Ci sono grandi ragioni per votarci. La nostra è una proposta di cambiamento vero, una voglia di cambiamento che è patrimonio di un mondo ampio che oggi fatica a trovarsi nel Pd

 

Pierfrancesco Majorino, candidato di Pd, Alleanza Verdi-Sinistra e M5S alle elezioni regionali della Lombardia, siamo quasi alle battute finali di questa campagna elettorale breve ma intensa. Su cosa punterà nelle prossime due settimane per provare a ribaltare i sondaggi che, chi più chi meno, danno Attilio Fontana davanti?
Intanto sulla necessità del cambiamento. Noi abbiamo bisogno dopo 28 anni di governo della destra di aprire una nuova stagione radicalmente diversa. Penso che questo tema sia condiviso da molti. Ovviamente non è facile, i sondaggi dicono che Fontana è avanti ma dicono anche che rispetto a due mesi fa la situazione è molto diversa. Io e Letizia Moratti due mesi fa eravamo appaiati, oggi lei è indietro. Sono anche convinto che molti di quelli che in questo periodo fanno fatica a votare il Pd sentono che si deve dare una svolta in Lombardia, e ci voteranno.

Fontana teme l’astensione, lo ha detto più volte. Del resto l’astensione ha penalizzato la destra alle ultime elezioni locali. Però c’è anche un’astensione di sinistra, ci sono tanti scontenti e delusi. Come pensa di riportarli alle urne?
Siamo in un periodo nel quale il tema dei delusi esiste eccome. Io penso ci siano due grandi ragioni per votarci. La prima è che con noi si apre una fase radicalmente diversa che mette al centro la tutela della salute pubblica, le nuove politiche ambientali e del lavoro, i diritti. La seconda è che non credo che i lombardi si meritino un altro periodo di Fontana e Gallera al governo con il sorrisino di Salvini. La nostra è una proposta di cambiamento vero e penso che questa voglia di cambiamento sia patrimonio di un mondo ampio che so che oggi fatica a trovarsi nel Pd.

Agli elettori del cosiddetto Terzo Polo, quelli che dovrebbero votare Moratti, farà un appello al voto disgiunto?
Sia per chi si ritrova nel Terzo Polo, sia per chi si ritrova in altre formazioni, le strade siano due: o il voto disgiunto oppure votare direttamente il candidato presidente. Io sono sicuro che molti elettori del Terzo Polo sceglieranno alla fine me proprio per una necessità di cambiamento e perché non vogliono essere governati nuovamente da Fontana e Gallera.

Come li convince quegli elettori? Ogni giorno sentono il loro leader nazionale Carlo Calenda attaccarla. Ieri ha detto che «Majorino cambierà sì la Lombardia, ma in peggio»…
L’aggressività di Calenda lascia il tempo che trova, non voglio inseguirla.

Queste regionali lombarde hanno valenza nazionale?
Ce l’hanno perché la Lombardia è una regione importantissima per l’Italia, quindi non possono non averla. Devo anche dire però che tengo molto al fatto che il laboratorio che abbiamo creato ha un significato proprio perché è un laboratorio lombardo, nato dal confronto con il territorio sulle questioni lombarde.

Ma il voto darà indicazioni alla politica nazionale?
Beh se vinciamo si dà un colpo notevole innanzitutto a Matteo Salvini.

Tutte le analisi dicono che la priorità dei lombardi è la sanità. Il modello del centrodestra che governa da quasi 30 anni lo conosciamo, spinge verso la sanità privata e ha introdotto le logiche della sanità privata in quella pubblica. Come cambierà la sanità se dovesse diventare presidente?
Questa la considero una priorità tant’è che terrò la delega alla riforma del sistema sanitario proprio perché credo che ci voglia un riequilibrio a sostegno della sanità pubblica e che ci vogliano regole d’ingaggio diverse verso la sanità privata. Nessuna demonizzazione però la priorità è la tutela dell’interesse pubblico. Bisogna dare un colpo alle liste d’attesa con un provvedimento d’emergenza e poi fare una grande riforma che coinvolga il mondo medico, degli infermieri, il terzo settore, gli enti locali, le università. Credo sia questa la sfida più ambiziosa. Ma avere una nuova sanità vuol dire anche che la Lombardia nel tempo in cui Fratelli d’Italia tra le Marche e Roma cerca di calpestare la legge 194 ritiene invece che la si debba applicare pienamente.

Dunque in caso di vittoria terrà lei la delega alla sanità?
Sì, la responsabilità della riforma della sanità lombarda sarà innanzitutto del presidente, non può che essere così. Il rapporto tra sanità pubblica e privata farà capo a me.

Altra priorità dei lombardi e fonte di arrabbiatura per i pendolari sono i trasporti. Cosa cambierebbe?
Va ribaltata la gestione di Trenord, la società regionale che gestisce il trasporto ferroviario. Poi vanno ascoltati e valorizzati i pendolari. Vogliamo anche rendere gratuito il trasporto regionale agli under 25. C’è poi il tema delle politiche ambientali connesse ai trasporti e penso a un super assessore che si occuperà dei fondi europei fondamentali per finanziare la mobilità sostenibile.

Le città lombarde avrebbero bisogno di una connessione che incentivi l’uso dei mezzi pubblici rispetto alle automobili, è stato un tema di scontro recente tra Milano e la giunta Fontana…
Non c’è dubbio, la Regione deve aiutare i comuni a fare bene il loro mestiere. Bisogna immaginare interventi utili e non inutili come ad esempio l’estensione dell’autostrada Pedemontana in Brianza che porterà solo cemento e auto private, ma invece far sì che ci sia l’estensione in Brianza delle metropolitane. Serve un cambiamento radicale di visione.

C’è qualcosa che, in positivo o in negativo, l’ha sorpresa girando in queste settimane per la Lombardia?
Sono colpito dalla ricchezza di voglia di fare, dalla capacità di rispondere alle difficoltà degli amministratori locali, dei comitati e delle associazioni. C’è una grande ricchezza che credo sia un tema non solo amministrativo ma politico, che la sinistra deve avere bene in testa. La Lombardia non sono solo quelli di destra, la Lombardia ha una straordinaria ricchezza politica che la sinistra troppo spesso ha guardato con distacco.