Italia

Detenzione dei richiedenti asilo. Primo sì dei giudici

Detenzione dei richiedenti asilo. Primo sì dei giudiciL’hotspot di Porto Empedocle, vicino al quale è stato inaugurato martedì il centro di trattenimento – Ansa

Migranti A Porto Empedocle si apre una nuova fase, grazie alla convalida del tribunale di Palermo. Per il governo è una svolta, ma le motivazioni non si applicano a tutti i casi

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 23 agosto 2024

«È un fatto storico: un pezzo di territorio italiano viene considerato come se non fosse Italia. È la prima applicazione in assoluto della finzione di non ingresso», commenta Salvatore Fachile, avvocato dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi). Tra le mani ha il provvedimento di convalida del trattenimento di un richiedente asilo tunisino nel centro di Porto Empedocle: lo ha firmato ieri alle 13.40 il giudice Michele Guarnotta del tribunale di Palermo.

DELLA VICENDA ha parlato per primo il manifesto il 31 luglio dando la notizia dell’imminente avvio della struttura, per adesso unica in Italia, e rivelando ieri che una persona era stata trasferita dietro le sbarre. Della storia non si è occupata l’opposizione: forse non ne ha compreso l’importanza o forse era ancora in vacanza. Del resto, a pensar male, tra i motivi della fretta del Viminale nell’inaugurare questo centro in una fase di sbarchi ridotti potrebbe esserci il fatto che la calura estiva fa calare l’attenzione della società civile, giuristi e avvocati compresi.

In ogni caso, stando alla ricostruzione delle carte, le cose sono andate così: la mattina di lunedì scorso cinque migranti erano nei pressi di Lampedusa, quando a cento metri dalla costa il cittadino tunisino in questione si è tuffato e ha nuotato fino alla riva. Si è nascosto, perdendo il contatto con gli altri compagni di viaggio. Avrebbe provato a lasciare l’isola senza farsi scoprire, ma non è chiaro come ciò possa avvenire, e non essendoci riuscito è andato in un hotel a chiedere informazioni. Il personale ha chiamato i carabinieri che lo hanno fermato in via Cameroni, vicino al porto.

Verosimilmente è stato imbarcato sul traghetto di linea Cossyra che in serata parte alla volta di Porto Empedocle. È qui che avrebbe chiesto asilo martedì. Lo stesso giorno il presidente della Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale di Agrigento ha disposto di valutare la pratica con procedura accelerata di frontiera. Ovvero quella inizialmente concepita per le persone che chiedono asilo prima di entrare in Italia, a un valico.

UN DECRETO DEL VIMINALE di agosto 2019, ministro Salvini, ha però esteso la nozione di «zona di frontiera o transito» oltre il suo significato geografico, istituendo la “finzione giuridica”: anche aree interne possono essere considerate di confine. Per esempio tutta la provincia di Agrigento, di cui fanno parte sia Lampedusa che Porto Empedocle. Dunque anche lì, all’interno del territorio nazionale, può applicarsi la procedura d’asilo express.

La distanza dalla frontiera effettivamente varcata è tra i motivi che avevano spinto il tribunale di Catania, tra settembre e ottobre 2023, a non convalidare i trattenimenti nel centro di Modica. In quei casi si produceva anche un cambio di provincia e di tribunale competente, dunque una potenziale violazione del principio costituzionale del giudice naturale precostituito dalla legge. Spostando la detenzione a Porto Empedocle il governo è stato più furbo: in quel comune o a Lampedusa resta la competenza della sezione specializzata di Palermo. Il tema, però, rimane.

«LA FRONTIERA è comunque Lampedusa. Per questo ci siamo opposti alla decisione del Viminale di ritirare i ricorsi sui casi etnei, da lui stesso presentati, in sede di Cassazione. Chiediamo che la massima Corte stabilisca se il ministero dell’Interno può decidere arbitrariamente quali siano le zone di transito o frontiera», afferma l’avvocata Rosa Emanuela Lo Faro, che ha seguito i richiedenti asilo trattenuti a Modica, ottenendo la loro liberazione.

La decisione di ieri segna un punto a favore del governo, che sulla reclusione dei richiedenti asilo ha puntato molte fiches con le innovazioni della «legge Cutro» e con il progetto dei centri in Albania, basato sullo stesso presupposto giuridico di quello a Porto Empedocle. Allo stesso tempo c’è una specificità del provvedimento giurisdizionale che non sarà facilmente generalizzabile. La procedura di frontiera si può applicare in due casi: se il richiedente asilo tenta di eludere i controlli oppure se proviene da uno dei paesi che l’Italia ritiene «sicuri».

Questa seconda circostanza è la più diffusa, anche perché il governo ha esteso la lista a 22 Stati, ed è l’unica che può valere oltre Adriatico, dove saranno trasferiti solo migranti soccorsi in alto mare. Il giudice di Palermo però, nonostante si trattasse di un cittadino della «sicura» Tunisia, ha incentrato il suo ragionamento sulla prima, viste le peculiarità del caso. Inoltre nel bilanciamento tra varie problematiche ha fatto prevalere il pericolo di fuga senza considerare, forse anche in virtù del ricorso scritto da un avvocato d’ufficio che non è detto sia esperto di immigrazione, le altre questioni.

COME QUELLA della garanzia finanziaria, su cui ha solo rilevato che il questore l’ha fissata in 2.500 euro e il richiedente non l’ha versata. La compatibilità della cauzione, prevista come alternativa al trattenimento, con la «direttiva accoglienza» dell’Ue è dibattuta anche dopo la modifica normativa di maggio.

Vedremo cosa accadrà con le prossime pronunce, soprattutto sui migranti soccorsi in mare e non arrivati autonomamente

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento