Da tempo la Cina è considerata la potenza globale nella posizione migliore per lo sviluppo dell’Intelligenza artificiale. A monte di questa constatazione ci sono i soldi che Pechino ha messo a disposizione, la spinta data dalla leadership in questo campo (Jiang Zemin già negli anni 90’ considerava la corsa all’Ia fondamentale per il futuro del paese e lo stesso Xi Jinping ha citato più volte il tema nei suoi discorsi) e l’immensa mole di dati che le aziende cinesi possono utilizzare per migliorare i propri algoritmi. Il lancio di ChatGpt da parte di Open Ai ad esempio, non poteva che diventare l’ennesimo “momento Sputnik” per il comparto tecnologico cinese (come accaduto dopo la vittoria sul campione nazionale di “Go” da parte di Alpha Go di Google, il primo software a sconfiggere un umano che avrebbe spinto il Pcc a spingere sull’acceleratore dell’innovazione autoctona).

Nei giorni scorsi Baidu, il principale motore di ricerca cinese, ha annunciato il lancio della sua Chat Gpt a marzo, ma sembra che anche Tencent e Tik Tok stiano lavorando a qualcosa del genere. La scena tecnologica cinese, ancora prima che diventasse riconosciuta a livello globale, è stata descritta da Lee Kai-Fu, taiwanese con esperienze in Google, Apple e Microsoft, esperto di tecnologia in Cina e da qualche tempo impegnato in una società di venture capital a finanziare proprio progetti tecnologici (anche) in Cina. Quando uscì AI Superpowers: China, Silicon Valley, and the New World Order nel 2018 in pochi avrebbero scommesso sull’impeto tecnologico cinese. Il suo libro permise di vedere gli avanzamenti di Pechino diventata via via una rivale degli Usa in un campo solitamente considerato “proprio” dell’Occidente. Bisogna anche specificare che il suo libro portò a un esito quasi opposto: da fabbrica del mondo, nelle narrazioni occidentali la Cina è cominciata a diventare un pericoloso avversario capace di utilizzare la tecnologia con funzioni iper repressive e non solo in casa propria. Un’altra deriva è stata la seguente: sopravvalutare la Cina in un settore nel quale esistono ancora molti punti deboli (i semiconduttori, ad esempio) e questioni di governance non chiarissime.

Adesso, con la Cina tornata tra i “cattivi”, si tende nuovamente a diminuire la risonanza globale dell’innovazione tecnologica cinese, forse nell’ottica, anche, di consolarsi: alla fine l’Occidente non sarà schiantato dalla Cina, sembrano dire alcuni commenti relativi allo scontro sui semiconduttori. Lee Kai-Fu ha però avuto il merito di aprire un mondo, all’interno del quale hanno trovato il proprio spazio anche gli scrittori di fantascienza. Nel 2018 usciva Ai Superpowers ma tre anni prima, nel 2015, Liu Cixin era stato il primo cinese a vincere il premio Hugo per la fantascienza con il suo Il problema dei tre corpi. In tre anni la Cina diventa un fenomeno interessante sotto molti punti di vista e tanti scrittori, dopo Liu, hanno trovato attenzione internazionale. Uno di questi è Chen Qiufan, soprannominato il “Gibson cinese”: Chen è un autore che utilizza il cosiddetto realismo fantascientifico, provando a raccontare quanto è “già” futuro. I loro due profili si sono incontrati in modo perfetto in Ai 2041, Scenari dal futuro dell’intelligenza artificiale (Luiss University press, 2023), un libro nel quale Chen indaga attraverso la fiction l’impatto dell’Ia nella nostra vita quotidiana in un domani non troppo distante dai giorni nostri e Kai-Fu ne analizza le specifiche tecniche, fornendo una specie di “hardware” all’impianto finzionale di Chen.

Ne esce un libro che ci offre uno spaccato di come potrebbe essere il nostro mondo tra poco, attraverso l’esplorazione di diverse applicazioni di Ai: dal deep learning al deep fake, dalla robotica a simil ChatGpt. Il tentativo è sviluppare questo concetto, espresso nell’introduzione di Lee Kai-Fu: l’Ia è la tecnologia fondamentale del nostro presente, ma rappresenta soprattutto il nostro inevitabile destino. I due autori non hanno l’intento di spaventare, sono entrambi fondamentalmente ottimisti. Ma se Kai-Fu racconta il funzionamento dell’Ia applicata a diverse situazioni, Chen trasfigura questa freddezza in racconti che ci restituiscono i rischi di uno sviluppo tecnologico senza alcun controllo, ribadendo così quanto nel mondo degli esperti di Ia si dice da tempo: che più che prevedere cosa potremo fare con l’Ia, sarebbe il caso di regolamentarne già ora le applicazioni, ben sapendo che il suo avanzamento è un mistero, ad oggi, ancora per tutti.