I continui scossoni della inchiesta della Dda sui veleni delle concerie, sparsi in almeno una decina di comuni. Le irrisolte crisi industriali, soprattutto (ma non solo) nelle aree costiere. E un governo del territorio che vuol farla finita con la meritoria legge Marson, e tornare ad un’urbanistica “a tutto cemento”. Sono i tre fattori che possono pesare nella tornata amministrativa in Toscana. Quest’anno ridotta per dimensioni, visto che c’è solo Grosseto come capoluogo, e altri 30 comuni più piccoli. Ma con alcuni casi – San Vincenzo, Orbetello e Sesto Fiorentino – che interrogano il pur radicato Pd toscano. Un partito dem forte del 35% preso alle regionali dell’anno scorso. Ma che stavolta non potrà contare sul presunto “voto utile” contro gli avversari di destra, e anche di sinistra.
Lì dove rischia di più, proprio a Grosseto e a Montevarchi, con amministrazioni Fdi-Lega-Fi che partono favorite con gli uscenti Antonfrancesco Vivarelli Colonna e Silvia Chiassai, il Pd ha stretto accordi con il M5s. Così come nella piccola Montignoso, dove addirittura contro la destra c’è una sorta di “sacra alleanza” con insieme dem, grillini, renziani e comunisti del Pci. Invece negli altri comuni al voto la scelta, imposta o subita che sia, è stata quella delle “maggioranze variabili”, ma senza i pentastellati. Comunque l’obiettivo dei dem è quello di conservare i 20 municipi che ha governato, e magari espugnarne altri approfittando delle divisioni di una destra che, a Massarosa come a Sansepolcro, si è divisa tra i fan di Matteo Salvini e quelli di Giorgia Meloni.
A far rumore negli ultimi giorni è stata la polemica su Orbetello, dove la scelta di non dare indicazioni di voto da parte del Pd locale, dopo l’esclusione per irregolarità formali della lista dem, ha fatto inorridire molti, a partire dalla segretaria regionale di Sinistra italiana, Alessia Petraglia. Così è partito un appello rivolto al segretario Letta, firmato fra gli altri da Nadia Fusini, Franco Marcoaldi, Tomaso Montanari e dall’ex sindaca Monica Paffetti. Allora la segretaria toscana Bonafè ha chiarito: “Siamo e sempre saremo alternativi alle destre, a Orbetello come in ogni altro territorio e a ogni altro livello”, e Gianni Cuperlo ha ribadito: “Dove non c’è il Pd, sostenere la sinistra”. Rappresentata da Paola Della Santina con la lista Alternativa Orbetello, sostenuta da Si e altre realtà di sinistra, che se la vedrà con Andrea Casamenti, sindaco uscente sostenuto dall’intero centrodestra.
Minori problemi a Sesto Fiorentino, dove il locale partito dem, in annosa – e curiosa – rottura con i vertici regionali e soprattutto con l’accoppiata Nardella-Giani, ha deciso di sostenere l’uscente e favoritissimo Lorenzo Falchi di Si, nel segno della opposizione al progetto dell’aeroporto intercontinentale di Peretola di Carrai (e Renzi), posizione che accomuna quasi tutta la città. Va da sé che Italia Viva non c’è stata e presenta l’ex forzista Gabriele Toccafondi. Anche il M5s corre in solitaria con Giovanni Policastro, così come la sinistra di alternativa di Sesto Popolare, scettica sulla durata della resistenza piddina al mega aeroporto, che ha (ben) scelto il laureando in fisica Daniele Lorini del Prc.
Da seguire il vero e proprio caso di San Vincenzo sulla Costa degli Etruschi, che ha 7mila anime d’inverno e 100mila nei mesi estivi, e dove una più che ventennale, costante cementificazione del territorio, fino all’arenile, ha portato nei mesi scorsi all’arresto del sindaco Massimo Bandini e di un comitato d’affari che, sull’urbanistica, faceva il bello e il cattivo tempo. Ora contro un centrodestra che schiera David Lera il Pd gioca la carta del cambiamento, candidando però Elisa Cecchini, avversaria interna di Bandini ma assessora con il sindaco dem Biagi dal 2004 al 2014. Fatto che ha convinto sinistra, ambientalisti e pentastellati a presentare Officina San Vincenzo, con candidato sindaco Paolo Riccucci.
Infine Capalbio, che dopo la morte del bravo sindaco Settimio Bianciardi è talmente desiderata dalla destra da aver convinto Salvini e Meloni a non litigare anche qui, presentando uniti Valerio Lanzillo. Contro cui si schiera l’erede di Bianciardi, Gianfranco Chelini, chiamato a tenere la trincea del centrosinistra.