Sono passati quasi quarant’anni dalla breve guerra che, tra l’aprile e il maggio del 1982, seguì all’invasione delle isole Malvine (il cui possesso viene rivendicato dall’Argentina sin dal 1810) voluta dal generale Galtieri per occultare le difficoltà della giunta militare. E proprio come l’ultimo tentativo di sopravvivenza da parte della dittatura, cui la disastrosa sconfitta assestò il colpo finale, viene ancora oggi letto questo surreale episodio bellico: una lettura alla quale, però, se ne sono aggiunte e sovrapposte altre più complesse e articolate, che hanno dato vita a una vasta produzione documentaria e memorialistica, e soprattutto a un fiume di romanzi e racconti, le cui opere fondanti restano Los Pichiciegos di Fogwill (Scene da una battaglia sotterranea, Sur 2011), scritto in presa diretta nel 1982, e Las Islas di Carlos Gamerro, del 1999.

TANTO FOGWILL che Gamerro, con toni diversi e rifacendosi a generi differenti (un sostanziale realismo il primo, una mescolanza di noir e fantascienza il secondo), fanno uso di uno humor crudelissimo, quasi a significare che la guerra delle Malvinas, benché tragica, è stata in fondo una farsa, e la loro satira spregiudicata dei luoghi comuni nazionali ha aperto la strada a opere sempre più audaci. Per esempio a quelle di scrittori giovani come Carlos Godoy con il suo La construcción, in cui le Malvine diventano semplici «macchie» dove ognuno vede ciò che vuole, o Patricio Pron con l’irridente Una puta mierda (poi riedito col titolo di Nosotros caminamos en sueños ), o Federico Lorenz, autore di Montoneros o la ballena blanca: nomi che spiccano per qualità e originalità in una produzione spesso diseguale.

Ai loro testi, che si sovrappongo in modo definitivo alla narrazione della guerra proposta dalla dittatura e intessuta di falsi trionfi e menzogne clamorose, va aggiunto di diritto un romanzo uscito in Argentina nel 2012 e ora tradotto in italiano da Massimo De Pascale: Trasfondo (Elliot, pp. 118 euro 16), terza prova letteraria di Patricia Ratto – attesa nei prossimi giorni al festival Encuentro di Perugia – autrice attenta ai richiami di una «biblioteca personale» in cui non mancano Kafka e Céline.

TRASFONDO, termine che significa semplicemente «fondo» e che l’editore ha felicemente scelto di non tradurre, nasce da un brandello di guerra raramente raccontato, la storia vera dell’Ara San Luis, piccolo e malconcio sottomarino che per trentanove giorni pattugliò l’oceano, cercando di sfuggire alla flotta inglese e tentando invano di contrastarla con siluri inefficienti. Una vicenda ricostruita dall’autrice attraverso interviste e lunghe ricerche, compiute per documentarsi su 874 ore sott’acqua e un inglorioso ritorno a terra, compiuto di notte e di nascosto, perché, come tutti i reduci delle Malvinas, i trentacinque marinai erano il simbolo di una sconfitta; eppure Trasfondo non è, come si potrebbe pensare, un semplice romanzo di guerra, ma un testo pieno di sfumature, dalle atmosfere quasi conradiane, sull’attesa, la natura del tempo, la disconnessione da ogni legame esterno (i marinai, condannati a una missione inverosimile su un naviglio fantasma, non sanno quasi nulla di ciò che accade «fuori», dubitano di quel poco che riescono a sapere, e non arriveranno mai a vedere le isole), sul sovvertimento dei sensi, là dove alla «cecità» del sottomarino si accompagna il costante ascolto del sonar, o di cigolii e raschi e tonfi minacciosi.

GLI ODORI dei corpi mal lavati, l’aria densa, l’umidità, le superfici viscide o appiccicose, il freddo, il rotolare di piccoli oggetti che accompagna scosse e oscillazioni, gli uomini rinchiusi in una placenta metallica, rinchiusa a sua volta in tonnellate d’acqua gelida, ci arrivano attraverso la voce narrante di Ortega, sottufficiale di sala macchine che, per ingannare quel tempo dilatato e sospeso, legge la storia di una misteriosa creatura costruttrice di cunicoli (anche il sommergibile non è, in fondo, un insieme di cunicoli?), in cui altri lettori riconosceranno un racconto di Kafka, il postumo La tana.

