Porto Empedocle, saliti a sei i tunisini chiusi nei container
Migrazioni Il senatore dem Nicita in visita al centro: «Il governo ha reso la Sicilia un grande carcere per i migranti». Ieri più di 400 arrivi sulle nostre coste
Migrazioni Il senatore dem Nicita in visita al centro: «Il governo ha reso la Sicilia un grande carcere per i migranti». Ieri più di 400 arrivi sulle nostre coste
«Non voleva scappare, cercava informazioni». Il senatore del Pd Antonio Nicita ha visitato ieri il nuovo Centro trattenimenti di Porto Empedocle ad Agrigento. È lì che ha incontrato gli unici trattenuti: sei tunisini in fuga dal loro paese con i barchini, rinchiusi in base alle norme del decreto Cutro che introducono la privazione della libertà personale, nelle procedure accelerate di frontiera, per i richiedenti asilo che provengono dai 22 paesi considerati «sicuri» dall’Italia (il decreto Salvini del 2019 stabiliva già le procedure accelerate ma solo nelle zone di frontiera, estendendo però queste aree). Il trattenimento può durare fino a 28 giorni.
IL CENTRO di Porto Empedocle, costituito da qualche container per una capienza di 70 persone, è attiguo all’hot spot, al momento vuoto, aperto solo lo scorso febbraio e costato tre milioni di euro. Eppure è stato realizzato in fretta nei giorni intorno a Ferragosto, come ha raccontato il manifesto, nonostante le dichiarazioni del ministro degli Interni Piantedosi sul calo degli sbarchi «del 63% rispetto al 2023». La ragione vera, ha raccontato Nicita appena uscito dalla struttura, è che in questo modo «la competenza giuridica è assegnata a Palermo e non più a Catania, dove molte richieste di convalida sono state respinte».
IL PRIMO INGRESSO a Porto Empedocle è stato quello di un ragazzo di 23 anni. Giovedì il giudice ha confermato la misura di privazione della libertà personale con la motivazione che il migrante avrebbe tentato di eludere i controlli di frontiera allo sbarco, lanciandosi in acqua dal barchino con la volontà di nascondersi e poi recandosi in un hotel di Lampedusa per chiedere informazioni su come scappare. Una ricostruzione che il ragazzo ha smentito nettamente con Nicita: «Mi ha detto di essersi buttato in mare tra i primi per lo spavento e di essersi avvicinato a quell’albergo proprio perché avevo visto una macchina dei carabinieri stazionare lì davanti, a loro voleva chiedere di essere assistito per la domanda di asilo. Stiamo cercando di aiutarlo a fare ricorso».
SECONDO I SEI trattenuti, le informazioni in arabo non sarebbero state immediatamente disponibili e questo ha causato spavento e confusione: «Non hanno ancora avuto la possibilità di contattare un avvocato e non sapevano delle nuove regole: per loro è assurdo che la Tunisia sia considerata un paese sicuro, scappano da condizioni di vita terrificanti, sono alla fame, quando gli hanno detto della cauzione da 2.500 euro da pagare si sono messi a ridere, se avessero avuto quei soldi non sarebbero ora rinchiusi».
LA STRUTTURA di contrada Caos è esposta al sole della costa orientale siciliana e i container, benché nuovi, non aiutano. Per adesso le persone trattenute sono poche e non ci sono quindi presidi fissi di medici o mediatori culturali. «Il sogno del governo pare essere quello di trasformare la Sicilia in un grande carcere per migranti – ragiona il senatore Pd -. Tutto pare concentrato sulla logica dei rimpatri forzati e non dell’accoglienza e della verifica della condizione dei richiedenti asilo. È uno spreco di risorse economiche e umane. La sensazione è un voluto caos tra strutture, una mostruosità burocratica che inghiotte vite e non governa nulla. E su cui chiederemo opportune informazioni al ministro».
LE DICHIARAZIONI di Piantedosi sul presunto calo degli sbarchi con il governo Meloni rischiano di essere datate. Solo ieri sono arrivati sulle coste calabresi e siciliane più di 450 persone, soccorse dalla navi delle ong e dalla Guardia di Finanza. Moltissimi i minori e le donne salvate tra le quali una ragazza etiope, in fuga da violenze e torture, che ha partorito sul barcone poco prima dell’approdo. La giovane e la neonata, chiamata Jordanous, portate al poliambulatorio di Lampedusa, sono adesso in buone condizioni di salute.
«A MONTE della vantata ‘riduzione degli sbarchi in Italia’ vi è un incremento delle violenze e delle sofferenze per le persone in movimento e, in proporzione, anche del numero di vite perdute rispetto agli anni passati – ha commentato Mediterranea Saving Humans -. È questa la conseguenza degli accordi stipulati dai governi italiani e dalle istituzioni Ue con milizie e regimi di Libia e Tunisia».
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