«Se non partiamo subito con un congresso, il partito democratico non si ricostruirà mai». Le parole di Romano Prodi, ospite ieri sera di Lilly Gruber su La7, risuonano fragorosamente nel Pd proprio quando si è a un passo dall’apertura delle urne con il segretario dem Enrico Letta che gioca una partita a dir poco difficile. Tanto che dopo i lanci di agenzia in tempi record dall’ufficio stampa del professore arriva una precisazione: «Il senso delle parole di Romano Prodi, intervistato questa sera a Otto e Mezzo, è chiarissimo nel contesto e identico a quanto da sempre dichiarato dal Presidente Prodi. L’assalto al segretario, dopo le elezioni, sarebbe inutile e deleterio. Ciò che serve ad un partito è ritrovarsi, in una discussione corale e che coinvolga decine di migliaia di persone. E l’unico partito che oggi ha una struttura tale per poter fare questo è il Partito democratico».
A Prodi- che annuncia che voterà Casini «perché si fa più festa in cielo per un peccatore pentito che per 100 giusti» – Lilly Gruber ha chiesto anche se si possa parlare di «allarme democratico», come aveva fatto lo stesso Letta: «Allarme democratico? All’estero c’è più un’aspettativa preoccupata, l’ho notato – ha risposto il Professore -. Una forte preoccupazione, come fu per il caso austriaco. Poi è tutto da vedere se si tramuta in allarme democratico o meno. Ma io ho più paura del rischio di emarginazione e di conseguenza di una flessione della nostra capacità di contrattazione in ambito europeo».