esteri Cavusoglu: la missione dovrebbe fornire una relazione tecnica e non una valutazione politica. Soprattutto, Cavusoglu ha attaccato su Twitter il delegato del Consiglio d’Europa Andrej Hunko, ritratto in due foto con una bandiera del Pkk e con un cartellone della campagna del No: «Questi sono sostenitori del terrorismo. Il report dell’Osce non gode più di alcuna rispettabilità», ha detto.

Se i rapporti con la Ue sono in continuo deterioramento, così non è per le relazioni tra Turchia e Stati uniti. Il presidente americano Trump, dopo essersi congratulato con Erdogan per il risultato referendario, ha invitato il presidente turco ad una visita negli Usa in vista della prossima riunione della Nato.

Erdogan aveva in precedenza incassato il consenso del Cremlino, secondo cui il referendum è una questione interna alla Turchia su cui gli altri Stati non dovrebbero avere voce in capitolo.