Valérie Pécresse, 54 anni, presidente della regione Ile-de-France, ex ministra di Sarkozy, è la candidata de Les Républicains (Lr) alla presidenza della Repubblica, per le elezioni del prossimo aprile. Ha vinto il ballottaggio delle primarie interne con il 60,95% dei voti. Ha sconfitto Eric Ciotti, esponente dell’ala del partito che flirta con l’estrema destra, il quale ha però intenzione di pesare sulla campagna, con il 39,05% dei voti (era arrivato in testa al primo turno, con il 25,59%).

NELLA PRIMA DICHIARAZIONE dopo la vittoria, Valérie Pécresse ha sottolineato «l’audacia» dei 150mila iscritti a Lr, che nel partito «di de Gaulle, Pompidou, Chirac e Sarkozy» hanno scelto una donna. «La destra è di ritorno» ha detto la candidata, proponendo un «progetto di franca rottura», per togliersi l’immagine troppo centrista. «Restaurare la fierezza della Francia», «rivalorizzare il lavoro» contro «l’assistenzialismo», una «mondializzazione meno ingiusta», un’Europa «meno ingenua», ma anche, per costruire l’unità con l’ala più a destra, descrive una Francia «che si sente impotente di fronte al separatismo islamista», inchiodata dal «peso della burocrazia e del debito», propone «autorità». Per mettere una chiara distanza con Macron – è stata accusata di non essere incompatibile con il presidente – ha affermato che l’attuale capo di stato «ha una sola ossessione: piacere», mentre «io ho una sola passione: fare». Ha parlato di «differenza di natura» con Macron. Ha anche preso le distanze dall’estrema destra: Marine Le Pen e Eric Zemmour rappresentano «un’impotenza», perché «i mercanti di paura non sono mai efficaci nell’azione». All’estrema destra può offrire la sua posizione pro-famiglia, poiché aveva partecipato alle manifestazioni della “manif pour tous”, contro il matrimonio omosessuale, fatto votare da François Hollande.

Pécresse che si presenta come «la signora del fare», si è descritta recentemente come «tre quarti di Angela Merkel e un quarto di Margaret Thatcher». In economia, ha un programma chiaramente liberista, popone una diminuzione di 200mila dipendenti pubblici e meno tasse.

PÉCRESSE RESTA NELLA LINEA europeista tradizionale della destra, anche se oggi insiste sulla necessità di cambiare la Ue. Nel discorso di investitura, ha accennato molto brevemente alla crisi ambientale. Quando era stata ministra dell’Insegnamento superiore e della Ricerca, con Sarkozy, c’era stata una forte contestazione di professori e ricercatori, contro la sua riforma dell’autonomia universitaria.

Sulle spalle di Valérie Pécresse pesa ora il futuro della destra classica, schiacciata tra un’estrema destra in crescita (ma divisa tra i candidati Marine Le Pen e Eric Zemmour, oltre ad altri minori) e il grande centro di Macron, che riunisce l’ala modernista e europeista della destra al social-riformismo dell’ala più business-friendly della social-democrazia. Se per la seconda volta Lr non riuscirà a essere presente al ballottaggio del 24 aprile, il futuro nazionale di questo partito sarà problematico, malgrado la presenza consistente negli enti locali.