LEGGE, ORTEGA, e dorme. Dorme e racconta i suoi sogni, percorre avanti e indietro il sommergibile, nulla gli sfugge. Unico a bordo, Ortega sa tutto, finché un sorprendente risvolto finale allontana il suo racconto dall’apparente realismo e chi legge si accorge che, tra tutte le domande possibili, non si è posto l’unica insinuata così spesso, e sin dall’inizio: «è possibile essere morti e non rendersene conto»?

La scrittrice argentina Patrica Ratto

 

«Encuentro, la festa delle letterature in lingua spagnola»

Arrivato alla sua quinta edizione, «Encuentro – Festa delle letterature in lingua spagnola», che si svolge a Perugia da domani al 6 maggio, conferma i suoi meriti: far conoscere da vicino autori e testi provenienti dalla Spagna e dall’America latina, mettere a confronto scrittori italiani e ispanofoni, coinvolgere le scuole superiori cittadine in un lavoro di approfondimento che stavolta riguarda l’opera di Eduardo Galeano e Mercé Rodoreda, e infine esplorare fenomeni culturali e sociali (quest’anno si parla di calcio, a cominciare dal funesto mondiale del ’78 in Argentina, di violenza di genere, di frontiere e migrazioni e, infine, delle «piccole patrie», e in primo luogo di quella catalana, sulla quale riferirà il vice-direttore del quotidiano barcellonese La Vanguardia, Enric Juliana).

LA PRESENZA più nutrita è, stavolta, quella spagnola, con nomi ormai notissimi anche in Italia, a cominciare da Fernando Aramburu che, dopo un best seller internazionale come Patria, presenta ai lettori italiani un romanzo del 2012, Anni lenti (Guanda), in cui la presenza dell’Eta nella società basca viene vista attraverso gli occhi di un bambino. Spagnolo, benché messicano di adozione, è anche Paco Taibo II, protagonista il primo maggio di un’anteprima in piazza organizzata insieme ai sindacati per parlare del suo nuovissimo Redenzione (La Nuova Frontiera), sulla storia vera di un gruppo di anarchici campani emigrati in Messico. E spagnola è Marta Sanz, voce tra le più interessanti, rigorose e originali della letteratura contemporanea, della quale Feltrinelli ha appena pubblicato Showbiz, un romanzo al quale speriamo si aggiunga presto la traduzione del folgorante Clavicula, il suo testo più recente.

DALLA SPAGNA arrivano anche David Trueba, cineasta e romanziere di successo, con La canzone del ritorno (edito da Feltrinelli, è la storia lieve e agrodolce del viaggio di un figlio che riporta le spoglie paterne nel paese d’origine) e Manuel Rivas, eccellente scrittore gallego del quale i lettori italiani ricorderanno Il lapis del falegname, e che ha appena pubblicato, nel suo paese, un pamphlet intitolato Contra todo esto. Un manifiesto rebelde, assolutamente da leggere e soprattutto da tradurre.
Tre gli scrittori latinoamericani: il messicano Guillermo Arriaga, noto sia come scrittore che come sceneggiatore cinematografico (il suo Il selvaggio è appena uscito presso Bompiani), e gli argentini Patrica Ratto e Patricio Pron, autore dalla prosa esigente e sofisticata, che durante un lungo soggiorno nei dintorni di Perugia ha concepito Non spargere lacrime su chiunque viva in queste strade, un romanzo interamente «italiano», una sorta di complesso affresco cui fa da base l’intreccio tra letteratura e politica, dal rapporto tra futurismo e fascismo a un immaginario congresso di scrittori di destra tenutosi nella Repubblica di Salò, fino ad arrivare, attraverso le vicende di tre generazioni, all’omicidio Moro e alle manifestazioni contro il job act.

Al nutrito gruppo di autori italiani, che include Bruno Arpaia, Fabio Stassi (autore di una piéce teatrale ispirata a Osvaldo Soriano che verrà rappresenta durante il Festival), Christian Raimo, Diego da Silva, Pino Cacucci, Gianfranco De Cataldo, Romana Petri e Paolo di Paolo, si aggiunge infine un «assente» la cui presenza si fa sentire con più forza che mai: Alessandro Leogrande, con il suo La frontiera (Feltrinelli).
Chi vuole conoscere il programma completo del Festival, che dedica spazio anche alla musica, al cinema e al fumetto, può consultare il sito http://www.encuentroperugia.it

(Fra. Laz.)