Non è una novità vedere papa Francesco in versione antimilitarista. Ieri mattina la scena si è ripetuta.

Durante un’innocua udienza in Vaticano a nonni e nipoti convocati a Roma dalla Fondazione “Età Grande”, il pontefice, per ribadire la condanna della guerra, ha intonato, senza cantarli, alcuni versi di una notissima canzone antimilitarista della prima guerra mondiale, imparata dal nonno piemontese che era stato chiamato al fronte: «Il general Cadorna scrisse alla regina: / se vuol guardar Trieste, la guardi in cartolina!».

«È bello! Lo cantavano i soldati», ha commentato Bergoglio, che si è fermato qui nella citazione.

La canzone però continua, in una corrosiva satira contro il generale Luigi Cadorna, responsabile di aver mandato a morire centinaia di migliaia di giovani soldati in una guerra che ben pochi di loro capivano e soprattutto volevano. «Il general Cadorna si mangia le bistecche / ai poveri soldati ci dà castagne secche». E il finale: «Il general Cadorna ‘l mangia ‘l beve ‘l dorma / e il povero soldato va in guerra e non ritorna».

«Questa bella canzone, che ancora ricordo, me l’ha insegnata mio nonno, che aveva vissuto il 1914 al Piave (in realtà il 1915 visto che l’Italia entra in guerra un anno dopo, n.d.r.), la prima guerra mondiale, e che con i suoi racconti mi ha fatto capire che la guerra è una cosa orribile, da non fare mai», ha raccontato ancora papa Francesco. Ci sarebbe da aggiungere che se il nonno del pontefice fosse stato sorpreso da qualche ufficiale a canticchiare questo stornello popolare al fronte sarebbe finito davanti a un tribunale militare, accusato di disfattismo o anche peggio.

La tragedia della prima guerra mondiale – «inutile strage», secondo la definizione di Benedetto XV – evidentemente è un punto di riferimento importante per Bergoglio per condannare anche le guerre di oggi. Esattamente dieci anni fa, in visita al sacrario militare di Redipuglia – voluto da Mussolini come grande operazione propagandistica di regime e inaugurato il 18 settembre 1938, lo stesso giorno in cui a Trieste venivano proclamate dal duce le leggi razziali – il papa pronunciò queste parole: «L’ombra di Caino ci ricopre oggi qui, in questo cimitero. Si vede qui. Si vede nella storia che va dal 1914 fino ai nostri giorni. E si vede anche nei nostri giorni. La guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione».