L’information war della Russia contro l’intelligence colabrodo della Germania. Due giorni dopo la diffusione dei leaks russi sul comandante della Luftwaffe beccato a immaginare l’attacco al ponte di Kerch utilizzando i missili Taurus lo scontro fra Berlino e Mosca raggiunge l’apice fra le reciproche accuse di escalation.

«La Russia sta conducendo una vera e propria operazione di information war contro il nostro Paese con l’obiettivo di destabilizzarlo» denuncia il cancelliere Scholz alzando il triplo muro a difesa della democrazia, delle forze armate, ma anche per proteggere il suo governo dallo scandalo mediatico scoppiato per la facilità del nemico di bucare la cybersecurity tedesca.

Ben oltre la pubblica rivelazione del contenuto delle intercettazioni, realmente sorprendenti soltanto per i non addetti ai lavori, Vladimir Putin fa sapere a Olaf Scholz di essere all’ascolto di tutto ciò che passa ai piani alti della Bundesrepublik dietro le prudenti note del leader Spd sul rischio di allargare troppo il fronte oltre l’attuale linea del fuoco.

Colpa anche delle innegabili responsabilità tedesche, al limite dell’incredibile. Al centro dei leaks spicca l’avventatissima conversazione di Ingo Gerhatz, capo della Luftwaffe, registrato mentre discute con i suoi generali e alcuni colleghi della Nato sull’eventualità di inviare a Kiev i missili Taurus, esattamente l’arma che il cancelliere Scholz ha appena negato di voler fornire.

Come se non bastasse, il generale si è fatto pure sfuggire anche come Londra abbia i soldati «sul terreno» in Ucraina e già spedito al fronte gli Storm Shadows, i missili inglesi equivalenti dei Taurus tedeschi.

Nessun problema fra gli esperti colleghi della Nato sufficientemente edotti dei protocolli sotterranei, ma nella call del capo della Luftwaffe si era introdotto anche un ufficiale russo che ha prontamente girato il contenuto a Mosca. A lui i militari tedeschi hanno confessato come nell’eventualità di dover spedire i Taurus all’Ucraina la Germania farà come gli inglesi, ovvero inviare in parallelo il personale militare imprescindibile per far funzionare il sistema missilistico.

«Questa è la prova che la Germania pianifica da tempo l’attacco contro la Russia» è la tesi ribadita anche ieri da Putin che si ritrova a maneggiare un’arma formidabile alla vigilia delle elezioni europee. A far tremare i polsi della coalizione Semaforo è proprio il fattore tempo, vero sotto testo del messaggio russo: se lo zar utilizzerà sistematicamente la propria rete dei servizi di intelligence in Germania per pescare a piacimento i leaks più urticanti per il governo in carica, a breve ci sarà un grande problema di politica interna, prima ancora che estera.

Si aggiunge alla crescita delle tensioni con i più stretti alleati. Lo scambio gentile ma tutt’altro che pacato fra Scholz e Macron sulla possibilità di inviare truppe Nato in Ucraina paventata dal presidente francese fotografa il reale stato dei rapporti fra Francia e Germania; mentre con il Regno Unito si è appena aperto l’informale processo sulla responsabilità della fuga di notizie di piani in teoria super-protetti, con gli inglesi che puntano il dito contro i tedeschi ritenuti incapaci di tenere i segreti entro le mura amiche.

Una disabilità tecnica e politica inammissibile nel contesto Nato già troppo frastagliato, al punto che i Verdi chiedono di «indagare quanto prima se le intercettazioni ai vertici militari rientri fra gli episodi isolati dello spionaggio russo oppure se la difesa della Germania riporta falle gigantesche, inquietanti per noi quanto per gli alleati».