Si apre il tavolo tra il governo, i riders e le piattaforme digitali della consegna del cibo a domicilio e il ministro del lavoro Di Maio congela la strada del decreto per trasformare i ciclofattorini in lavoratori subordinati. Ieri, durante l’incontro in via Veneto con Foodora, Uber Eats, Just Eat, Deliveroo, Glovo, Domino’s Pizza, Mooveda e Social Food, Di Maio ha prospettato alle aziende due strade: il governo può approvare e imporre un decreto che, previa modifica dell’articolo 2094 del codice civile, estenda i criteri del lavoro subordinato al lavoro digitale, riconoscendo tutele assicurative e previdenziali, le ferie, il salario minimo orario, il diritto alla disconnessione e la rappresentanza sindacale. Oppure le aziende possono partecipare a un tavolo di trattativa con i riders per costruire insieme un nuovo modello di contratto e tutele.

LE AZIENDE HANNO SCELTO la seconda ipotesi. Conferme sono venute da Deliveroo, JustEat e Foodora che domenica scorsa aveva minacciato di lasciare in Italia se fosse passata la norma che obbliga le piattaforme ad assumere quelli che, impropriamente, definiscono “collaboratori” mentre nei fatti sono lavoratori (para)subordinati.

LA PRESA DI POSIZIONE di Gianluca Cocco, country manager della tedesca Foodora, è stata respinta tanto da Di Maio – che ha parlato di «ricatto» – quanto da Salvini. L’apertura del tavolo sembra avere depotenziato lo scontro o, forse, solo rinviato perché il nodo della subordinazione resterà. La partita dovrà giocarsi all’interno della subordinazione dove, sul filo del diritto, decidere quanto spazio dare alla flessibilità e quanto alla sicurezza. Non è un’avanzamento da poco, rispetto a tempi recenti. Di Maio non può tornare sui suoi passi, a questo punto. Ciò non toglie che, qualora non si arrivasse a un accordo su una serie di punti (dall’iscrizione a Inps e Inail a ferie, riposo, rimborso spese per la manutenzione dei mezzi e compenso minimo), il ministro ha promesso di riprendere la strada del decreto.

ORA, I TEMPI SI ALLUNGANO, le piattaforme opporranno resistenza, anche se il governo sostiene di voler procedere in fretta. Le ambizioni iniziali del provvedimento – discutere di tutto il lavoro digitale – sono ridimensionate al settore delle consegne a domicilio. Senza contare che la bozza del testo non è priva di insidie. Per il giuslavorista Valerio De Stefano una modifica del codice civile non avviene per decreto. «Non ci sono i requisiti d’urgenza – afferma – . E in più il parlamento può cambiare il testo dopo tre mesi. Occorre una legge, o una legge delega per fare un decreto legislativo. Indispensabile sentire le parti sociali».

DAL PUNTO DI VISTA DEI RIDERS, all’origine di questa situazione nuova, c’è molto realismo. Ma alcuni risultati sono stati raggiunti: «Le piattaforme che a Bologna hanno rifiutato di sottoscrivere la carta dei diritti hanno accettato – afferma Maurilio Pirone (Riders Union Bologna) – E i sindacati metropolitani dei riders sono ormai soggetti riconosciuti di una contrattazione nazionale».

DI MAIO IERI NON HA ESCLUSO LA possibilità di arrivare a un contratto nazionale della Gig Economy, l’economia dei lavoretti che passano dalle piattaforme digitali. Ambizione considerevole, anche questa inedita, ma tutta ancora da pensare. L’economia digitale coinvolge molte sfere contrattuali, del lavoro e del non lavoro. Si dà nella transizione e mobilitazione permanente, e non solo attraverso la definizione di uno status lavorativo e contrattuale. Coinvolge tanto i lavoratori, quanto gli utenti.

I SINDACATI CONFEDERALI saranno convocati al tavolo anche se «molti dei rider non si sentono rappresentati dalle sigle” ha detto Di Maio. Il ministro ha riconosciuto “il problema di un’effettiva rappresentanza: serve un giusto mix tra rappresentanza classica e nuove forme». Nella bozza diffusa questo mix è poco presente. Sarà oggetto di negoziazione, si presume. «Per i rider un contratto c’è – sostiene Giulia Guida (Filt Cgil) – è quello della logistica e basta applicarlo». Tutti i sindacati chiedono di essere coinvolti. Siamo al calcio di inizio di una partita complessa.