Vittoria ai punti del realo dei verdi francesi, Yannick Jadot, contro la fundi Sandrine Rousseau: l’europarlamentare ex di Greenpeace vince il secondo turno delle primarie ecologiste con il 51,03%, contro il 48,97% per l’ecofemminista. Europa Ecologia-I Verdi (Eelv) è il solo partito francese che ha scelto di fare delle primarie aperte, per scegliere il candidato alle presidenziali del 2022. «Una partecipazione storica» di 122mila persone per il segretario Eelv, Julien Bayou.

Adesso, i verdi francesi, che hanno collezionato un ottimo risultato alle ultime europee (13,4%) e una serie di vittorie alle municipali (hanno il sindaco a Lione e Bordeaux, oltre alla conferma di Grenoble), devono unirsi per la battaglia delle presidenziali. «È l’inizio di qualcosa» ha detto Sandrine Rousseau, «alle primarie abbiamo messo al centro del dibattito i valori di sinistra, dell’eguaglianza». Jadot aveva già vinto le primarie per le elezioni del 2017, ma allora aveva scelto di ritirarsi per schierarsi dietro al candidato socialista Benoît Hamon (che poi aveva fatto poco più del 6%). Adesso, un “ticket” verde Jadot-Rousseau mette invece i bastoni tra le ruote della socialista Anne Hidalgo, la sindaca di Parigi, che da quando è entrata ufficialmente nella corsa non è riuscita a far decollare la sua candidatura (i sondaggi la danno intorno al 4%, il Ps ha avuto paura delle primarie e i militanti sono solo chiamati ad approvare la scelta della direzione, il 4 ottobre, senza dibattito con eventuali sfidanti).

Gli ecologisti ritengono di essere ormai la forza trainante della sinistra, la sola in crescita. Alle presidenziali, però, avranno molti concorrenti: già dichiarati a sinistra sono quasi una decina, da Jean-Luc Mélenchon per la France Insoumise, a Fabien Roussel del Pcf, passando per l’ex ministro Arnaud Montebourg (su posizioni sovraniste), tre trotzkisti e altri più marginali, oltre alla socialista Hidalgo. Per la France Insoumise, con Jadot «l’ecologia padronale ha vinto».

Eelv ha un programma comune agli schieramenti che si sono opposti alle primarie (al primo turno, 4 candidati hanno avuto un risultato molto vicino, il sindaco di Grenoble, Eric Piolle, più sociale, e l’ex ministra Delphine Batho, che ha difeso la decrescita, sono stati distanziati di poco da due finalisti). L’ecologia «di trasformazione» proposta da Rousseau e quella più di governo di Jadot propongono una carbon tax generalizzata a tutti i settori, consistenti investimenti pubblici per la transizione ecologica, sovvenzioni per il rinnovamento termico dell’edilizia, la fine delle auto a diesel e, a termine, anche di quelle a benzina, un’agricoltura che rispetti la terra, l’istituzione del reddito di cittadinanza in Francia (oggi esiste l’Rsa – Reddito di solidarietà attiva – ma è limitato e parte dai 25 anni). «Sandrine, Eric, Delphine avranno un posto essenziale nella campagna» ha subito detto ieri sera il candidato.

Jadot promuove un’ecologia «di soluzioni», per un cambiamento della struttura economica, una riforma istituzionale per una presidenza di un solo mandato di 7 anni non rinnovabile, 300mila posti di lavoro sovvenzionati per i settori d’avvenire, a livello europeo una «convenzione cittadina» permanente franco-tedesca, l’uscita dal nucleare.

Il programma di Sandrine Rousseau era più radicale: la settimana di lavoro di 4 giorni, una riduzione dell’utilizzo dell’energia, una nuova Repubblica, la fine dell’indipendenza della Bce che dovrà essere responsabile di fronte al Parlamento europeo. «Tutto il nostro sistema economico, sociale e di società è fondato sul trittico prendiamo, usiamo e gettiamo» e questo vale «per il corpo delle donne e dei razzializzati», sostiene Sandrine Rousseau. Jadot vuole proporre risposte «all’altezza del disordine climatico» per «costruire una società pacificata», al di là dei militanti, con «umanisti e progressisti», per conquistare l’Eliseo.