La parola d’ordine è ottimismo. Ottimismo che un accordo sul patto immigrazione e asilo si troverà presto ma anche sul fatto che si arriverà alla sua approvazione finale entro febbraio 2024, massimo aprile e comunque prima delle elezioni europee fissate per giugno.

A dirsi fiduciosi del risultato è la commissaria Ue agli Affari interni Ylva Johansson, ma anche la presidente del parlamento europeo Roberta Metsola, il ministro dell’Interno italiano Matteo Piantedosi e il collega Fernando Grande Marlaska, ministro dell’Interno della Spagna, paese a cui spetta la presidenza di turno.

A preoccupare a Bruxelles, sono semmai i silenzi con cui Ungheria e Polonia continuano a seguire i lavori senza cedere di un millimetro sul più volte proclamato rifiuto di una solidarietà obbligatoria, seppure «flessibile», nell’accogliere i richiedenti asilo, argomento spinoso di cui si discute ormai da mesi.

Il punto sullo stato di lavori per quanto riguarda il Patto è stato fatto ieri nel vertice dei ministri dell’Interno dei 27, assente il ministro Piantedosi impegnato in Italia. Summit preceduto lunedì sera da una riunione ristretta del gruppo di Berlino del quale fanno parte Italia, Francia, Germania, Repubblica ceca, Svezia Spagna e Belgio e nel quale si è lavorato fino all’ultimo alla ricerca di un accordo in grado di soddisfare tutti.

Per domani è previsto un altro incontro di negoziazione sul testo tra Consiglio e parlamento Ue in vista dell’appuntamento, in teoria definitivo, del 18 dicembre.

Ma le posizioni, per il momento restano distanti. I negoziatori del parlamento chiedono che le procedure accelerate di frontiera, con la possibilità di rimandare il migrante che si è visto respingere la richiesta di asilo nell’ultimo paese terzo sicuro, siano meno estese di quanto previsto dal patto. Un punto sul quale sarà difficile trovare un accordo. Stessa cosa per quanto riguarda la solidarietà, che sarà sì obbligatoria ma son la possibilità per i paesi che non vogliono accogliere i migranti di intervenire con un contributo finanziario.

Nessun problema, invece, dovrebbe esserci su un’altra richiesta avanzata dal parlamento europeo, quella che riguarda maggiori garanzie per madri e minori, per i quali potrebbe essere previsto un patrocinio legale gratuito.