Al cospetto delle tonanti tempeste romane, il placido silenzio torinese suona come il canto dell’usignolo. La perfezione ha il volto di Chiara Appendino, la donna che ha buttato giù, dopo venti anni, il famoso Sistema Torino.

QUESTO AL DI LÀ delle mura, perché al di qua molti cominciano a chiedersi chi sia questa signora. Colei che marciò insieme ai ragazzi del Csoa Gabrio per fermare una «speculazione edilizia» – parole del M5s degli anni che furono – o colei che ha dato il via libera a quella «speculazione edilizia» senza batter ciglio?

Colei che avallò una mozione della sua maggioranza che la impegnava a non utilizzare gli oneri di urbanizzazione per la spesa corrente, oppure colei che fa carta straccia di quell’impegno e gli oneri di urbanizzazione li utilizzerà per la spesa corrente nel 2017? Uno strumento ideato dal governo Berlusconi nel 2001, che i vituperati predecessori torinesi del M5s abbandonarono nel 2012. Colei che si infervorò per l’acqua pubblica, oppure colei che pescherà a piene mani tra gli utili di Smat, e la trasformerà in società di diritto pubblico solo dopo una congiunzione astrale?

La moglie di Gabriele Galateri Conte di Genola, Evelina, dice di lei: «È bravissima». I vari comitati che chiedono maggiore partecipazione, e in cambio ricevono lezioncine durante affollati incontri pubblici dai consiglieri comunali – la sindaca non partecipa a queste cose – hanno parole molto meno entusiaste. «La colpa è di Fassino», è l’urlo di guerra, e poi avanti a testa bassa «per mettere in sicurezza i conti della città».

IL TUTTO IN UN CLIMA da pax romana che non prevede il minimo dissenso. Pubblico. L’ex sindaco e Gian Guido Passoni, il precedente assessore al Bilancio, avrebbero lasciato un buco milionario nelle casse del Comune. Buco ad assetto variabile: a volte è di venti milioni, poi ottanta, poi non c’è più e lo dicono pure i revisori indipendenti, poi diventano trecento, ma solo in fase istruttoria e dalle parole di un giudice della Corte dei Conti. Lei, in una infervorata arringa autodifensiva denuncia: «Partiamo già con quarantaquattro milioni in meno, a cui si aggiunge, fra le altre cose, la necessità di coprire i mutui di Gtt e InfraTo per circa trenta milioni».

LA REALTÀ È SEMPLICE e tragica: Fassino e la sua giunta, per non far divorare dagli interessi sul debito e dalle regole di bilancio quel misero Stato sociale che ancora sopravvive a Torino, probabilmente si sono inventati qualche magheggio contabile, ancora non chiaro, che per altro negano. La sindaca invece magheggi non ne vuol fare, e quindi si trova di fronte all’amletico dilemma: chi paga il conto?

Rivolgersi, in onore al mitico concetto di «cambiamento», alle banche creditrici per intavolare una trattativa su mutui e derivati che ammontano a più di un miliardo di euro? Difficile, perché le fondazioni bancarie, ovvero gli azionisti delle banche, detengono la cassa dello Stato sociale della città: è la struttura del Sistema Torino. Per cui non rimane che recuperare denaro con multe, oneri di urbanizzazione, utili di Smat, tagli alle circoscrizioni e gli assessorati, esclusi welfare e scuola.

IL TUTTO DOVREBBE essere nell’ordine del 25%: una manovra che, se confermata, inciderebbe sulla carne viva della città. Questo in una Torino sempre più piccola: il numero delle imprese presenti sul territorio è regredito ai livelli del 2004, un indicatore che si somma al record nazionale, ormai storico, di cassa integrazione. L’unico settore che tira è quello del gioco d’azzardo con le sale Bingo che crescono del 31,2% e le slot del 15,2%.

DA QUESTO PERCORSO emergono alcuni cardini culturali del M5S in salsa sabauda: la post ideologia pentastellata – non siamo di destra né di sinistra – è neo liberismo mimetizzato, dato che il dogma è rappresentato dal pareggio di bilancio da raggiungere attraverso l’austerità. In tal senso l’elettorato di movimento, dagli animalisti agli sfrattati, passando per quelli che non vogliono la privatizzazione dei beni comuni, è tutto sacrificabile.

Rimane la prospettiva di lungo termine, il punto di fuga della propaganda via internet permanente, fatto di sempre nuove promesse per un futuro sempre più lontano e sempre più radioso.