È cominciato ieri il voto on line tra gli oltre 9.300 tesserati per stabilire lo statuto di Potere al popolo. Continueranno fino a martedì ma una delle due proposte è rimasta senza i suoi estensori.

Venerdì sera, infatti, una nota dei dirigenti di Rifondazione comunista, capitanati dal segretario Maurizio Acerbo, ha sancito la rottura a poche ore dall’inizio del voto: «È stata rifiutata la pubblicazione sul sito del testo di presentazione dello “Statuto per tutte e tutti” – scrivono -, creando un’evidente e inaccettabile condizione di disparità tra i due statuti di fronte alle/agli aderenti. Inoltre sul sito vi è una ricostruzione falsa del coordinamento di lunedì scorso, che attribuisce a noi (che abbiamo sempre chiesto un solo statuto emendabile) la responsabilità di andare al voto su due statuti contrapposti. È davvero troppo».

L’indicazione per gli iscritti di Rifondazione è «di non partecipare a una consultazione per la quale mancano i requisiti minimi di agibilità democratica».

Lo scontro tra le due anime di Pap (da un lato l’Ex Opg Je so’ pazzo ed Eurostop, dall’altro appunto il Prc), sintetizzato nei due statuti contrapposti, si è fatto sempre più aspro fino alla rottura.

L’Ex Opg spiega: «Le assemblee territoriali hanno votato emendamenti ai due testi, inseriti nelle versioni definitive, ognuna con un suo preambolo. Venerdì Rifondazione ha chiesto di inserire una premessa differente, che era un’accusa nei nostri confronti più che una dichiarazione di intenti».

Questo ha creato l’inciampo che ha provocato la frattura, che però aleggiava da tempo.

«Scissione prima di iniziare, bene ma non benissimo» è uno dei commenti sui social del Prc, dove si è infiammato il dibattito tra chi ha applaudito, preferendo un percorso autonomo, e chi invece ha accusato la dirigenza di aver preso la decisione senza aver consultato la base.

Nella rottura hanno pesato due fattori.

Il primo è indicato in uno dei commenti al post di Acerbo: «Ma non era più semplice spiegare a tutti i compagni che la vera battaglia è quella sulle europee del 2019, far votare se andare con de Magistris o con il simbolo di Potere al popolo, dire che se c’è l’accordo con l’Altra Europa non si devono prendere migliaia di firme anche in Valle D’Aosta e in Molise, dire che visto che c’è uno sbarramento al 4% è importante, al fine della sopravvivenza, unirsi per passarlo?».

Il Prc vorrebbe un movimento che contiene realtà organizzate differenti, con un loro peso individuale e una dirigenza che orienta le scelte in base alla delega, in vista di un cartello elettorale (il Quarto polo) per le europee, mentre l’Ex Opg ed Eurostop spingono per un soggetto politico unitario e autonomo con una base che decide a maggioranza se e come arrivare alle elezioni.

L’altro punto è stato sollevato da Contropiano (sito di informazione di Eurostop): «Oggi (ieri, ndr) a Firenze si riuniscono 200 dirigenti di Rifondazione che da mesi sparano contro la segreteria del partito, “colpevole” di aver accettato il percorso di Potere al popolo (almeno fino a venerdì) e di non aver imposto dentro Pap la linea della costruzione di un non meglio precisato “Quarto polo della sinistra”. Non ci sembra una coincidenza che la decisione di ritirare la propria bozza di statuto sia arrivata alla vigilia di tale appuntamento».

Ieri pomeriggio Salvatore Prinzi, a nome dell’Ex Opg, ha pubblicato una lunga ricostruzione dei fatti, accusando il Prc di aver sabotato il percorso di Pap.

Sulla rottura spiega: «Hanno fatto i conti e non gli tornano, rischiano di perdere di brutto. Meglio buttare la palla in tribuna. Se votano in pochi, dicono che hanno vinto perché l’astensione è tutta loro! Se invece votano in tanti, diranno che il gioco era falsato perché non hanno gareggiato. E quindi, se il gioco è falsato, non ci riconosciamo in Pap, non firmiamo lo statuto dal notaio, Pap non nasce e quindi vi fottete anche se siete migliaia».