La fuga è finita là dove tutto era iniziato. Salah Abdeslam, l’ultimo dei membri del commando jihadista che ha portato l’orrore per le strade di Parigi lo scorso 13 novembre, è stato ferito e catturato da un’unità dei reparti speciali della polizia belga, coadiuvati dall’intelligence francese, in un blitz scattato a metà pomeriggio nel quartiere di Molenbeek a Bruxelles. L’uomo, insieme ad altri due complici, era stato individuato in un appartamento della rue des Quatre-Vents, nel cuore del quartiere in cui è cresciuto e dove si sospetta che le stragi di novembre siano state ideate ed organizzate.

 

SALAH

Ventisette anni, di nazionalità francese e di origine marocchina, ma residente da tempo in Belgio, prima di essere segnalato, perlomeno dal 2014, come un possibile sostenitore dell’Isis, nell’estate di quell’anno si era recato in Siria per poi fare ritorno a Molenbeek, Salah Abdeslam era stato arrestato per piccoli reati insieme ad Abdelhamid Abaaoud, considerato la mente degli attentati di Parigi e ucciso dalla polizia a Saint-Denis a pochi giorni dalle stragi. Nella deriva verso il fondamentalismo, Salah è stato seguito anche dal fratello Brahim, 31 anni, che si è fatto esplodere davanti a un ristorante il 13 novembre.

A Parigi, l’uomo catturato aveva guidato personalmente la Clio nera che aveva condotto i kamikaze davanti al Bataclan in quella tragica notte e il suo nome figurava sul modulo di affitto di un’altra auto utilizzata dagli stragisti, la Seat dalla quale erano partiti i primi colpi di kalashnikov contro le persone che affollavano caffé e ristoranti nelle strade dell’XI arrondissement. Alla fine, a differenza dei suoi complici, Abdeslam aveva però esitato, scegliendo di non farsi saltare in aria azionando la cintura di esplosivo che indossava e, secondo alcune fonti, per questo oltre che della polizia di tutta Europa sarebbe finito anche nel mirino degli stessi uomini dell’Isis.

Quel che appare certo è che negli ultimi quattro mesi uno dei terroristi più ricercati del mondo ha continuato a nascondersi a Bruxelles. Di lui si erano infatti perse le tracce la notte del 14 novembre quando era stato identificato a un posto di frontiera, ma all’epoca non figurava ancora in nessuna lista di ricercati, mentre rientrava in Belgio dalla Francia. Poi, erano seguite settimane di intense, ma inutili ricerche da parte delle autorità belghe, finite per questo sul banco degli imputati di fronte ai partner comunitari, che erano arrivate a decretare perfino lo stato d’emergenza, schierando i carri armati sulla Gran Place della capitale, ma senza alcun apparente progresso nelle indagini. Decine le perquisizioni che hanno interessato in tutto questo tempo a più riprese il municipio di Molenbeek, quello dove vive la più folta comunità musulmana di Bruxelles e dove alcuni gruppi di ispirazione integralista agiscono alla luce da sole da diversi anni.

Tante ricerche invano, visto che di Salah Abdeslam sembravano non esserci più tracce. Poi, sono cominciate a saltare fuori anche quelle. Prima, a un mese dalle stragi, a Schaerbeek, un’altra periferia calda della città, in un appartamento che si riteneva fosse stata utilizzato proprio dagli attentatori del Bataclan, in particolare per realizzare le cinture di esplosivo utilizzate dai kamikaze a Parigi, dove il fuggitivo si era materializzato attraverso le sue impronte rivelate dalla scientifica. Addirittura, in quel caso, secondo fonti giornalistiche locali, il terrorista avrebbe eluso la sorveglianza delle forze dell’ordine che circondavano l’edificio fuggendo nascosto in un armadio.

Infine, prima del decisivo blitz di ieri, solo martedì, nel corso di una perquisizione ritenuta di routine in una casa di Forest, periferia residenziale di Bruxelles, gli uomini dell’antiterrorismo locale, erano stati accolti da una serie di colpi di kalashnikov. Nella sparatoria che era seguita, era stato ucciso uno degli occupanti, Mohamed Belkaid, un algerino di 35 anni, già condannato in passato per terrorismo e coinvolto anch’egli nelle stragi di Parigi. Su un bicchiere trovato nell’appartamento erano emerse tracce del dna di Salah Abdeslam. Dalla casa di Forest erano fuggiti due uomini, ora si sa che uno di loro era proprio lui.