Convocata al ministero degli Esteri russo l’ambasciatrice britannica a Mosca, Deborah Bronnert. Soltanto un giorno dopo l’intervista di Vladimir Putin al magazine tedesco Die Zeit, in cui il presidente russo ha ribadito l’interesse di Mosca verso il ripristino di un partenariato con i Paesi europei, un nuovo incidente nel Mar Nero rischia di aggravare un contesto già molto teso e incerto. Nel primo pomeriggio di ieri il ministero della Difesa di Mosca ha denunciato l’attraversamento illegale del confine russo nel Mar Nero (presso le coste di Crimea) da parte di un cacciatorpediniere britannico Defender: dopo la violazione da un pattugliatore russo sarebbero partiti colpi di avvertimento, mentre un caccia avrebbe sganciato due bombe a prua della nave.

UNA DENUNCIA GRAVE quella di Mosca, a cui è seguita la convocazione – poco prima di quella dell’ambasciatrice Bronnert – al ministero della Difesa russo dell’addetto militare della rappresentanza diplomatica del Regno Unito a Mosca, in ragione «della violazione del confine statale della Federazione Russa da parte di un cacciatorpediniere della Marina britannica».

Ma la situazione, come spesso accade in occasione di incidenti che vedono un coinvolgimento militare, è ancora poco chiara. Poco dopo la denuncia russa, il ministero della Difesa britannico ha smentito lo sparo di colpi di avvertimento contro la nave. Stando alle autorità di Londra, il cacciatorpediniere Hms Defender si sarebbe trovato in acque ucraine «nel pieno rispetto del diritto internazionale». Del resto se i Paesi della Nato non riconoscono il referendum del 2014 con cui la Crimea ha optato per la Federazione russa – dopo la crisi di piazza Maidan, anti-russa e contro la popolazione di lingua russa – è chiaro che considerino le coste di Crimea acque ucraine. Il gioco è fatto. «Contro la nave non è stato diretto alcun colpo, e non confermiamo la notizia che alcune bombe sarebbero state sganciate lungo il suo percorso», ha riferito la Difesa britannica, aggiungendo che nel Mar Nero sarebbe stata in corso un’esercitazione di tiro da parte delle truppe russe: una manovra di cui avrebbero dato anche previa comunicazione all’equipaggio della nave. Nonostante la precisazione britannica sembri sgonfiare la vicenda, i toni restano duri: sull’incidente è intervenuto anche il ministro della Difesa britannico, Ben Wallace, affermando che le azioni della Russia sono «una minaccia per la stabilità di cui tutti abbiamo bisogno per mantenere la sicurezza».

QUESTI EPISODI dimostrano come le tensioni tra Mosca e il mondo occidentale siano tutt’altro che scemate, nonostante il passo in avanti positivo del recente incontro tra Putin e Biden a Ginevra, o la recente apertura del presidente russo verso i Paesi dell’Ue. Proprio nella sua intervista a Die Zeit, Putin ha ribadito quanto il sistema di sicurezza europeo sia «fortemente degradato» e il concretizzarsi del rischio di una nuova corsa agli armamenti, indicando proprio la stabilità strategica tra le possibili aree di cooperazione Russia-Ue. Va poi ricordato come il Mar Nero costituisca un’area di grande interesse strategico: è il cortile di casa della Federazione Russa, ma per la Nato è il fronte marittimo dell’allargamento a Est, andato consolidandosi dal 2004 – con l’ingresso di tutti i pesi dell’ex Patto di Varsavia – tranne la Russia – nell’Alleanza atlantica, con ormai una consolidata e diffusa presenza militare Nato. In questo contesto vanno anche lette la crisi della Crimea e la situazione in Ucraina, che nella contesa tra Russia e Stati Uniti in Europa orientale gioca un ruolo di grande importanza strategica: il controllo del Paese esteuropeo garantirebbe a Washington il dominio della quasi totalità dello spazio europeo. Prospettiva a cui Mosca guarda con estrema preoccupazione per ragioni di sicurezza, anche in funzione della crescente presenza di basi o installazioni militari della Nato in paesi strategici come la Romania e la Bulgaria (che affacciano proprio sul Mar Nero).