Il Partito Democratico dell’Iowa ha dichiarato che i risultati dei caucus sarebbero stati resi noti ieri alle 5 di pomeriggio locali, troppi tardi per noi. A quell’ora tutti i candidati si saranno già trasferiti nel New Hampshire, dove si svolgeranno le primarie tra una settimana e dove si terrà il prossimo dibattito dei democratici.

Gli occhi sono già puntati sul prossimo appuntamento mentre polemiche e incredulità su quanto accaduto in Iowa non accennano a placarsi. L’importanza del voto dell’Iowa è nella sua potenza di calcio d’inizio della campagna, il termometro che indica chi sono i candidati forti. Tutto questo si è sgonfiato.

Quando si saprà chi ha vinto questo girone elettorale, non sarà più così importante: la notizia sarà sovrastata da quella ancora più clamorosa dell’enorme fallimento di una sofisticata macchina elettorale che non è stata in grado di contare i voti in uno Stato di tre milioni di abitanti, di cui per le primarie vota circa il 15%. Non dovrebbe essere difficile, considerando che il caucus non è un evento improvviso e inaspettato.

Il problema, mentre scriviamo, non è ancora stato dettagliato, ma si parla di un malfunzionamento della app utilizzata per comunicare i risultati e che, pare, non sarebbe stata testata prima della notte elettorale. «Abbiamo rilevato delle incongruenze – hanno spiegato dalla dirigenza del partito democratico – L’integrità dei risultati è di primaria importanza. Ci sono stati dei ritardi nei risultati per controlli sulla qualità».

Il senatore democratico Mark Warner vicepresidente del Comitato di intelligence del Senato, interrogato in proposito, ha affermato che non vi è alcuna indicazione che i fallimenti dell’Iowa siano stati «maliziosi» né che «attività informatiche dannose» abbiano causato questo enorme ritardo.

«Come ha già detto il Dipartimento per la sicurezza nazionale – ha ribadito Warner – non vi è alcuna indicazione che i fallimenti associati all’app dei caucus della scorsa notte siano stati risultato di attività informatiche dannose».

Il ritardo ha fatto dichiarare vittoria praticamente a tutti i candidati. Bernie Sanders ha affermato che, secondo i dati in suo possesso, a essere in testa sarebbero lui e Pete Buttigieg. Buttigieg, dal canto suo, ha dichiarato che il New Hampshire lo affronta da «vittorioso».

Elizabeth Warren ha ringraziato i volontari e gli attivisti della sua campagna: «So che avete vinto, anche se i risultati sono in ritardo. È un passo in avanti» verso la sconfitta di Donald Trump. Amy Klobuchar ha detto: «Sappiamo che ci sono ritardi nei risultati ma sappiamo una cosa, abbiamo superato le nostre aspettative».

Andrew Yang ha accolto i giornalisti mostrando il pollice alto. Joe Biden è stato forse il più innervosito dalla vicenda e ha strigliato l’organizzazione del partito.

Il vero vincitore di questo caucus è Donald Trump. Brad Parscale, il manager della campagna del tycoon, ha twittato: «Non riescono a gestire i caucus e vogliono governare. No grazie».

Per il presidente questo è il miglior risultato possibile, oltre ogni sua più rosea previsione e apre quella che è probabilmente la sua settimana migliore da quando è stato eletto, cominciata con il caucus fallito miseramente, seguita dal discorso vittorioso sullo stato dell’Uunione, il giorno prima dell’assoluzione per l’impeachment.

Ai democratici resta solo lo spazio per coprirsi il capo di cenere mentre cercano di rifarsi un’immagine, dopo aver appannato quella di tutti i candidati in corsa, autosabotandosi.

Ora non resta che aspettare la fine di questo brutto capitolo mentre si rincorrono le voci sulla possibilità di eliminare il complesso sistema dei caucus e di spostare l’inizio della campagna elettorale in uno Stato forse più rappresentativo della rurale e bianchissima Iowa. C’è chi propone di iniziare con una specie di super Monday, facendo votare i primi quattro Stati, Iowa, New Hampshire, South Carina e Nevada contemporaneamente.

Il Partito Democratico del Nevada nel frattempo ha dichiarato che quando sarà il suo turno, il 22 febbraio, non utilizzerà l’app al centro delle difficoltà tecniche che hanno causato i ritardi in Iowa.