Il tribunale amministrativo di Tunisi ha respinto lunedì i sei ricorsi presentati da alcuni dei 26 candidati alle presidenziali, tra i quali Youssef Chahed, attuale primo ministro della Tunisia, il cui partito Tahya Tounes si è aggiudicato un misero 7.38%, Seifeddine Makhlouf, Abdelkrim Zbidi, Slim Riahi, Néji Jalloul e Hatem Boulabiar, che hanno contestato i risultati del voto dello scorso 15 settembre, ritenuto falsato dalle condizioni della campagna elettorale e intorbidito dalle violazioni delle norme che disciplinano la “pubblicità politica”.

Nel frattempo, crea non poco imbarazzo la permanenza in carcere di Nabil Karoui, leader di Qalb Tounes e proprietario del canale Nessma Tv, in lizza per la poltrona presidenziale insieme a Kais Saied, l’outsider ultraconservatore, giurista e assistente all’università di Tunisi.

I due candidati avevano ottenuto rispettivamente il 15% e il 18% alla prima tornata elettorale, ma la decisione del tribunale tunisino di far restare in carcere Karoui rischia di avvelenare il secondo turno delle votazioni che si disputeranno probabilmente il prossimo 13 ottobre, subito dopo le legislative del 6.

Karoui, il Berlusconi tunisino, come è stato battezzato dai media, è stato arrestato lo scorso 23 agosto a un casello autostradale con l’accusa di evasione fiscale e riciclaggio di denaro. Da quel momento la campagna elettorale è stata portata avanti dalla moglie Salea Smaoui, mentre dal carcere Karoui non ha risparmiato attacchi alla leadership di Chahed, ritenuta mandante dell’arresto.

Secondo Le Monde, il partito islamico Ennahda, partner della coalizione di governo uscente e sostenitore di Kais Saied, è «a favore» dell’uscita di Karoui dal carcere, senza assolverlo dai sospetti nei suoi confronti. «La giustizia deve tener conto della volontà del popolo», fanno sapere.

D’altronde, la permanenza in carcere di Karoui potrebbe falsare il voto del ballottaggio, delegittimando di fatto una possibile vittoria di Saied. Di conseguenza, sempre secondo Le Monde, si stanno esplorando le possibilità di sbloccare la situazione di stallo, facendo attenzione a salvaguardare al tempo stesso le apparenze giudiziarie. Il rischio, infatti, è che Karoui esca rafforzato dalle elezioni parlamentari, accrescendo l’imbarazzo dell’establishment riguardo a una sua eventuale ulteriore permanenza in carcere.