Al pubblico televisivo del festival sono apparsi come dei marziani, anche se sono anni che macinano chilometri per esibirsi: prima in piccoli club poi via via ampliando il bacino dei fan, fino a suonare nei palazzetti dello sport e riempirli fino al «sold out». Pinguini Tattici Nucleari, sei ragazzi bergamaschi insieme dall’adolescenza che dalla giungla definita per comodità dell’indie, hanno sposato sonorità decisamente più pop fino ad arrivare a firmare un contratto con la Sony. Fuori dal’Hype – il loro disco uscito qualche mese fa – viene rieditato per l’occasione e ribattezzato Fuori dall’Hype Ringo Starr, con l’aggiunta del pezzo sanremese con cui si sono classificati terzi dietro Gabbani e il vincitore Diodato.

«NON È UN OMAGGIO – spiega Riccardo Zanotti, il frontman che ha interamente scritto e composto il brano – è un modo di vedere le cose nella vita che prende in esame il personaggio di Ringo e lo trasla sulla vita quotidiana di chiunque. Ringo Starr è, sì, uno dei Beatles, ma non è mai il primo che ci viene in mente quando pensiamo ai Fab Four. Pur standosene un po’ defilato, però, era una figura fondamentale. Capita a tutti di sentirsi come una stella minore, quelle che non vediamo dalla Terra perché altre, più vicine, brillano molto di più. In questo caso siamo noi a dire alle persone che ascoltano il pezzo “tutti ogni tanto siamo dei Ringo Starr… e va bene così!». Il successo dei Pinguini sta all’interno di un cambiamento radicale della scena musicale italiana negli ultimi due anni: «Secondo me – spiega Zanotti – il mercato musicale, ma anche le orecchie della gente, si sono un po’ saturate di pop poco..variegato. C’era bisogno di nuovi lingaggi che in qualche modo – citando Pasolini – mangiassero quelli vecchi e cominciassero a dettare nuove leggi». «Io volevo aggiungere un elemento – sottolinea Elio Biffi, tastierista della band – Siamo in una fase di ricambio generazionale fisiologico, quindi si è creato uno spazio che ha consentito a molti nuovi artisti di avere maggiore visibilità».

UN MIX di pop, rock, funky ma anche metal: definire la musica della band non è semplice: «Questo progetto – spiega Zanotti – nato quando eravamo tutti adolescenti, chiaramente è cambiato. All’inizio passavamo molto meno tempo sugli arrangiamenti, poi quando abbiamo deciso di abbandonare i rispettivi lavori e dedicarci solo alla musica, tutto ha preso una diversa prospettiva. La musica è un’arte a 360 gradi, ci sono tanti generi e bisogna apprezzare il bello di ogni cosa. Così noi abbiamo iniziato a sperimentare con il metal, con la bossa nova, il jazz. Per definire il nostro stile usiamo la metafora di una torta multistrato o una scatola di cioccolatini dai mille gusti».

Fuori dall’Hype contiene un pezzo intitolato come la loro città: Bergamo: «Può sembrare ironico, oserei dire comico paragonare una ragazza a un luogo. Bergamo viene spesso vista come una città chiusa: invece non lo è, è ricca di fermenti anche culturali. Così dire a una ragazza ’sei come Bergamo’ è come dire: il mondo fuori ti può vedere in un certo modo ma per me sei come la nostra città, le nostre radici e la nostra storia». Dopo il festival, i Pinguini vanno in tour: il 27 febbraio saranno a Pordenone, poi a Milano (29 febbraio, data già sold out), Padova (2 marzo), Firenze (3 marzo), Roma (6 marzo), Bologna (12 marzo), Montichiari (14 marzo) e Torino (16 marzo), e chiuderà con un raddoppio al Mediolanum Forum di Milano il 19 marzo.